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Professionalità Puzzle

Da Fioridilylla @c_venturini

puzzle

Immagine da: GuidaConsumatore

La professionalità puzzle è quell'insieme di abilità lavorative che si creano attraverso esperienze temporanee, anche di volontariato, caratterizzate da approcci liquidi all'impiego. La crisi economica e gli alti tassi di disoccupazione ci spingono a creare la nostra professione con quel che passa il convento. E quel che passa il convento è, spesso, poco gratificante, formativo e retribuito. Raramente contrattualizzato. Tuttavia, anche questa realtà sfiancante può essere affrontata con creatività. Ogni abilità è come una tessera di puzzle. Per quanto piccola possa sembrare, per quanto inutile possa apparire, per quanto scollegata e meteora  si manifesti, la sequenza di "lavoretti" può diventare, con il tempo, un background di rilievo. Ma come, direte voi? Parli di "lavoretti"? Sì. Perché nel marasma di occasioni scialbe e attività acchiappate per sopravvivere, ci sono anche quelle che, nella loro drammatica inconsistenza, hanno un semino di utilità in prospettiva.  Nel post "Un lavoro qualsiasi" ho espresso la mia opinione riguardo il cercare e l'accettare la prima cosa che capita, senza alcun criterio, senza la voglia di tentare il tutto per tutto per realizzare un sogno. In questo articolo, invece, desidero parlare di quei lavori transitori che possono comporre una professionalità su più livelli. 

Mi riferisco, in primo luogo, alle professioni nella comunicazione, nel giornalismo e nel marketing. Questi ambiti sono caratterizzati dal bisogno di molte competenze applicative. La scrittura di contenuti è solo una delle abilità. Tutto sommato, non necessariamente la più importante. Ci sono reti di contatti e di clienti da costruire, strategie da progettare, campagne pubblicitarie da avviare, risultati da validare, progetti da scrivere, newsletter da creare e impostare, ricerche di mercato da implementare con altri dati statistici e così via. L'università italiana non forma professionisti tout court e i lavoretti per le redazioni online o gli stage nei posti più disparati permettono di sviluppare una manciata di competenze alla volta. A volte, raggiungere tali competenze è reso ancora più difficile dalla gelosia e dalla scarsa attitudine al confronto di chi determinati lavori li svolge comodamente da una vita. Talvolta è come se insegnare un trucco significhi mettere a repentaglio il proprio posto di lavoro. 
Per ampliare la propria "gittata" è necessario cambiare, provare nuove strade, sperimentarsi dentro e fuori la rete e scoprire approcci al lavoro, modi di comunicare, priorità differenti. E' impossibile scampare al cambiamento, al giorno d'oggi. Così come appare inadatto ai tempi il pregiudizio sulla permanenza in un'azienda considerato direttamente proporzionale alla bravura del candidato. I giovani d'oggi sperimentano più aziende, più ambienti, più settori e si arricchiscono da questo movimento. La stessa possibilità di cambiare ha un suo lato positivo e responsabilizzante. Non sei obbligato a rimanere laddove c'è abuso o assenza di prospettive. Le persone possono scegliere e assumersi la responsabilità della loro vita, vivendo le conseguenze sulla loro pelle. I giovani diventano adulti in questo flusso di cambiamento. 
C'è molta differenza fra l'abdicare al futuro con un lavoro qualsiasi e il lottare con un mezzo lavoro nel settore di interesse. Nel primo caso, infatti, la rinuncia impera. Nel secondo, la determinazione si forma. In entrambi i casi la frustrazione è una delle belve con cui si combatte ma, nel secondo, la parvenza di utilità può aiutare a gestire l'insoddisfazione. Ci sono momenti in cui la sensazione di lavorare con un freno a mano tirato, come se fossimo una Ferrari che procede con gli ingranaggi di un triciclo per bambini diventano realtà oggettiva che pretende risposte di livello. E' tutta una questione di significati. L'insoddisfazione può essere superata con l'identificazione del significato nell'accettare un dato sacrificio. Talvolta, anche l'umiliazione fa capolino. In molti casi, dire di sì a lavori precari è l'unica strada percorribile per sviluppare competenze altrimenti sopite o nascoste. Un adulto ha bisogno di sentire utile un percorso. Per quanto sia difficile da credere, i giovani sono adulti. Così, anche il volontariato spacciato per lavoro altamente professionalizzante può essere affrontato con spirito diverso. Ci si può aiutare molto tenendo a mente perché lo si è scelto, la durata della resistenza massima e gli obiettivi che si vogliono raggiungere per dare spessore all'esperienza.  Questo patrimonio sarà arricchito anche da quei denti stretti, da quelle lacrime versate, da quelle riflessioni oggettive sul modo di lavorare, sulle condizioni in cui vengono lasciati i dipendenti, sui compromessi che tutti siamo chiamati ad accettare. 
Quando sarò il momento, tutto questo impasto di sudore e polvere diventerà capacità organizzativa, competenza nella gestione dei conflitti, del gruppo, degli imprevisti; abilità, umanità verso le risorse, attenzione ai particolari, competenza nella creazione di un calendario, versatilità nell'uso di strumenti di gestione differenti. Quando questo periodo mostruoso sarà terminato, e noi ci renderemo conto di essere sopravvissuti a tali e tante situazioni, avremmo la rara e preziosa occasione di fare qualcosa, ancora una volta, per migliorare il nostro mondo. 
Nel mentre, di lavoretto in lavoretto, la professionalità puzzle si forma. Questa è la nostra unica chance per mirare a qualcosa di meglio. Non basta saper fare una cosa, conoscere un solo linguaggio di programmazione, saper scrivere un solo tipo di testi giornalistici, conoscere una sola piattaforma blog e i principali social network. Oggi bisogna saper trattare con clienti di vario genere e trovare contatti e sbocchi oltre la propria immaginazione. Il nostro cervello è obbligato ad espandersi e a farsi invadere dalla creatività, talvolta dalla follia. Osare l'impossibile, anche e soprattutto nella libera professione. Azzardare nuovi approcci sperimentali. Incontrare il mondo. 
Quali risorse umane potranno realizzare il cambiamento? Quelle che lo hanno vissuto sulla propria pelle. Quelle che sono state in grado di starci a contatto e dentro, di vivere nei flutti, di evolversi nel liquido dell'incertezza. Quelle che sono state in grado anche di non rinunciare ai propri sogni pur di avere un lavoro perché i sogni sono preziosi, sono vitali, sono rigeneranti e sono altamente evolutivi. Dei sogni delle persone ne beneficia persino il PIL. Quindi l'Italia tutta. Noi. Le persone capaci di innovarsi attraverso esperienze potenzialmente lontane dalla strada principale, eppure utili nell'insieme del progetto di sviluppo saranno quelle che avranno l'onere di trainare in avanti il nostro paese. Per un nuovo presente responsabile. 

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