Oltre 272 milioni e mezzo di euro è la somma che l’INAIL chiede come parte civile nel processo contro la multinazionale elvetica dell’amianto Eternit, il più grande dibattimento per asbesto mai celebrato in Europa che vede imputati Stephan Schmidheiny, miliardario svizzero di 64 anni, e Louis de Cartier, barone belga di 89 anni, entrambi accusati di disastro ambientale doloso (per l’inquinamento e la dispersione delle fibre-killer) e di omissione volontaria di cautele nei luoghi di lavoro a danno dei dipendenti degli stabilimenti del gruppo di Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli).
Ieri, presso il tribunale di Torino, sono cominciate le udienze di conclusione delle parti civili. L’INAIL per nome dell’avvocato Sergio Nutini, procuratore speciale dell’Istituto ha avanzato, così, la richiesta di condanna in solido di Schmidheiny e de Cartier e dei responsabili civili Anova Holding Ag, Amindus Holding Ag, Becon Ag, Etex Group le società costituite da Eternit nel corso degli anni per amministrare il gruppo – pari al pagamento della somma complessiva di 272.518.026 euro (oltre agli interessi) con sentenza provvisoriamente esecutiva e ha chiesto, inoltre, una provvisionale immediatamente esecutiva di 185.579.193 euro.
L’importo stimato dall’INAIL si riferisce all’indennizzo di 1.651 lavoratori ammalati per attività svolte presso gli stabilimenti Eternit e si riferisce ai ratei di rendita pagati nel complesso dall’Istituto, pari per l’appunto al valore della provvisionale di 185 milioni di euro. I restanti 86.938.833 euro si riferiscono, invece, alla capitalizzazione delle rendite. I lavoratori Eternit interessati sono stati dipendenti di tutti i quattro stabilimenti italiani della multinazionale: in caso di decesso, il risarcimento spetterà ai legittimi eredi.
La “tabella” di marcia del processo prevede la presentazione delle conclusioni di tutte le parti civili (oltre 6mila e, visto il grande numero, il presidente del tribunale Giuseppe Casalbore ha previsto che ognuno di esse potrà intervenire per non più di un quarto d’ora). Poi, da una nota di Giovanni d’Agata si desume che presumibilmente dopo il 15 settembre, seguiranno le difese imputati e, infine, la sentenza da parte dei giudici.
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