Storie di ordinaria quotidianità. Una serie di fotografie istantanee, minimali e fugaci di vita comune, immortalate dall'occhio cristallino di Raymond Carver
Attimi, immagini, frammenti di tempo, scolpiti nella mente a ferro e fuoco e che, nonostante i minuti, le ore, i giorni e gli anni passati non ci abbandonano. Scorci, particolari di vite comuni, le nostre, che non stenteremmo a definire noiose. Fotografie di una quotidianità, che spesso si colora delle tinte fosche del dolore e della malinconia. Storie di destini che si incrociano, per qualche inesplicabile rovescio della sorte. Racconti di attesa, di tiepida speranza, di perdita. Piccole catastrofi personali che s'insinuano subdole in una vita altrimenti serena e incorrotta. Di questo, e altro ancora, ci parla Raymond Carver in questo piccolo gioiello che è "Di che cosa parliamo quando parliamo d'amore". Pubblicato in Italia dalla Mimimum Fax nel 2001, viene ristampato una decina di anni dopo da Einaudi con il titolo "Principianti". L'edizione più recente, infatti, appare scevra da quei tagli e quella censura di cui precedentemente l'opera era stata vittima. Carver, grande maestro della letteratura americana contemporanea, in questa raccolta di racconti affronta con cristallina sagacia una quotidianità che, in situazioni normali, sembra apparirci addirittura di scarsa rilevanza. Non aspettatevi di certo una lettura lineare, nessun racconto ha un inizio, come nessun racconto ha una fine. Qui si parla di attimi, di vite altrui che potrebbero benissimo essere anche le nostre, senza nemmeno spingerci troppo in là con la fantasia. E di cosa sono costruite le vite se non di momenti? Momenti, all'apparenza insignificanti, che potrebbero invertire e corrompere il flusso di un'intera esistenza; ma pur sempre brevi e fugaci lassi di tempo. Qui non c'è bisogno di una trama ben definita: le parole scorrono sulla carta, senza bisogno di inutili orpelli, come scorre la quotidianità dei protagonisti. Leggiamo di amore, di morte, di rovina, di tedio disperato, tutti sempre pregni di quella buona dose di cinismo e disillusione che caratterizzano la scrittura di Carver. Desiderio, nausea, catastrofe: si riduce solamente a questo il vivere. Che della vita, infondo, non siamo forse tutti Principianti?
B.R.