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Principio di sussidiarietà e dignità della persona

Creato il 09 settembre 2014 da Libera E Forte @liberaeforte

sussidierità

Ad uno Stato accentratore, tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale, sostituire uno Stato veramente popolare che riconosca i limiti della sua attività, (…) che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private”. Sono le parole dell’Appello a tutti gli uomini liberi e forti pronunciate da Luigi Sturzo nel 1919. Anche appena tornato dall’esilio, nell’immediato dopoguerra il sacerdote siciliano indicava la via da seguire per la neonata repubblica italiana nel principio di sussidiarietà, “coerente con la consapevolezza che senza libertà, uguaglianza e giustizia nessuna democrazia potrà mai esistere”.

Parole che ci sembra opportuno ricordare nel momento attuale, in cui la necessità dell’interazione tra pubblico e privato rimane un tema urgente e fondamentale, per esempio riguardo alla rivalutazione del patrimonio culturale italiano (vedi gli articoli “Passera, aprire la gestione dei beni culturali al non profit” e “Cultura, più coraggio da parte del Governo”.

L’errore principale dello statalismo – scriveva Sturzo – è quello di affidare allo stato attività a scopo produttivo, connesse ad un vincolismo economico che soffoca la libertà dell’iniziativa privata”. Iniziativa privata che spesso viene obbligata “ad aspettare i benefici che piovono dall’alto quando gli Dei dell’Olimpo statale” riescono a trovare un compromesso e rivolgono la loro attenzione “nel piccolo basso mondo della realtà vivente!”

Lo Stato – che Sturzo giudica “inabile a gestire una semplice bottega di ciabattino” – deve intervenire ma solo secondariamente e in via sussidiaria, “in forma integrativa, in quei settori di interesse sociale e generale nei quali l’iniziativa privata sia deficiente, fino a che sia in grado di riprendere il proprio ruolo”.

Il principio di sussidiarietà, scrive Flavio Felice sul Lessico sturziano, “si propone di risolvere, attraverso il ruolo attivo dei soggetti che compongono la società civile, le difficoltà create nel settore privato da un comportamento prettamente egoistico e nel settore pubblico dalla centralizzazione illiberale del potere dello Stato”.

Nella visione “popolare” di Sturzo, continua Felice, la dignità della persona umana occupa una posizione centrale, e costituisce un ordine etico “che chiede ancor oggi, e a maggior ragione, di essere affrontato e compreso con la massima urgenza e profondità, se non si voglia correre il rischio di sacrificare il dinamismo economico al ristagno degli accordi collettivi ovvero all’anarchismo degli interessi individuali”. Per dirla con le parole di Sturzo, il primato della persona umana è “inesorabilmente inconciliabile con qualsiasi forma di centralismo burocratico e monopolistico o di dirigismo economico”.

Marco Cecchini


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