Ma che cosa si vuole rimproverare a Bersani? Il fatto che non sia un fuoriclasse della comunicazione? Ma questo lo si sapeva già e, comunque, non gli ha impedito di surclassare Renzi (lui si, campione mediatico!) alle primarie. Perchè non sarebbe dovuto succedere anche per le politiche?
La vittoria di Pirro del centrosinistra ha varie motivazioni, molte delle quali partono dallo stesso punto: la razionalità e la pulsionalità del voto. Ad esempio, parlando di social network, facebook crea un consenso pulsionale, twitter uno razionale. Grillo e Berlusconi hanno puntato su facebook, Bersani su twitter. In Italia facebook ha quasi il triplo degli utenti totali di twitter e quasi il quadruplo dei membri attivi, vale a dire coloro che non si limitano ad osservare o che non si curano del proprio account, ma immettono contenuti. Sicuramente un errore strategico, ma addebitabile ai suoi spin doctor, più che a Bersani.
Ancora su questa dicotomia del voto, gli incerti, coloro che decidono nelle ultime due settimane, in generale si dividono equamente tra razionali e pulsionali. Stavolta la stragrande maggioranza degli incerti ha deciso per un voto pulsionale; ciò probabilmente si è dovuto alla contingenza critica che stiamo affrontando. Bersani non è stato abbastanza convincente? D’accordo, ma cosa avrebbe dovuto fare? Inseguire tutti gli altri, Monti compreso, sul terreno delle promesse vane? Io preferisco questa vittoria di Pirro ottenuta con una campagna elettorale pragmatica e realista ad una vittoria più ampia da imbonitore di piazza.
Il voto pulsionale c’è dappertutto, ma nelle democrazie più avanzate il consenso si forma sulle competenze, sulla credibilità. Bersani che parlava di dialogo con le altre forze politiche, di avere il 51% e comportarsi come se si avesse il 49%, in vista di una legislatura che doveva far recuperare credibilità e riformare le istituzioni, in qualsiasi democrazia moderna sarebbe stato considerato di buonsenso; in Italia, si è parlato esclusivamente di inciucio. D’accordo, siamo rimasti bruciati da troppi scandali, ma evitiamo di crearci fantasmi.
In ultimo, vorrei ricordare il contesto di questa campagna elettorale. La salita in campo di Monti ha raccolto voti nel moderatismo centrista che poteva essere interessato alla proposta di Bersani, senza intaccare minimamente lo zoccolo duro leghista-berlusconiano. Ingroia ha creato grossi problemi a Vendola, senza ottenere, com’era ampiamente prevedibile, seggi. Lo stesso Grillo si è giustamente disinteressato a Berlusconi per ingaggiare un corpo a corpo con Bersani: emblematica la decisione di chiudere la campagna elettorale a Piazza San Giovanni. E se non bastasse questo, aggiungiamo lo strascico delle primarie, con molti delusi renziani che, nonostante la lealtà del loro leader, o hanno fatto il salto della quaglia, o hanno più subdolamente remato contro, in ogni caso mancando all’impegno preso con la carta d’intenti.