Frasi al miele, spesso banali e retoriche oggi Primo Maggio arrivano da tutte le parti, tutti a osannare i Lavoratori, salvo poi dal giorno dopo dimenticarsi della loro esistenza e/o condizione.
Ma sopratutto sono tutti politicamente corretti nel ricordare chi ha perso il lavoro dando loro una vicinanza morale e mai materiale.
Posto che la condizioni dei tempi che stiamo vivendo è durissima, sia per chi lavora, e ancor più per chi ha perso il lavoro, credo sia arrivato il momento anche di dire le cose senza veli e di andare più a fondo al problema del lavoro, della mancanza di lavoro, dell’energico razionamento, di tagli e riduzioni continue che avvengono in quel mondo con ripercussioni quasi unicamente sugli ULTIMI!
Licenziamenti individuali o collettivi, mobilità, casse integrazioni, contratti di solidarietà, delocalizzazioni, demansionamenti, e giù in caduta libera su questa strada pericolosissima.
Le Aziende grandi o piccole sono assolutamente allineate sui percorsi o strategie in questi anni di crisi (sapientemente guidate e assistite da una Confindustria poco sensibile alla componente umana delle vertenze talvolta strazianti che tratta..) ma se in taluni casi la reale mancanza di attività mette in ginocchio l’Impresa con le nefaste conseguenze che possiamo immaginare, in una considerevole parte di casi si tratta di una strategia che l’Azienda cavalca per ridurre costi, per liberarsi di dipendenti poco simpatici o allineati, e per sfruttare anche un po’ di danari della collettività.
È ora di dire basta, ma è ora anche soltanto di dirle certe cose, e di cominciare a contrastare e controllare coloro che, cavalcando l’onda della crisi, mettono mano al proprio “status” aziendale (le chiamano ristrutturazioni..) per intascare soldi dalle Istituzioni, per fare della formazione senza pagare, per licenziare senza un reale motivo, per demansionare chi dopo anni di impegno e duro lavoro aveva raggiunto una condizione personale gratificante.
È curioso che anche in aziende che per giustificare i licenziamenti si dichiarano in crisi, i manager continuino a percepire bonus, incentivi, auto di lusso e stipendi con tanti zeri.
Perché nessuno ne parla?
Perché si accetta che per salvare il posto di un manager siano magari licenziati anche svariati dipendenti?
Un manager costa oggi ad un’azienda almeno come cinque dipendenti, ma piuttosto che tagliare dall’alto saranno sacrificati proprio in cinque..
Chi deve parli e agisca, le chiacchiere, i concerti e le commemorazioni da 1 maggio di un tempo che non c’è più, non servono a nessuno.
E i Lavoratori ringraziano!
nanni