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Prodi al Campus Luigi Einaudi: Erasmus al centro

Creato il 13 aprile 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Incontra i ragazzi del Campus Luigi Einaudi, Romano Prodi. Li incontra all’interno della nuova sede, nell’aula magna ancora nuova di zecca della nuova struttura universitaria sotto e intorno alla quale i lavori non sono ancora conclusi, ma che riesce comunque a impressionare l’ex Presidente del Consiglio italiano.

Il tema dell’incontro è l’Erasmus.
Quale futuro per un progetto, nato proprio dalla mente di Prodi e di Domenico Lenarduzzi, che negli ultimi anni si è visto tagliare i fondi in maniera allarmante?
Risale infatti a ottobre la notizia che i fondi europei per il progetto Erasmus sono finiti (il buco è da 4 miliardi di euro) e che dal 2014 questa meravigliosa opportunità potrebbe scomparire dagli orizzonti, sempre più stretti ormai, degli studenti.

All’incontro prende subito la parola Vladimiro Zagrebelsky, fratello di Gustavo Zagrebelsky che poche ore prima aveva tenuto il suo incontro al Teatro Carignano.
“La formazione dell’Europa è in mano ai giovani” esordisce “e l’Erasmus rende gli studenti dei veri e propri strumenti di democrazia: il motto dell’Unione è unità con la diversità”.

Presente anche il Presidente del Dipartimento di Scienze Giuridiche, G. Ajani, che esordisce toccando un punto delicato.
“I corsi in lingua” dice “sono scarsi qui in Italia. Bisogna rilanciarli e capovolgere questa tendenza, per attirare studenti stranieri nella nostra Università”.
“L’Erasmus” ci tiene a sottolineare il professore “Vuol dire interculturalità ma anche interlinguaggio, ma è oggi vittima di una rigidità tremenda”.
Già, perché chiunque abbia affrontato l’esperienza Erasmus si è dovuto scontrare contro le difficoltà di riconoscimenti dei crediti, che pesano per lo stesso esame in modo differente in base all’Ateneo, ma anche contro la divergenza dei calendari universitari e dei sistemi di valutazione diversi.
“Queste cose spaventano gli studenti” dice ancora con amarezza il Presidente di Dipartimento “che sono più restii così a pensare all’Erasmus”.

Per il professor Gruppi, l’Erasmus ha essenzialmente un “valore esperienziale per le persone:esso non solo aumenta la conoscenza, ma anche la scoperta dei paesi, delle lingue e della diversità”.L’Erasmus ha anche un forte significato giuridico: è un principio di mutuo riconoscimento legale dei valori di studio.
“Oggi si parla dell’Europa come ‘altro’: l’Europa ci dice, l’Europa vuole, l’Europa chiede. L’Erasmus è in crisi anche per questo motivo”.
“L’Erasmus” conclude il professore “E’ un’offensiva contro i pregiudizi: si vive un’esperienza e si abbattono le frontiere”.

Alla fine è il professor Prodi a prendere la parola dopo essere rimasto a lungo in silenzio, inframezzato solo da qualche timida esternazione durante i discorsi degli altri relatori.
“Innanzitutto complimenti: di Università ne ho viste molte, ma belle come questa mai” esordisce, e subito parte l’applauso.
Poi, passa subito alle cose serie.
“L’Erasmus è un’idea politica molto semplice: mettere insieme i giovani per costruire l’Europa. L’Erasmus cambia la mentalità, lo si nota da chi torna con quella apertura mentale incredibile che ha acquisito durante il soggiorno”.

Prodi, che ha ricoperto svariate cariche istituzionali tra cui anche quella di Presidente della Commissione Europea prima di Barroso, spiega il motivo dei tagli al progetto.
“Dopo il 2002 il bilancio per l’Erasmus, che io chiedevo di quadruplicare in virtù del suo grande successo, è stato invece bloccato”
“L’Erasmus” continua il professor Prodi “E’ iniziato tra grande entusiasmo e rappresenta solamente l’1% del PIL Europeo. Nonostante ciò, è stato contestato nelle commissioni europee con critiche a dir poco contraddittorie”.
A causa della crisi, i diversi paesi hanno tagliatto laddove avrebbero creato, secondo loro, meno danni, e il blocco del bilancio all’Erasmus è stata la logica conseguenza.
“La critica principale mossa all’Erasmus è che non esiste un demos europeo, dunque l’Erasmus non può funzionare bene: ma è proprio per creare questo demos che esiste l’Erasmus!”

“Oggi” va avanti Prodi “la politica usa parole che le persone non capiscono: spread, bot, government e governance. Quando la politica parla usando termini del genere, fugge dal cittadino e quindi fugge da se stessa”.
“Nessuno può farcela da solo, bisogna vincere insieme”. E qui il riferimento alla Germania è chiaro.

Alcune domande durante la conferenza vertono poi sul tema della fuga di cervelli: come arrestarla?
La risposta dei relatori è un po’ spiazzante.
“Dobbiamo cambiare la testa alle persone” dice Zagrebelsky “perché nonè possibile che chi studia all’estero in Italia sia visto come qualcuno che è ‘andato via’ e sia sottostimato”.
Ajani è più pragmatico: “Noi formiamo al meglio per poi dare la libertà allo studente anche di andare all’estero. Non dobbiamo, e falliremmo se lo facessimo, fermare le vocazioni obbligandoli a stare qui se vogliono andare via, ma è compito della politica creare le giuste opportunità”.
“Dobbiamo avere grandi espatriati, ma anche grandi impatriati” conclude Prodi “non possiamo accettare di creare competenze che vadano solo verso l’esterno”.

Sta all’Univeristà formare al meglio, sembrano dire in conclusione, ma sta alla politica fare in modo che gli studenti abbiano la stessa opportunità di trovare lavoro sia in Italia che all’estero.

Articolo di Matteo Rinaldi.

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Foto RanZag, licenza CC BY-SA


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