Retrò Online intervista il Professor Rosario Ferrara, docente di diritto amministrativo e diritto dell’ambiente presso l’ Università degli Studi di Torino e diritto dell’ambiente presso la LUISS di Roma, autore di diverse pubblicazioni in materia di diritto ambientale, urbanistica ed edilizia.
L’ intervista verte sul vasto tema dell’ inquinamento ambientale e in particolare sui casi “Terra dei fuochi” e Ilva di Taranto.
L’attenzione dei media si è riaccesa negli ultimi giorni in conseguenza delle mosse di due distinte Procure, quella di Reggio Calabria e quella di Taranto. In Calabria pare profilarsi una situazione simile a quella denunciata in Campania relativamente allo sversamento e interramento di rifiuti tossici nelle campagne, forse anche in terreni destinati all’agricoltura. Allo stesso tempo la Procura di Taranto ha depositato una richiesta di rinvio a giudizio per 50 persone coinvolte nel processo Ilva, si tratta di volti noti e nomi importanti della politica e dell’imprenditoria quali quello di Nichi Vendola, Ezio Stefàno, Gianni Florido e vari componenti della famiglia Riva.
L’analisi del fenomeno parte dall’analisi del Decreto “Terra dei fuochi”, convertito in legge a Febbraio.
Se ne sottolineano i limiti e le problematiche in termini di effettività tipiche di ogni strumento legislativo. Sono poste sul banco le scelte fondamentali da compiere e in particolare la preferenza per una politica della prevenzione.
“La soluzione reale di questo problema non può profilarsi attraverso un uso improprio del potere giurisdizionale, ma attraverso altri strumenti che la politica e il diritto amministrativo possono fornire”. Nello spiegare la valida soluzione trovata negli anni passati per l’ Ilva di Genova si parla anche del contrasto inevitabile tra lo sviluppo economico e la decrescita controllata, contrasto che nel caso Ilva assume il volto di un “ricatto morale”, ponendo la politica difronte alla scelta dolorosa tra i posti di lavoro e la salute dei cittadini.
L’analisi di una specifica geografia malavitosa, propria del modus operandi della Camorra sul territorio campano – colpevolmente alimentata da una ” anticultura dell’ambiente e del territorio” – fornisce lo spunto per un’ amara constatazione: ” il sud del paese come pattumiera del nord del paese, il sud del mondo come pattumiera del nord del mondo”.
I modelli cui ispirarsi arrivano sicuramente dal nord dell’ Europa, da Copenhagen ad esempio, dove la cultura dell’ambiente è radicata e la politica energetica efficace, anche grazie al paradossale impiego di tecnologia italiana.
Quanto alla introduzione legislativa del reato di combustione di rifiuti, il Professore esprime un suo punto di vista critico sulla reale portata deterrente della sanzione penale, pur ritenendo i reati ambientali un fenomeno grave quanto i reati contro l’umanità.
Per la comodità del fruitore della video intervista si riportano brevemente le novità introdotte dalla Legge 6 Febbraio 2014:
- introduzione del reato di combustione di rifiuti depositati in aree non destinate a discarica. La sanzione prevista è la reclusione da due a cinque anni ed è aggravata se ad appiccare il rogo sono aziende e non individui
- alla luce dei dati poco confortanti che dimostrano una maggiore incidenza di patologie tumorali nelle aree interessate dai roghi, la Legge dispone lo stanziamento di 50 milioni di euro negli anni 2014 – 2015 per lo screening gratuito della popolazione
- conferimento di poteri speciali al Prefetto di Napoli e mappatura delle aree agricole inquinate
- impiego dell’esercito a fini di sequestro e bonifica di terreni inquinati dalle ecomafie
-una disposizione ad hoc per il caso Ilva consente al Commissario Straordinario di adottare una particolare misura societaria: aumento del capitale sociale per adeguare la struttura e renderla compatibile all’ottenimento dell’ AIA.
Servizio realizzato da Ludovico Macario con Stefano Torta.