Il ddl sulla Riforma del Lavoro arriva in aula al Senato con qualche novità per la “false partite Iva” dei professionisti.
La Commissione Lavoro ha dato l’ok al testo dopo aver apportato alcune modifiche, in particolare sulla trasformazione della collaborazione tra il professionista e l’azienda.
In particolare viene portato a 8 mesi il limite oltre al quale deve scattare la conversione del contratto e viene innalzato il corrispettivo scaturito dalla collaborazione, si passa dal 75% all’80% del reddito del collaboratore nell’arco dello stesso anno.
Infine il collaboratore a partita Iva che utilizza una postazione presso la sede dell’azienda può pretendere il contratto, i relatori hanno aggiunto la parola “fissa” a “postazione”.
Per trasformare la collaborazione in contratto vero e proprio è necessario che siano validi almeno due dei tre presupposti sopracitati.
Confermate l’esclusione dall’obbligo di assunzione per i titolari di Partita IVA che abbiano un reddito annuo da lavoro autonomo di oltre 18.000 euro e che svolgano prestazioni lavorative connotate da competenze tecniche di grado elevato.
Sul nuovo testo sono state avanzate alcune critiche in aula dalla senatrice Giuliana Carlino dell’IdV che lamenta il fatto che “ l’articolo 9 attribuisce al datore di lavoro la possibilità di fornire prova della genuinità del rapporto di lavoro autonomo, ma non prevede, invece, alcuna possibilità per il lavoratore di provare che in realtà il rapporto di lavoro sia riconducibile al lavoro subordinato, né che il giudice possa d’ufficio qualificarlo come tale. Ciò, in palese violazione di quanto affermato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 121 del 1993, e cioè che spetta al giudice qualificare il rapporto di lavoro ed il legislatore, anche volendo, non potrebbe negare la qualifica di rapporto di lavoro subordinato ad un rapporto di lavoro che ne presenti le caratteristiche oggettive”.
La discussione proseguirà domani pomeriggio e non si esclude la richiesta di fiducia da parte del Governo.