Per quanto l'autore programmi un'ambientazione su cui basare una storia, essa avrà necessariamente delle lacune, punti in cui ovviamente non si è andati a guardare e idee non sfruttate appieno. Simili buchi neri delle ambientazioni spesso vengono tappati (è proprio il caso di dirlo) successivamente, con luoghi, soluzioni e quant'altro faccia da cornice al nuovo intreccio che si va a scrivere. Non che sia sbagliato lavorare su qualcosa di nebuloso e poco definito, dopotutto l'improvvisazione esce molto bene alla maggior parte degli artisti, farlo su un racconto che non ha ancora visto la luce è di per se più facile e meno dannoso al prodotto finale.
Per quanto riguarda le ambientazioni fine a se stesse, il paragone non è altrettanto semplice: portare avanti qualcosa di infinitamente grande e pieno di dettagli potrebbe non essere comodo, le incongruenze sono poi all'ordine del giorno e spingono l'autore a ulteriori modifiche/esplorazioni, in una sequela poco igienica di toppe e cerotti. Lavorare a qualcosa di nuovo nella nostra ambientazione preferita non è però garanzia di un buon lavoro, perché se stiamo espandendo qualcosa al livello di narrazione/contenuti è sintomo di un rinnovamento che nelle saghe tende sempre più a far scivolare il prodotto finale nella mediocrità.
Scrivere una nuova parte della stessa ambientazione è male? Non sempre.
Nel tempo il menestrello si è imbattuto in pensieri poco lusinghieri dei suoi stessi scritti, passando dal design dei veicoli stradali alla conformazione di pianeti interi: per fortuna del menestrello il suo stesso lavoro ha dimostrato di riuscire a reggere il confronto (almeno da parte di pareri altrui), ma come si fa a modificare così radicalmente qualcosa su cui magari sono basati alcuni romanzi, senza alterare quello che si è già scritto? Il problema non si può risolvere solo a livello di ambientazione, ma occorre estendere il discorso anche all'intreccio che si va a scrivere:
- Spin-off
- Prequel/Sequel
Mettere completamente da parte l'ampiezza dell'ambientazione e puntare a rafforzare l'intreccio passato scrivendo un sequel (o prequel), porta i medesimi risultati, con una variante da non sottovalutare: dare seguito al racconto rafforza i personaggi, facendoli crescere ancora. Nella psicologia del lettore lo sviluppo porta un quadro di completezza maggiore, purtroppo questo stesso punto di vista è limitato: la facilità con cui si può sbagliare da sola vale più di qualche notte insonne e un lavoro poco incisivo sarebbe ancora peggio! Scrivere una trama più o meno slegata dalla precedente sarebbe poi qualcosa di persino più pericoloso ai fini della sanità mentale del lettore: avendo inquadrato l'iconica presenza di personaggi e luoghi, sarebbe logico aspettarsi da un seguito/preludio una similitudine con l'altro intreccio. Dunque sbilanciarsi troppo sulla novità o perdersi in chiarimenti su alcuni aspetti è un lavoro altrettanto delicato.
Quale sia la strada migliore è una questione necessariamente personale: l'unico consiglio che può dare il menestrello è vedere con occhio critico, quali e quante variazioni devono essere fatte per eliminare i problemi e le incongruenze. Perché se è vero che a nessuno piace leggere qualcosa di campato in aria, è ancora più indigesto leggere qualcosa di scritto (o pensato) male, perché l'autore voleva risolvere questi problemi.