Una decina di giorni fa, nel quaderno che la scuola usa per mantenere la comunicazione fra noi e la maestra, ho trovato l’ennesimo commento negativo riguardo al comportamento di Carlo Alberto a scuola. Ennesima perché, purtroppo, mi è capitato diverse volte, fin dai tempi della scuola dell’infanzia. I problemi sono principalmente tre:
- Carlo Alberto non ascolta la maestra, si distrae, non sta attento e non riesce a stare fermo. E’ spesso sovraeccitato.
- Quando gli viene detto di smettere con un certo comportamento sbagliato o di non fare una cosa non si ferma e va diritto per la sua strada facendo orecchie da mercante
- infastidisce gli altri bambini litigando per il possesso dei giochi o toccandoli in continuazione in maniera opprimente. Nel diverbio tende a reagire in maniera aggressiva. Per lo più spingendo. Raramente ci sono stati episodi di morsi o botte.
A parte il primo, che sono convinta abbia a che fare con il suo essere molto vicino all’iperattivismo, gli altri problemi rientrano sicuramente nell’area del comportamento e di quello che si può fare e quello che non si può fare. Io sono da sempre interessata alla psicologia infantile, ho frequentato le Magistrali ed ho letto tanto sull’argomento ancora prima di diventare mamma. Faccio un mea culpa ed ammetto di essere stata una di quelle che, vedendo un bambino molto capriccioso, fastidioso e combina guai, ha sempre pensato: “a me questo non succederà perché sono una persona preparata” o “mio figlio non sarà così”.
Ironia della sorte Carlo Alberto, il mio primogenito che ora ha 6 anni, è proprio così! Non lavorando, a causa dei nostri continui spostamenti in giro per il mondo, ho potuto occuparmi di lui a tempo pieno. Gli ho dedicato tanto tempo, per non dire tutto, ed è sempre stato un tempo di qualità. Ho continuato ad informarmi, a leggere, a cercare il confronto. Gli ho dato tanto amore, coccole, tenerezza e sicurezza. Sicuramente avrò fatto degli errori, chi non ne fa nel difficile mestiere di genitori, ma mi ritengo una buona madre. Non è stato facile accettare di aver in un certo modo fallito perché Carlo Alberto appartiene proprio a quel genere di bambino che tende ad essere capriccioso, fastidioso ed a combinare guai in continuazione. Puntualizzo che il termine fallito non si riferisce a mio figlio che, pur con le sue problematiche, è un bambino molto sveglio, intelligente, che sa sorprendermi nei momenti più difficili e che, quando vuole, sa essere travolgente nel suo entusiasmo e contagioso nei suoi sorrisi luminosi. E, ad oggi, non ritengo che nemmeno il mio sistema educativo sia fallito. Ripeto, errori ne avrò fatti, sicuramente non sarò stata una mamma perfetta, ma il mio modo di educare ha cercato di bilanciare informazioni, consapevolezza, amore, rispetto e buon senso. Non è stato facile assolvermi, ma ho capito che il risultato non è sempre colpa del genitore. Il pedagogista Alexander Sutherland Neill sosteneva che:
“non esistono bambini difficili, ma solo cattivi genitori e cattivi maestri”
Mi capita spesso di leggere questa citazione in articoli sull’argomento e, sinceramente, mi crea fastidio. Sicuramente a volte sarà cosi, ma perché negare che alcuni bambini siano più difficili di altri? Anche quando Carlo Alberto aveva pochi mesi, non si poteva stare fermi. Ricordo passeggiate infinite sul lungolago della città cinese dove vivevamo, guai a fermarsi un momento, erano subito pianti. Ricordo risvegli dalla nanna pomeridiani con pianti isterici che duravano anche 20 minuti, senza un perché, tutti i giorni. Poi all’improvviso cessavano ed era come se non fosse successo nulla. Ricordo quando impiegavo due ore al pomeriggio e due ore alla sera per farlo addormentare. Non ricordo invece di essermi mai potuta sedere su una panchina in un parco mentre lui giocava e rilassarmi un minuto. Dovevo sempre stare all’erta perché o scappava via, o faceva acrobazie pericolose o buttava la sabbia negli occhi agli altri bambini. Ogni spostamento, cambio di ambiente, era difficoltoso. Direi devastante se si trattava di addormentarsi in casa d’altri. Certo, con un bambino così non è stato l’ideale dover cambiare casa e città 5 volte in 6 anni, ma proprio per questo ho sempre cercato di dargli una routine quotidiana fissa, di metterlo sempre a letto presto, di essere sempre presente perché si potesse aggrappare a me in tutta sicurezza. Perché negare che ci sono bambini molto più duttili ed adatti al cambiamento, bambini che dove li metti stanno, bambini che non fanno di ogni singolo fatto quotidiano una guerra ed un atto di protesta? Bambini che, se sono stanchi si riposano e non decidono di iniziare a saltare, correre, gridare e sudare. Bambini con cui una serata al ristorante può essere anche piacevole. Bambini che hanno un comportamento chiaro e capisci quasi sempre cosa li ha infastiditi o di cosa hanno bisogno. Bambini che, tutto sommato, accettano un fratellino, senza che la vita familiare diventi un dramma. Ecco Carlo Alberto non è così, ma sta anzi all’estremo opposto. E credo che tanto faccia proprio parte di quel temperamento definito così dalla psicanalisi moderna:
Il temperamento è l’insieme delle tendenze innate, genetiche, che portano ogni individuo a rispondere agli stimoli ambientali con modo e intensità diverse. Queste tendenze sono istintive, impulsive, automatiche e stabili nel corso della vita.
In particolare, secondo Kernberg, sarebbe diversa per ognuno di noi, la soglia di attivazione delle emozioni, che portano ai sentimenti di piacere o dolore, e delle risposte più o meno aggressive che ne conseguono.
Dunque su quello che è il temperamento di un bambino non possiamo intervenire. Dobbiamo semplicemente accettarlo.
Possiamo invece intervenire sul suo carattere, definito come il modo con cui ognuno di noi decide di pensare, agire davanti ad uno stimolo ambientale volutamente, di sua iniziativa.
“Dove il temperamento si riferisce al modo in cui si nasce (la nostra predisposizione emozionale) il carattere è ciò che noi facciamo di noi stessi intenzionalmente” ( Kloninger )
Per noi genitori è importante capire bene la differenza fra temperamento e carattere al fine di non intestardirci a cambiare aspetti che non potremo cambiare mai perché hanno un origine genetica e concentrarci invece su quello che possiamo cambiare.
Sempre Kloninger divide le tendenze innate del temperamento in tre aree principali:
- evitare il danno: è la tendenza ad essere preoccupati per le conseguenze di un’azione, dal ricevere una punizione e quindi è la tendenza a non agire. Le persone sono caute, apprensive, non amano intraprendere il nuovo
- essere dipendenti dalle ricompense: è la tendenza a preoccuparsi del giudizio degli altri e quindi a comportarsi bene per avere un’approvazione sociale. Questi individui sono emotivi e sensibili alle pressioni sociali, sono simpatici, sensibili e propensi ad aiutare gli altri.
- cercare il nuovo: è la tendenza ad annoiarsi presto delle cose ed aver sempre bisogno di nuovi stimoli, entusiasmarsi per il nuovo e provare noia per il vecchio. Il cercare sempre nuovi stimoli porta ad uno stato di grande eccitamento. I soggetti sono impulsivi, hanno bisogno di emozioni forti, si annoiano e distraggono facilmente.
- essere persistenti: è la tendenza ad essere tenaci, costanti, a lottare per quello che si vuole ottenere e a resistere alla frustrazione.
In seguito aggiunge altre tre caratteristiche:
- la forza di volontà e la capacità di controllare il proprio comportamento
- la cooperatività, l’empatia e la disponibilità ad aiutare gli altri
- la auto-trascendenza con cui l’individuo si sente parte di un insieme in senso spirituale
A seconda della presenza più o meno alta di ciascuna di queste tendenze ed delle tre caratteristiche, determinabili con un test, Kloninger arriva ad individuare 8 tipi di personalità diverse.
Secondo Akiscal invece possono essere determinati 5 tipi di temperamento:
- Depressivo: il soggetto è triste, incapace di divertirsi, lamentoso e pessimista. Tende ad essere un ottimo impiegato, fidato, attento e scrupoloso.
- Ipertimico: i soggetti sono allegri, esuberanti, scherzosi. senza preoccupazioni, energici, mai stanchi, con molta autostima, pieni di attività e progetti. Spesso sono dei leader e assumono posizioni di comando.
- Ciclotimico: Alterna momenti depressivi a momenti ipertimici, dalla tristezza all’euforia. Momenti che possono essere poche ore come intere stagioni. Spesso hanno instabilità lavorativa e sentimentale. Prevale nel sesso femminile.
- Irritabile: l’umore è spesso irritabile ed il soggetto presenta collera ed aggressività. Rispetto agli altri temperamenti questo è meno studiato dalla psicologia e ritenuto meno valido.
- Timido-Inibito (Ansioso): manifestazioni di ansia soprattutto davanti a separazioni e cambiamenti. Sono soggetti molto timidi
Chess e Thomas invece delineavano 9 caratteristiche principali del temperamento quali Attività, Ritmicità, Approccio e Ritiro, Adattabilità, Sensibilità agli stimoli fisici, Intensità, Stato d’animo, Distraibilità e Persistenza. In base a queste caratteristiche dividevano i bambini in:
- Bambini facili: sanno adattarsi a nuove situazioni ed esperienze, sono positivi, mantengono la routine e dormono e mangiano senza problemi. ( circa 40% )
- Bambini difficili: piangono molto spesso, sono molto agitati, emotivi e irritabili. Hanno reazioni emotive intense ( circa 10% )
- Bambini lenti a partire: si adattano molto lentamente alle novità ed alle persone nuove, usano poca energia e si muovono poco. ( 15% )
- Bambini non categorizzati: presentano tratti di tutti i tipi precedenti combinati in modo diverso da individuo ad individuo ( 35% )
Con un approccio ovviamente molto meno scientifico e più pratico la stessa Tracy Hogg nel libro “Il linguaggio segreto dei bambini” divide i neonati in 5 categorie diverse ( Angelici, Da Manuale, Sensibili, Vivaci e Scontrosi ). Libro che fra l’altro a me è stato molto utile soprattutto nei primi mesi di vita di Carlo Alberto.
Questi che vi ho illustrato sono solo gli studi ritenuti universalmente più validi, ma il dibattito è ancora aperto. Anzi, negli ultimi anni si è tornato a parlare molto di temperamento, sia come base di studio per le patologie comportamentali sia perché sembra che ci sia una chiara corrispondenza fra temperamento ed apprendimento scolastico.
Sinceramente avevo scritto questo articolo per parlare del comportamento di Carlo Alberto e per parlare di disciplina, regole, premi e conseguenze, ma mi sono un po’ troppo dilungata parlando di teoria per cui direi che del resto vi parlerò la prossima volta!