Le grandi cifre nelle liquidazioni degli amministratori delegati dei grandi gruppi industriali italiani non sono di certo una novità. Basti pensare ad esempio alla liquidazione di circa 200 miliardi delle vecchie lire con cui Cesare Romiti dopo 20 anni fu congedato dalla guida strategica della Fiat.
Ecco, questa storia di Profumo e Unicredit appunto. Quest'uomo, stando alle voci che circolano si porterà a casa circa 40 milioni di euro come benservito. Ma che ha fatto di buono Profumo come dirigente bancario?
Unicredit con lui è diventato un gigante bancario, acquisendo oltre 100 banche italiane, e assumendo una dimensione internazionale grazie all'opa lanciata sulle banche tedesche e austriache controllate da HVB, su alcune banche croate e polacche. Fin qui sembrerebbe il profeta giunto al vertice della dirigenza bancaria per sanare l'immobilismo storico delle realtà italiane e ridare respiro agli azionisti. Peccato non sia così. Ma proprio per nulla. Innanzitutto le acquisizioni delle banche in quota HVB hanno poi rivelato un mondo sommerso pieno di merdaccia da speculazione, subprime, etc. Quindi poco lungimirante se non altro.
Guardate poi qui per vedere l'andamento del titolo in borsa. Picco raggiunto nel 2008 con 7,5 euro. Oggi siamo a 1,5 euro, ossia ben 4 volte di meno. E ciò non migliora se lo si confronta col dato del 2005, dove il titolo valeva comunque 4,5 euro.
Di fatto se lo misura sui 5 anni un fallimento, con utili tra l'altro in costante decrescita da 6 miliardi a 600 milioni di euro dal 2008 al 2010.
Come a dire che i grandi banchieri alla fine vengono comunque premiati indipendentemente dai loro successi/insuccessi. Cadono, perdono, ma si arricchiscono. Sempre e comunque. Bleah..
Magazine Economia
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