Udienza del 25 maggio 2011 del processo per l’uccisione del sociologo e giornalista Mauro Rostagno avvenuta nel piccolo borgo di Lenzi, fra Custonaci e Valderice la sera del 26 settembre 1988, in corso di svolgimento davanti alla Corte d’Assise di Trapani.
Alla sbarra il boss mafioso Vincenzo Virga e Vito Mazzara, per l’accusa, rispettivamente, mandante e killer dell’omicidio che sarebbe stato deciso per punire Rostagno per la sua attività giornalistica condotta attraverso l’emittente Rtc ‘Radio Tele Cine’.
Durante l’udienza vengono esaminate i testi: Emilia Francesca Fonte, Salvatore Vassallo, Giovanni Ravazza, Enzo Mazzonello,
In apertura di udienza viene completata l’audizione della teste Emilia Francesca Fonte, che il 26 settembre del 1988 fu testimone del passaggio delle auto per la strada che porta a Lenzi.
All’epoca dell’omicidio Emilia Fonte aveva 17 anni.
Avvalora la pista mafiosa la testimonianza di Salvatore Vassallo, giornalista, che nel 1988 collaborò ad RTC per alcuni mesi a partire dall’aprile del 1988, con il sociologo torinese.
Il Vasallo aveva conosciuto Mauro Rostagno ma anche Francesco Cardella in precedenza al Nord e aveva reincontrato Mauro Rostagno a Trapani in occasione di un servizio sugli arancioni, il Vassallo era inoltre addetto stampa del professor Zichichi e giornalista di Reporter.
Il Vassallo ha riferito che quello era un periodo “caldo”, in quanto si parlava degli affari legati alla scoperta della loggia Massonica (Iside II – Scontrino), c’era il processo intorno all’uccisione dell’ex sindaco di Castelvetrano Lipari nei confronti di Agate e si cercava di scoprire le connessioni tra la mafia, la massoneria e la politica.
I servizi giornalistici di Mauro Rostagno erano particolarmente critici, con giudizi e titoli quali, “Palazzo D’Alì e i 40 ladroni” con riferimento al Consiglio Comunale di Trapani.
Vassallo in aula ha in particolare riferito che in quel periodo ricevettero in redazione diverse telefonate anonime di cui una la prese lo stesso Vassallo e una lo stesso Rostagno, il quale ne riferì a detta del Vassallo in Tribunale e forse anche a personale della polizia, pur facendosi una delle sue solite risate.
E ancora Vassallo ha riferito che un giorno, mentre si trovava in un istituto bancario di Xitta, per un versamento, un dipendente, il cassiere Ignazio Piacenza, “mi disse che Mauro era segnato e che sarebbe stato spento entro un mese” in riferimento ad un servizio televisivo che aveva trattato lo scandalo del Comune di Trapani.
In gergo il termine “astutari” equivalente al termine “spegnere” equivale a “porre termine ad una vita”.
Il Rostagno informato dal Vassallo di quanto riferitogli dal Piacenza genero di tale Maiorana di Buseto Palizzolo, si preoccupò e l’indomani assieme informarono della cosa, amici investigatori della polizia.
La linea editoriale a detta del Vassallo era scelta da Mauro Rostagno e il Puccio Burgarella un “romantico” figlio di Andrea Burgarella (arrestato con Peppe Cizio in relazione alla corruzione del giudice Costa e poi prosciolto), proprietario ed editore dell’emittente non interferiva.
Quanto ad una presunta “situazione di Marsala” di cui a precedenti dichiarazioni il Vassallo esclude si riferisse ad una situazione politica, ma ad una questione legata ad una ricaduta di alcuni ospiti della comunità nel consumo di droga.
Al Vassallo non risultano personalmente particolari scontri tra Mauro Rostagno e Francesco Cardella.
Ad avvalorare la pista mafiosa anche la testimonianza resa dal giornalista Giovanni (Ninni) Ravazza ex collega di Mauro Rostagno ad Rtc, il quale ha riferito che “Qualche mese prima dell’omicidio io e Mauro fummo convocati dall’editore di Rtc Puccio Bulgarella. Ci disse: ‘Ragazzi state attenti perchè c’è qualcuno che si sta incazzando’. Mauro non ne fu molto turbato. Io chiesi invece se stavamo correndo dei pericoli ma Puccio Bulgarella ci rispose che per il momento potevamo stare tranquilli. Non ho mai raccontato prima questo episodio perché nessuno me l’aveva mai chiesto”. Il tutto accadeva circa quattro-tre mesi prima dell’omicidio e dopo l’omicidio, non ritornò più sull’argomento ne ne parlò agli inquirenti.
A proposito di minacce Ravazza ha ricordato che in occasione del processo a Mariano Agate questi rivolgendosi a Mauro Rostagno, da dietro le sbarre lo avrebbe invitato a non dire “minchiate” e che la cosa sarebbe apparsa come una evidente minaccia da cui tuttavia il Rostagno non sarebbe affatto rimasto intimorito tanto da parlarne in televisione e questo accadde prima del discorso di Puccio Burgarella di cui si èdetto sopra.
Parlando della sera in redazione, il giorno dell’omicidio, Ravazza ha ricordato che Rostagno stava lavorando allo scandalo dell’Ente Teatro di Marsala in cui si sarebbe avuto distrazione di fondi, tentativi di corruzione ed altro.
Anche per Ravazza la linea editoriale la faceva Mauro Rostagno ed il taglio era molto più aggressivo della precedente linea editoriale e la proprietà non influenzava le scelte della redazione.
Rtc con la direzione di Rostagno a detta di Ravazza ebbe un aumento di audience divenendo la più seguita tra le emittenti locali trapanesi.
Ninni Ravazza ha parlato anche di Francesco Cardella il quale sarebbe stato colui il quale avrebbe proposto a Puccio Burgarella la presenza di Rostagno a Rtc e
che lo stesso Cardella aveva una qualche influenza su Mauro Rostagno ricordando in particolare un episodio in cui Rostagno mutò in parte l’opinione su Francesco Canino a seguito di un colloquio con il Cardella.
Ravazza ha riferito poi di un incontro piuttosto vivace con tale maggiore Montanti dei Carabinieri il quale avrebbe usato espressioni del tipo “non ti permettere”, “non vi dovete permettere”, “le indagini le facciamo noi” a seguito di alcuni servizi giornalistici dello stesso Ravazza in cui si mettevano in dubbio la fondatezza della cosidetta “pista interna”.
Anche a Ravazza, come già a Vassallo non risultano relazioni di Mauro Rostagno con il Di Cori.
Ravazza riferisce anche di poliziotti e carabinieri che litigavano sul luogo dell’omicidio, probabilmente per il reperimento di reperti o per la primogenitura delle indagini.
Viene sentito infine il teste Enzo Mazzonello, nel 1988 collaboratore di Rtc e di Mauro Rostagno in qualità di cronista d’aula volontario il quale anche lui ha contribuito con la sua testimonianza ad avvalorare la pista mafiosa.
In quel periodo seguì tra gli altri il processo in Corte d’Assise per l’omicidio del sindaco di Castelvetrano Lipari in cui erano imputati Mariano Agate e altri, tra i quali Nitto Santapaola.
Il Mazzoleni riferisce a proposito della popolarità degli editoriali televisivi di Mauro Rostagno il quale parlava senza peli sulla lingua di politica, mafia e malaffare e che la città alle quattordici si svuotava per seguire Rostagno in televisione.
Mazzoleni riferisce anche che un giorno passando davanti a Mariano Agate da dietro le sbarre vide ed udì l’Agate pronunciare la frase a lui diretta: “Ah – con le dita tra i denti – giornalista, voi che lingua lunga che hai tu e quello vestito di bianco” con evidente riferimento a Mauro Rostagno. Frasi simili furono ripetute dal fratello di Mariano Agate (forse Giovanni Battista) che seguiva il processo.
Prossima udienza prevista il 01 giugno 2011 alle ore 9,30, prevista l’audizione dei testi .
La precedente udienza del 18/05/2011 la trovate qui
grazie a Radio Radicale
Processo per l’omicidio di Mauro Rostagno (11) , posted with vodpod