Il Paese dei somali, quello che noi amiamo chiamare così e che è ancora popolato, nell’ immaginario di alcuni, da uomini dal portamento fiero e da donne di una bellezza regale, dopo i tragici e disastrosi eventi, che durano da oltre vent’anni a questa parte (cioè dal dopo caduta del regime di Siad Barre), fa registrare un tasso di analfabetismo molto elevato e, quindi, preoccupante.
Quasi unico, si potrebbe dire, se non ci fossero a smentirlo altrettante penose sacche di povertà nel resto del mondo.
E l’assenza di alfabetizzazione è specie tra i bambini somali ,che mal sopportano da sempre, con le loro famiglie, disagi infiniti.
E non è né un modo di dire, né il tentativo di impietosire il lettore.
E’ un problema reale, che deve assolutamente essere affrontato e risolto con serietà dai nuovi governanti sopratutto se l’obiettivo è quello di costruire il futuro.
Le statistiche riferiscono che, oggi, quattro bambini su dieci, in Somalia, frequentano la scuola e, facendo le dovute comparazioni, le medesime cifre ci dicono che si tratta di uno dei tassi di scolarizzazione più basso del pianeta.
Un pianeta, che ospita, non bisogna dimenticarlo, 7 miliardi di abitanti.
Ecco, allora, che in occasione della recente Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione è stata promossa dalle locali autorità somale una campagna per l’istruzione scolastica di un milione di piccoli in tutto il Paese.
Il progetto, dal titolo “Go2 school”, durerà tre anni e l’obiettivo prioritario sarà quello di dare istruzione gratuitamente ad un quarto di minori, che non usufruiscono della regolare frequenza della scuola.
La campagna, pertanto, prevede la ristrutturazione e la costruzione di scuole pubbliche e, naturalmente, la formazione degli insegnanti.
L’intento è di offrire un’istruzione di base a minori di età tra i 6 e i 13 anni, compresi gli sfollati, ospitati nei campi-profughi.
E poi, ancora, la stessa campagna prende in considerazione la formazione tecnica di mezzo milione di adolescenti tra i 14 e i 18 anni di età.
Questa seconda scelta ha un importante e mirato obiettivo.
Quello cioè d’impedire il transito agevole di giovani allo sbando, senza istruzione e senza mestiere, tra le grinfie dei gruppi criminali (leggi al Shabaab) presenti e, purtroppo, operanti e in Somalia e fuori da essa.
Specie nei contesti frontalieri, lì dove il passaggio è facilitato enormemente
Recentissimo, ad esempio, il vile attentato, giorni fa, nel noto centro commerciale di Nairobi, in cui hanno perso la vita troppe persone.
E c’è da dire, per essere chiari fino in fondo, che non sono mancati (e non è molto nel tempo) morti e feriti nella stessa Mogadiscio (attentato al Palazzo di Giustizia) oppure, quasi quotidianamente, ripetuti sono gli attacchi in punti nevralgici della capitale somala come quelli lungo la strada, che conduce all’aeroporto.
Tutte situazioni che i somali onesti deprecano.
Ecco che l’istruzione, assieme alla dignità di un lavoro certo, potrebbe anche essere il deterrente giusto.
E ci si prova.
Senza contare che il sapere leggere e scrivere è diritto di tutti.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)