Procreazione…inconcepibile!

Creato il 02 maggio 2012 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Puntata che tocca un tema di particolare contesto sociale, quello  affrontato da  Corrado Augias, nel suo appuntamento quotidiano, Diario-le storie italiane, assieme all’autore del libro “Storia della contraccezione”, Carlo Flamigni.

Una puntata in cui si parla …degli strumenti che le donne hanno per non farsi fregare…come sagacemente, riassume la bravissima Anna Marchesini, nei panni di uno dei suoi personaggi, Merope Generosa, la sessuologa che cerca di dare delle lezioni professionali e accademiche sul sesso.

Nella storia dell’uomo le conoscenze sui meccanismi del concepimento sono andate di pari passo con l’evoluzione dei metodi per impedirlo. Quello del controllo delle nascite, spesso determinato dalla miseria, ma anche da convinzioni religiose e culturali, è tuttavia un ambito ancora delicato e sofferto, dal punto di vista informativo. Non di rado i metodi per impedire la procreazione sono diventati il pretesto per uno scontro fra opposte posizioni etiche e giuridiche che divide tuttora la nostra società. Carlo Flamigni, uno dei più autorevoli esperti italiani dell’argomento, ne sottolinea con rigore i principali aspetti, non rinunciando però a denunciare la colpevole arroganza di religione e scienza che, in nome della morale e del progresso, hanno sacrificato la dignità di generazioni di madri.

Un libro che inizia dall’antichità, dove Minosse, nel momento più bello… al posto del suo seme, eiaculava scorpioni,  per colpa di una maledizione, che lo obbligava alla fedeltà, per questo per tradire Pasifae con allegria, inventa il primo preservativo, con la vescica di una pecora e ne fa uso per proteggere se stesso e la propria amante da un amplesso mortale. Ma, dopo un esordio leggero e simpatico l’attenzione viene spostata sul fatto che le donne hanno patito su scala stratosferica e per tempi così lunghi, la violenza della mancanza del diritto dei diritti. Considerare le donne come portatrici di bambini, come marsupi viventi che devono subordinare i loro interessi al bene dei propri figli, è incivile.

Riuscire ad ammettere che i nostri valori sociali sono ancora lontani dalla parità dei diritti è un modo per iniziare un cammino verso il diritto della donna a disporre incondizionatamente del proprio corpo. Se pensiamo che nel 1920 in Romagna le donne preferivano l’infanticidio per soffocamento perchè la miseria non permetteva loro di allevare il numero enorme di figli che erano costrette a “sfornare” ci rendiamo conto di quanto sollievo abbia portato con sè, l’entrata in vigore della pillola contraccettiva. Ripercorriamo brevemente alcune imporatnti tappe dell’emancipazione femminile: la legge contro l’adulterio, risalente al tempo del fascismo, che puniva con il carcere sino a due anni le donne condannate (e i loro amanti), è stata infine abrogata nel 1968. Solo nel 1970 fu concesso il divorzio in Italia, anche se con gravi limitazioni. La pillola anticoncezionale ormonale è stata introdotta in Europa nel 1961, un anno dopo il suo arrivo sul mercato degli Stati Uniti, ma le donne d’Italia hanno dovuto attendere il 1968 prima che fosse disponibile.

Quella che apparentemente sembra una battaglia vinta nel tempo,  in realtà, è ancora oggetto di battaglia religiosa, la Chiesa continua ad aggredire l’argomento colpevolizzando la pillola e il suo uso, considerando tutto quello che impedisce la procreazione come “cattivo” e influenzando l’opinione pubblica nel modo subdolo e tortuoso. Lucianina Littizzetto sull’argomento ha giustamente affermato: ” Eminence, che voi non siate d’accordo sull’uso del  preservativo lo si sapeva, ma, dire che non serve contro l’Aids è una cavolata, una fregnaccia, allora a cosa serve? A fare i gavettoni a quelli del piano di sopra? A insaccare i salami? A cosa, a cosaaa?”

Nonostante il potere potenzialmente liberatorio della pillola anticoncezionale, il suo utilizzo è piuttosto limitato in questo paese. Le donne hanno alle spalle lunghe e tormenate battaglie  per la consapevolezza dei propri diritti. Sono passati cinquant’anni della pillola,  quaranta dalla “rivoluzione sessuale” e i trenta  da quando è stata introdotta la legge 194 sull’aborto, ma pare che il cammino sia ancora lungo a giudicare dalle statistiche che denunciano che la violenza contro le donne è ancora,  la prima causa di morte in tutta Europa.   La condizione femminile nel nostro Paese si è evoluta ma le donne sono ancora costrette a inseguire pari opportunità, a scegliere tra carriera e famiglia.

Le donne hanno diritto al rispetto degli uomini, a una vita sessuale serena e appagante, ad una contraccezione libera con possibilità di leggi che la tutelino, e non ultima ad una corretta informazione che dovrebbe iniziare dalla scuola. Ma fintantochè la Chiesa remerà contro, non si avrà un’informazione equilibrata, resterà ancora una delle questioni irrisolte, e continueremo ad avere vittime.

Le donne si sono emancipate nel lavoro ma guadagnano meno rispetto agli uomini. Sono libere di scegliere della propria salute ma diminuisce la possibilità di vivere serenamente nella società, come i recenti casi di cronaca hanno portato alla ribalta. Una  terribile ferita fatta di violenze e di stupri, con conseguenze a lungo termine, che vanno dalle gravidanze indesiderate, alle malattie sessualmente trasmissibili, fino all’impossibilità di abbandonarsi tra le braccia del proprio partner.  Vivono più liberamente la propria sessualità ma utilizzano poco la contraccezione ormonale. E continuano  ancora a essere costrette a inseguire pari opportunità, a scegliere tra carriera e famiglia. Ritengo che tutti questi problemi meritino di essere rimessi sul tavolo della discussione, possibilmente chiamando ad affrontarli persone prive di pregiudizi.


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