Di recente ho letto un libro di Simonetta Agnello Hornby “Un filo d’olio”, più che un romanzo una raccolta di memorie culinarie, che in ogni pagina sprigionavano i profumi intensi della cucina siciliana. Mentre “assaporavo” le pagine, intrise di aromi e memorie, pensavo alla mia famiglia, a mia madre. Lei è una bravissima cuoca ma non ci sono piatti che la caratterizzano. Ho memoria del profumo delle pizzette fritte, quelle condite con il pomodoro e basilico, una festa per noi bambini, del sugo della domenica, ma niente che mi possa condurre in un viaggio della memoria fatto di profumi e sapori .
Il pensiero si spostava a me, alla mia famiglia, quella da me creata e difesa, nonostante tutto, alla ricerca di qualcosa da custodire nella memoria dei profumi. Qualcosa che permetta ai miei figli di ritornare, attraverso colori e profumi, alle loro radici affettive, qualcosa che sia “il nostro” piatto del cuore, degli affetti, della memoria, un profumo di parole e di gesti, una memoria di odori, che custodisca, come un nido, le loro emozioni.
I ricordi migliori si sposano sempre con i profumi della cucina; la nostra storia comincia con il ricordo di un profumo. Perché possiamo perdere amici e lavoro, smarrire anche noi stessi qualche volta, ma difficilmente si dimentica il gusto e il profumo della propria storia.