Profeti di sventura

Creato il 23 novembre 2013 da Conflittiestrategie

Non si fa in tempo a fare una critica allegra sugli intellettuali e la crisi (qui) che, immediatamente, qualcuno di questi riesce a sorprenderti in peggio, più di quanto non si potesse prevedere. Come al solito, siamo in presenza di uno sconfinamento di campo, in questo caso quello del docente laureato in scienze politiche come me che s’improvvisa geologo, geofisico, geochimico ecc. ecc., ovvero apprendista stregone della decrescita infelice e sciamano dell’apocalisse ecologica.

Stiamo parlando del professor Giovanni Sartori, considerato tra i massimi esperti di teoria dei sistemi partitici. Uno crede davvero che i dinosauri siano scomparsi circa 65 milioni di anni fa, poi, invece, se li ritrova tra i piedi metamorfosati in politologi con collaborazioni al Corriere della Preistoria. Il caro professore (e)stinto, a corto di argomenti per l’ultimo editoriale del giornale dei tirannosauri salottieri italiani, si è lanciato in un sermone ambientalistico, arrivando a perorare la riduzione delle nascite (soprattutto in Africa) per preservare la terra. Ci mancava anche che si augurasse una bella pandemia, auspicabilmente molto lontano da casa sua, per accelerare le pratiche della vendetta della natura nei confronti di questa umanità egoistica e predatoria.

Sartori esordisce rammentandoci che “La Terra è un piccolo pianeta la cui circonferenza è di appena 40.000 km”, sempre più di quella del suo cranio dove sta stretto il suo cervello che produce fisime infinite. Lo so, sono ingeneroso verso uno stimato cattedratico ma delle due l’una: o la stima è sempre stata mal riposta oppure con l’età le sue sinapsi sono andate in pensione.

Sartori se la prende col “progresso senza limiti, la crescita senza limiti, lo sviluppo senza limiti e, ancor peggio [sic!], una popolazione senza limiti. È demenza? Sì”. Però solo sua e vi spieghiamo perché. In primo luogo è dagli anni 40 che si va blaterando di “limiti dello sviluppo”, di impossibilità della terra ad assorbire ulteriori incrementi della popolazione e di esaurimento delle risorse alimentari ed energetiche. Queste panzane hanno fatto la fama del famigerato Club di Roma, espressione della Trilateral, l’organizzazione di illuminati massonici che aveva ed ha come primo obiettivo quello di condizionare Stati e Governi per favorire di una ristretta élite di ricchi e potenti a danno del resto del pianeta.

In verità, il progresso tecnologico ha sempre spostato più in là tali presunti limiti e continuerà a farlo, per nostra fortuna, smentendo ripetutamente le castronerie catastrofistiche di Sartori & C.

Il suo neomalthusianesimo è fuffa proprio come il vecchio. Come già ben sapeva Engels, “perché la popolazione possa crescere i mezzi di sussistenza devono già esistere”, altrimenti decresce da sé. Sartori, sembra ignorare tutto ciò. Piuttosto, egli, se ne è capace, dovrebbe fornirci i dati che confermano questa sua bizzarra teoresi. Per esempio, vorremmo leggere nei vituperati numeri in che proporzione sta la crescita della popolazione con quella della produttività mondiale perché a noi risulta in un rapporto di cinque a trenta. L’esimio professore, se però è davvero convinto di quel che dice, potrebbe incominciare a cambiare il suo stile di vita, potrebbe tornare alla terra, all’agricoltura con strumenti frugali e a rapporti sociali primitivi. Almeno ce lo saremo tolto dai giornali, lui e la sua “calunnia sulla razza umana”… (Marx)

In secondo luogo, Sartori è convinto che “stiamo inquinando l’atmosfera, stiamo avvelenando l’aria che respiriamo e, al contempo, stiamo destabilizzando il clima” e che i recenti disastri, dalla Filippine alla Sardegna, siano la conseguenza del nostro modello di sviluppo. In queste sentenze stracolme d’incompetenza, l’ideologia sartoriana che è la medesima delle cricche mondialiste affamatrici dei popoli, fa carne di porco della verità e della scienza.

E’ falso che gli sconvolgimenti climatici siano causati dall’uomo, la cui attività incide pochissimo sul corso di tali fenomeni. Non siamo così onnipotenti, anzi, purtroppo siamo spesso spettatori indifesi – benché in grado di adattare l’ambiente che ci circonda e di trasformarlo secondo le esigenze della nostra specie – della natura che quando vuole ci sovrasta.

Non sentiamoci responsabili di quello che non possiamo controllare, anche se dobbiamo essere preparati, ricorrendo alla scienza e alla tecnica, a prevenire e ridurre gli effetti devastanti di cataclismi che sono perennemente dietro alla nostra porta. L’umanità ha tante colpe, che c’entrano poco col clima, per esempio una di queste è di essere affollata di creduloni o di imbroglioni.


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