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Prisca Agustoni - Poesie scelte

Da Ellisse

Prisca Agustoni - Poesie scelte (2000-2012) - Ladolfi EditorePrisca Agustoni - Poesie scelte

Un'antologia della produzione in lingua italiana di Prisca Agustoni, poetessa svizzera del Canton Ticino (ma dalle molte altre competenze linguistiche, come si vede dalle note biografiche). Una produzione di cui è difficile dare un'idea compiuta con i pochi testi qui estratti ma essenzialmente centrata da una parte sulla condizione femminile, quella personale ma anche quella storica (come nella raccolta Sorelle di fieno del 2002 in cui la Agustoni narra vita e silenzi delle ragazze italiane che all'inizio dello scorso secolo partivano dal Ticino per andare a fare le tessitrici nei conventi di suore tedesche oltre il san Gottardo, dove vigeva un sostanziale divieto di parlare la lingua madre). Dall'altra l'elemento fondante, il leitmotiv, è la dimensione plurima del confine, del limite o dell'orizzonte: come frontiera, confinamento, barriera linguistica, sociale, morale, come porta, anche intima, interna, psichica, da attraversare, territorio di incontro e di reciprocità, come consegna all'Altro e spazio nel quale può avvenire una trasformazione, un'influenza, come - aggiungo - avviene tra osservato e osservatore nel principio di indeterminazione di Heisenberg. Una dimensione plurima ben presente in questa poesia, che Fabiano Alborghetti, nel suo bel saggetto finale, Il chiaro enigma, da cui sono tratte anche le notizie biografiche dell'autrice, non manca di indagare accuratamente, non dimenticando che il confine è da sempre un irrinunciabile topos della letteratura. Poesia lineare, asciutta, a tratti minimale, tutto sommato poco "lirica"e sentimentale, testi per lo più brevi di una leggerezza in cui le diradature, gli spazi vuoti (o anche qui - se preferite - i confini) sono anch'essi significanti, insieme inviti di riflessione per chi legge e indizi di "uno stato d'allerta nel quale sia la sensibilità che la riflessione partecipano per catturare i minimi particolari che poi saranno trasfigurati in immagini, silenzi, suoni" (Alborghetti).

Prisca Agustoni nasce nel 1975 nella Svizzera italiana. Dal 1994 al 2002 vive a Ginevra dove si laurea in Letterature ispaniche e filosofia ottenendo inoltre un Master in Gender Studies con una tesi riguardante la rappresentazione della donna mulatta o nera nella poesia prodotta durante il movimento avanguardista cubano (poesia negra o negrismo) e nei paesi ispanici marcati dalla presenza della popolazione afro-discendente. Dal 2003 vive tra Juiz de Fora, in Brasile, dove insegna letteratura italiana e comparata all'Università, e la Svizzera. Traduce in portoghese autori italofoni (Elisa Biagini, Fabio Pusterla, Milo De Angelis, Valerio Magrelli per citarne una manciata) e di lingua francese Julien Burri); autori ispanici (Jenaro Talens, Alejandra Pizarnik, Alfonsina Storni). Traduce in italiano autori di lingua portoghese (Paula Tavares, ma anche molti contemporanei brasiliani) e francesi (Claire Genoux). Scrive in italiano, francese, spagnolo e portoghese o si autotraduce.


da Sorelle di fieno (2002)
INTERMEZZO
dì marmo o dì carbone
Siamo giovani Penelopi.
I nostri mari
tutelano sgabelli.
Nell'andirivieni di aghi
i pedali Singer
sono novene che germinano,
lampade a petrolio
percorrendo
la via dei ciclamini.
Siamo giovani Penelopi
con vecchi retaggi.
ritratto
Le suore sono sentinelle.
Nei loro occhi
i crocifissi e le piaghe
di Cristo
(ma siamo noi
che sentiamo
le pieghe nella pelle).
L'asso nella manica
è lo stufato di fagioli,
il bianco di Genova
la domenica
   con il lambicco
del Deutschsprechen, bitte.
  filare la voce
A Elvezia piace cantare.
Ma qui non vale
l'argenteria lirica:
i papaveri sono alti
e le persiane
continuano
ermetiche.
miserere nobis
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
parce nobis, Domine.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
exaudi nos, Domine.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
miserere nobis
perché cambiamo
la croce con il cesto,
preferendo il fieno al fiele.
LA SECONDA SPONDA
a ritroso
La notte pulsa contro le tempie.
Imita il movimento della mano
quando schiaccia il sale grigio
con la pietra. Dal riso nascono
i cristalli che onorano la flora.
La neve. L'ultimo pino cembro.
altalena
Seguo l'istinto delle mandrie.
Non cammino più con i piedi.
Volteggio assieme agli alianti.
incubo
il San Gottardo un'insenatura
nei capelli, i crisantemi freschi e
la penuria dei miei cari ritorni
il San Gottardo non è lo stesso
da che ho lasciato i suoi formicai.
Testamento
Deposito fiori nella tramontana.
Così l'esilio prenderà fuoco
in noi, predatrici della semolina
e dei granai.
da La morsa (2007)
LE DUNE
lungo il lago
ci sono dune
che si spostano
con gli sguardi
di chi da tempo
vive altrove,
in un transitorio
              perimetro,
disinnescando
grammatiche,
corto circuiti
che scavano
ripostigli di cose
nell'esitazione
tra una lingua e l'altra
La finestra galleggia languida nella stanza.
Emerge infine la luce,
con lo scandalo famigliare
delle cose senza nome
che qui insorsero,
con le arance in panico.
   *
La stanza aveva solchi nelle pareti,
una fessura tra le travi di legno
così che la nebbia
dei lunghi mesi invernali
entrasse direttamente
all'imbocco del sonno
da Casa delle ossa (2010)
entrano estranei i pensieri
s'infilano nelle lenzuola
smarrisco il sonno il cuore
il senno mentre tu al mio fianco
credi sia il caldo davvero solo il caldo
che provoca sgomento non
fiatare la notte è lunga e rinfresca
anche il più torrido dolore
CASA DELLE OSSA
sfregare le parole
è accendere il diario
del corpo:
dita e unghie
sulla punta di ogni sillaba
sono lame sottili che si addentrano
nella lingua
per espellere
gli unguenti oleosi
del testo
da Sparsa memoria (2012)
La portarono in sordina
a partorire in città
il prete si prese cura
delle carte ufficiali
la figlia visitò le mura
il Munster e il ponte storico
mentre in paese nessuno
chiese di lei per mesi.
Dai suoi seni le colava
uno strano sangue bianco
mentre le labbra del figlio
rimasero chiuse per mesi,
teneri petali di rosa
nel ventre fossili e sterpi.
Ma le prime parole, tremule,
s'aprirono come s'aprono i cardi
o come i dentini di latte
che spuntano già cariati.

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