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Profumo afferma: meno compiti a casa, più stimoli

Da Simonetta Frongia

«Una versione di latino può essere anche copiata da internet. Credo sia più interessante far lavorare i ragazzi con strumenti logico-deduttivi. O farli uscire da casa per seguire un progetto organizzato dalla scuola. Sì, sono d’accordo nel dare meno compiti a casa».
Francesco Profumo
, ministro dell’Istruzione, commenta la proposta francese di alleggerire lo studio dopo le ore scolastiche e rilancia. «Dobbiamo insegnare a fare gruppo, ed evitare che gli studenti si isolino nella loro cameretta. D’altronde - aggiunge - credo che in classe imparino solo una parte delle loro competenze. Il resto arriva da altri input. Piuttosto, tra i banchi, si cominci a pensare di preparare i ragazzi ai test di ingresso delle università».
Parla di mix di interessi.
 Di un diverso uso dei giorni di vacanza. Della necessità di mutare la pelle dell’istruzione. «Visto che, finalmente, la scuola si è lasciata dietro la polvere della tradizione - parole di Profumo - ora è il caso di pensare anche ad un modello nuovo dei compiti a casa. Sono cambiati i contorni del mondo dell’istruzione, possiamo quindi cambiare anche le relazioni». Che possono essere altro dalla traduzione, la versione in prosa, la risoluzione di un problema o il capitolo di storia.
Profumo afferma: meno compiti a casa, più stimoli
In queste affermazioni che ho trovato in un articolo di Carla Massi ne Il Messaggero, il Ministro dimostra ancora una volta o di non aver ben letto la notizia o di non aver capito. Il Ministro, infatti, parla di versioni di latino, ma va ricordato che la protesta é partita per limitare i compiti a casa dei bambini della scuola primaria, nello specifico quelli tra i 6 e i 10 anni, che ovviamente non svolgono nessuna traduzione di latino!  "Credo sia più interessante far lavorare i ragazzi con strumenti logico-deduttivi", asserisce, ma secondo lui gli insegnanti di oggi con quali "altri" strumenti operano? Anzi, semmai é vero che il momento logico deduttivo é anche troppo predominante a discapito dei momenti di socializzazione e di creatività fantasiosa. Si è passati in pochi anni da un idea vecchia di bambino dei programmi Ermini (1955) di "Un fanciullo tutto intuizione, fantasia, sentimento"  dove si pensava che egli non potesse giungere ad un apprendimento sistematico delle discipline ma solo episodico e parziale, ad una visione  dewiana e piagetiana fortemente cognitivista dove le discipline, gli obiettivi e le competenze sono fortemente strutturate e tutto ciò che non è formalizzato viene tenuto fuori. Ma questo, di fatti, a mio parere, limita le esperienze e le stesse conoscenze anche sociali ed affettive del bambino, e anzi, paradossalmente si tiene veramente poco conto dei bisogni evolutivi dello studente che invece, dovevano essere la base per i nuovi programmi della scuola elementare. Ancora, il ministro asserisce, sempre candidamente, che " farli uscire da casa per seguire un progetto organizzato dalla scuola". Sarebbe paradossale non dare dei compiti a casa purché si utilizzi il tempo libero per un progetto, comunque, legato alla scuola. Innanzi tutto perché il tempo libero, in quanto tale, va gestito in modo autonomo e perché spesso molti progetti che "teoricamente" andrebbero fatti a scuola, nel senso che fanno parte dei programmi, del Pof  ma che poi nella realtà non vengono realizzati spesso, vengono colmati dalle famiglie - anche dal punto di vista economico- parlo di molti bambini e ragazzi che dopo scuola seguono uno sport, imparano una lingua o a suonare uno strumento perché in molte realtà scolastiche queste attività sono irrisorie o lungamente disattese. "Dobbiamo insegnare a fare gruppo, ed evitare che gli studenti si isolino nella loro cameretta", ma se i bambini ed i ragazzi avessero più tempo libero farebbero gruppo naturalmente e poi anche la scuola avrebbe tutti gli strumenti per aiutarli in questo, già da adesso se solo ce ne fosse l'intenzione.Molte volte ci si isola nella propria cameretta proprio per fare i compiti, invece di poter liberamente uscire a giocare! "D’altronde - aggiunge - credo che in classe imparino solo una parte delle loro competenze. Il resto arriva da altri input." Questa é un po' la scoperta dell'acqua calda, già a scuola imparano solo una parte delle loro competenze perché sono costretti in un aula di pochi metri quadri, a stare seduti per ore, chini sui libri e quaderni a scrivere e leggere e far di conto -come si diceva un bel po' di tempo fa- quindi purtroppo da un certo punto di vista, mi sembra che la scuola non si sia ancora sbarazzata della polvere della tradizione, anzi, al contrario, credo che questa polvere rischi di fossilizzare menti fresche e ancora curiose. E poi si riconfonde e asserisce " Piuttosto, tra i banchi, si cominci a pensare di preparare i ragazzi ai test di ingresso delle università», di nuovo dimentica che si parlava di scuola primaria e, poi di nuovo parla di test. Ecco mentre da una parte parla di seguire i bambini nel loro tempo libero (costringendoli, probabilmente a fare qualcosa di programmato e organizzato), di aiutarli ad uscire dalle loro camerette ed aiutarli a fare gruppo, poi di novo ribadisce che però alla fin fine è importante che la scuola li prepari per l'università; quindi si riparla di contenuti, obiettivi, programmi, lezioni strutturate e formalizzate.
 Continua "ora è il caso di pensare anche ad un modello nuovo dei compiti a casa. Sono cambiati i contorni del mondo dell’istruzione, possiamo quindi cambiare anche le relazioni». Che possono essere altro dalla traduzione, la versione in prosa, la risoluzione di un problema o il capitolo di storia. Un modello nuovo di compiti a casa. Sarebbe carino sapere cosa propone. Purtroppo i contorni dell'istruzione non sono cambiati e neppure le relazioni. Anzi, sono contenta che abbia proprio parlato di "istruzione", perché è da tempo che vado ribadendo un concetto: ossia che la scuola ha fatto marcia indietro e si è passati dalla formazione/educazione in senso globale dell'uomo e del cittadino , di nuovo all'istruzione. Già a scuola si fa solo istruzione, ma io credo che nella nostra epoca non ci sia bisogno di istruzione piche i bambini ed i ragazzi di oggi provengono da famiglie che culturalmente e socialmente sono molto più forti di quelle del passato, molti bambini arrivano alla primaria che hanno un bagaglio di conoscenze molto più ampie dei bambini della stessa età di soli dieci anni fa: molti sanno anche già leggere e scrivere ed hanno il concetto di quantità, hanno conoscenze di tipo artistico e/o scientifico. La scuola ha un idea obsoleta del bambino e della sua famiglia. Anche se la scuola di oggi si rifà ad un Dewey o ad un Piaget di fatto continua ad operare come se si trovasse davanti ad un "vaso vuoto", e cerca ancora di riempirlo con le sue nozioni, stereotipi e false ideologie lasciando fuori tutte le altre istanze. Da un lato il ministro parla di innovazione ma poi di fatto chiede proprio che dentro la scuola si continui a fare ciò che da sempre si fa, comprese la"traduzione, la versione in prosa, la risoluzione di un problema o il capitolo di storia", anche se, di nuovo, le ricordo che ha confuso tra l'ambito della scuola primaria e secondaria.

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