Magazine Cultura
Dino Licci- particolare di " Dormiente" acrilico su tela 50x70
Vorrei scrivere una lettera, una lettera d’amore. Vorrei scrivere una lettera ad un essere in estinzione. Fanno tanto discutere le foto dei mammiferi in estinzione e non ci accorgiamo che rischiamo di perdere il più bell’esemplare di mammifero che esista sulla terra. Mammifero vuol dire letteralmente “portatore di mammelle”.
Ma quale animale conoscete in natura dotato di mammelle così evidenti, così rotonde, così morbide da farci sognare? Chi non conosce l’evoluzione della specie, ritiene che le mammelle siano solo organi produttori di latte e che la loro grandezza sia direttamente proporzionale alla produzione del prezioso alimento.
Insomma si confonde la morfologia della mammella con la ghiandola mammaria che esplica questa funzione. Invece esse sono richiami sessuali creati apposta dalla natura per stregare lo sguardo vagante di qualche incauto osservatore, che ne sente l’attrazione violenta ed irresistibile come gli animali in calore sentono i feromoni. Non lasciatevi trarre in inganno dal fatto che un uomo finga di non accorgersi di niente. Qualche fugace occhiata basta a scatenare, se la parte osservata è ben modellata, una cascata ormonale che si tradurrà, prima o poi in un felice amplesso o in una malinconica pratica che molti definiscono erroneamente onanismo. Sull’onanismo, che assolutamente non vuol dire masturbazione, magari torneremo parlando della “bontà” divina perché il termine ha precisi riferimenti ad un episodio biblico poco noto, ma meglio non lasciarci distrarre dalla piacevole visione, che la nostra chiacchierata sta evocando.
E’ proprio per sopperire alla mancanza dei richiami olfattivi, che la natura ha creato il pannicolo adiposo che non ha assolutamente funzioni secretorie, ma solo esclusivamente estetiche. Quando la femmina d’uomo guadagnò la stazione eretta e la sua primitiva cloaca si evolse e si ritrasse pudicamente a nascondersi dietro una foglia di fico perdendo al contempo la capacità di secernere feromoni, essa già aveva perduto la sua funzione evidentissima negli altri mammiferi, di fortissimo richiamo sessuale e così la natura dovette inventarsi qualcos’altro. Coperta dai vestiti ormai dalla nascita, i residuali umori non erano più avvertiti se non da narici maschili sofisticate e particolarmente allenate a sentire anche da lontano il profumo di donna, il profumo che inebria e stordisce. Ed allora la natura, che forse non è acefala ma è dotata di una mente veramente sopraffina, la vera mente di Dio a mio avviso, s’inventò il seno per la nostra beatitudine e la nostra dannazione.
Non si lamenti però la femmina che non ne sia abbondantemente fornita. Sulla terra ci sono i bosoman (gli amanti del seno) che vengono ammaliati da tali eburnee collinette, ma ci sono anche i bottoman, che amano quell’altra meravigliosa curva che adorna le parti basse della splendida creatura e che i Greci antichi avevano già perfettamente individuato se ci hanno lasciato capolavori scultorei come la Venere callipigia il cui etimo dobbiamo ricercare in due paroline greche: “kalli” (belle) e “pygos” (natiche). Tra queste montagnole elastiche, l’occhio può spaziare, se non visto e soffermarsi a lungo a catalogare, inventariare, schedare nel proprio cervello le rotondità nobili e quelle proletarie, quelle impertinenti e quelle popolari. A che pro la dieta dunque? Perché privare l’umanità di questi meravigliosi regali della natura, perché indossare i pantaloni da manager o la divisa da poliziotte e perdere gli attributi divini che furono di Venere, Minerva, Giunone? Femmine, date ascolto ad un vecchio pittore: voi siete l’apoteosi del sublime, voi siete il mondo etereo degli dei, il vostro ancheggiare ci trasporta sui flutti di un mare ondeggiante, le vostre curve evocano il volteggiare sinuoso di lieti gabbiani, i cerchi multicolori di sfolgoranti arcobaleni: non diventate troppo donne, restate ancora un poco femmine per la nostra gioia e la nostra commozione!
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