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Progetto B.A.R.K.S. #1 – Dall’Oro del Pirata al Mistero della Palude (’42-’45)

Creato il 22 novembre 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco
Speciale: Progetto B.A.R.K.S.
  • Progetto B.A.R.K.S. #1 – Dall’Oro del Pirata al Mistero della Palude (’42-’45)

UNA BREVE INTRODUZIONE AL PROGETTO

Progetto B.A.R.K.S. #1   DallOro del Pirata al Mistero della Palude (42 45) Walt Disney In Evidenza Carl Barks

Il progetto B.A.R.K.S. (acronimo  di “By A Respectful Kaos to Scrooge’s dad”) è un progetto che ho inaugurato e sto proseguendo tutt’ora sul mio canale YouTube – dove sono conosciuto come KforKaos – in cui analizzerò tutte le storie barksiane di ampio respiro e le ten-pagers che più mi sono piaciute, fornendo le mie impressioni unite a immagini, musiche, cenni storici (un doveroso grazie a Becattini, Boschi & co.!) e le curiosità più interessanti sulla storia in questione. Qualche settimana fa è uscito il “pilot” dell’operazione, mentre prossimamente uscirà la quarta puntata, dedicata al 1947 e alla “nascita” di Zio Paperone e Gastone.
L’obiettivo è sia quello di rendere omaggio a colui che reputo il più grande fumettista mai vissuto, sia quello di diffondere il più possibile la conoscenza della sua incredibile opera. “Lo Spazio Bianco” mi ha offerto la meravigliosa possibilità di pubblicare i testi dei miei video, riveduti e riadattati per la forma scritta, e ciò spiega la presenza di questo articolo in tale sede.
Spero rappresenti cosa gradita non solo per chi è totalmente all’oscuro del corpus barksiano o per i neofiti disneyani, ma anche per gli appassionati irrecuperabili.

DALLA NASCITA AI FUMETTI, IN POCHE RIGHE

nasce nel 1901 e sforna la sua prima storia Disney a fumetti solo nel 1942, quando ha già 41 anni.

Progetto B.A.R.K.S. #1   DallOro del Pirata al Mistero della Palude (42 45) Walt Disney In Evidenza Carl Barks
Nei 40 anni precedenti ha tirato avanti imbarcandosi nelle attività più disparate, ed è solo nel ’28 che comincia la sua carriera di disegnatore: iniiza realizzando vignette satiriche e umoristiche , dal tratto molto vicino a quello del Popeye di Segar, quando finalmente nel 1935 viene assunto nel reparto animazione dei Disney Studios. Inizialmente il suo ruolo è quello dell’intercalatore, colui che realizza i disegni intermedi in un’animazione, ma viene presto spostato al reparto sceneggiature dei cortometraggi.  E’ qui che dà il meglio il sé e che il suo innato talento viene coltivato, grazie ai consigli di in persona.

I cortometraggi barksiani, però, seppur esilaranti, non rendono ancora Paperino quel grande personaggio che conosciamo oggi, come accadrà negli anni successivi sui fumetti: qui si assiste ancora a un Paperino macchietta comica, sbruffone, testardo, irascibile, arrogante e inevitabilmente perdente. Un Donald Duck in tal senso Barks lo renderà, sulla carta, solo in alcune ten-pagers, brevi storie in cui le gag e la comicità solitamente la fanno da padrone.

Nel ’42 Barks lascia gli Studios, dicendo che l’aria condizionata dell’ambiente faceva male alla sua sinusite, ma in realtà non è più sua intenzione lavorare in un posto dove la stragrande maggioranza della produzione è destinata a fini militari e propagandistici.  Un personaggio del genere non può proprio vivere senza essere circondato da pennuti e infatti per qualche tempo tenta di sbarcare il lunario allevando polli. Per fortuna gli va male: è a questo punto che inizia il suo lavoro sulla carta stampata, dapprima con la sola scrittura della storia “Pluto salva la nave”, poco interessante da analizzare in questa sede e praticamente un cortometraggio su carta, e poi con la leggendaria “Paperino e l’oro del pirata”.

PAPERINO E L’ORO DEL PIRATA

La trama della storia è semplice, ma efficace: Black Pete, una versione di Pietro Gambadilegno mutuata dalla tradizione dei cortometraggi, contende il tesoro del pirata Morgan a Paperino e Qui, Quo, Qua, gestori della tavola calda “Al secchio di sangue”, coinvolti nell’avventura marinaresca dal pappagallo Bacicin Parodi.

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Nemmeno questa storia, in realtà, è realizzata dal solo Barks.

Ad affiancare Barks ci sono Bob Karp al soggetto e Jack Hannah ai disegni; i due artisti, infatti, disegneranno 32 tavole ciascuno. Questa è però, di fatto, la prima storia davvero interessante dell’Uomo dei Paperi, per diversi aspetti. Innanzitutto, il disegno: qui Barks non ha ancora uno stile personale, e il suo tratto è profondamente inquinato dai canoni degli storyboard realizzati per i cortometraggi. Infatti è molto arduo riuscire a distinguere la paternità delle tavole data la strettissima somiglianza che lega il disegno di Barks e quello di Hannah, perlomeno in questa primissima fase. Le illustrazioni, comunque, funzionano benissimo: sono espressive, comunicative, rendono sempre le giusta atmosfera: particolarmente riusciti i paesaggi e le sequenze in notturna, grazie a una sapiente inchiostrazione.

La sceneggiatura è particolare: anche qui l’influenza dei cortometraggi si fa sentire, sembra quasi di star leggendo uno storyboard (come in effetti è, dato che la storia in origine era stata pensata per un corto con Pippo e Topolino in sostituzione dei nipotini). Numerose le vignette mute e le gag fini a se stesse, seppur spassosissime, e piuttosto essenziali i dialoghi.

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L’umorismo è fine, misurato e idoneo al tono cupo della storia, in cui si fa uso senza problemi di armi da fuoco e da taglio, si fa cenno a cadaveri e si osserva persino attraverso il cranio di uno scheletro! Il silenzio, particolarmente presente, condisce alla perfezione alcune vignette, caricandole di significazione e pathos.

Menzione particolare per la caratterizzazione dei personaggi: qui Barks non si è ancora messo all’opera per evolvere il carattere di Paperino, che qui è il classico papero degli shorts: sbruffone, arrogante, fifone.
Interessante invece il carattere dei nipotini, che pur rifacendosi ai corti è in qualche modo un po’ differente, quello di Pietro, davvero senza scrupoli, ma in particolare la fa da padrone Bacicin Parodi: gran bella figura, ho apprezzato molto le sue interazioni con gli altri personaggi e soprattutto con Paperino.

Insomma, nonostante siano ancora lontane le eccellenze che Barks raggiungerà successivamente, si tratta di una partenza davvero promettente… e che non avrebbe affatto deluso.

PAPERINO E L’ANELLO DELLA MUMMIA

Paperino, da un incipit che lo vede semplice visitatore del Museo di Paperopoli, si troverà in Egitto per seguire le tracce di uno dei nipoti, rapito in circostanze misteriose. Qui avrà a che fare con misteri, furti, società segrete e primitive e, addirittura… mummie!

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Ecco una delle pietre miliari nella produzione del Maestro dell’Oregon.
Prima storia d’ampio respiro completamente realizzata dall’Uomo dei Paperi.  E’ già possibile notare alcuni di quelli che diventeranno dei capisaldi del canone Disneyano o dello stile di Carl Barks: in primis, l’accuratezza degli sfondi, mai casuali, visualizzati tramite l’attenta lettura della rivista National Geographic, di cui il Maestro dell’Oregon fu affezionato lettore.

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Barks voleva che il lettore si sentisse davvero nel luogo d’ambientazione dell’avventura, non solo perché gli veniva detto dall’autore, e, allo stesso tempo, educarlo.
In tale sede è poi possibile notare come l’autore fosse già molto attento alla psicologia di Paperino e dei nipotini e ad approfondire lo stretto rapporto che li lega, ed è interessante osservare come, nel fumetto Disney, non sia necessario imbastire fantascientifici viaggi temporali per illustrare una data epoca, ma come basti tirare in ballo la setta segreta e isolata dal resto del pianeta che vive primitivamente e seguendo gli usi e i costumi di un determinato periodo storico.
Una storia fondamentale per il Donald come lo conosciamo oggi, e per il fumetto Disney come lo conosciamo oggi. Pathos, thriller, horror, mystery sono le parole chiave di quest’avventura da cardiopalma a cui il Maestro impone un ritmo davvero brioso e che non può non far appassionare. Il tratto di Barks qui è ancora acerbo, contaminato dai canoni degli storyboard dei cortometraggi su cui lavorava fino a pochi anni prima, ma comunque estremamente gradevole.

PAPERINO E L’ORO GELATO

Paperino e i nipotini, stanchi del freddo inverno di Paperopoli, vendono la propria casa per comprare un aereo con cui volare verso le più calde terre del sud. Essendo però l’aereo dei paperi anche l’unico della città  in grado di atterrare su terreni ricoperti di neve, il sindaco di Paperopoli affida a Paperino la missione di consegnare un carico di penicillina agli abitanti di un paesino dell’Alaska.

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Acclamati dalla città, i paperi partono per la loro meta, inconsapevoli di essere i corrieri di un misterioso pacchetto nascosto nell’aereo da dei fuorilegge…

Altra bella storia d’ampio respiro, “Paperino e l’oro gelato” è lontana dall’essere una delle vette barksiane, ma senza dubbio resta una splendida opera. Il disegno si comincia lievemente ad affinare, e Barks acquista sempre più scioltezza nella costruzione dell’intreccio. Appare evidente come il carattere di Paperino venga sempre più sviluppato e reso complesso dall’Uomo dei Paperi, così come quello dei nipotini. Altra cosa su cui si punta nuovamente è il rapporto tra zio e nipoti.

La storia è intrisa della travolgente comicità barksiana, ma è fortemente presente anche l’elemento drammatico. Il “pietride” qui presentatoci è furbo e spietato, e non mancherà di mettere in serio pericolo l’incolumità dei Paperi.

In particolare, della storia ho apprezzato molto gli scenari destabilizzanti  e angoscianti della sconfinata distesa di nulla innevato e il colpo di scena per cui Paperino, il protagonista della vicenda, si ritrova cieco a causa del riverbero della neve, dando vita a due sequenze, una umoristica e l’altra drammatica, davvero ben riuscite. Una trovata, quella del rendere cieco il protagonista, che è davvero una sfida, per così dire, hitchcockiana, ma che vede Barks trionfante.
Tra parentesi, il celeberrimo fumettista italiano Roberto Raviola userà, come suo primo pseudonimo, “Bob la Volpe”, il nome che in questa storia ha il villain di turno. Solo in futuro adotterà quello con cui è più conosciuto, ovvero… Magnus.

PAPERINO E IL MISTERO DELLA PALUDE

Seguito ideale de Paperino e l’oro gelato: entrambe le storie appaiono sul numero 62 di Four Colour Comics, e questa è ambientata nel Sud degli Stati Uniti, proprio la meta prefissatasi dai Paperi all’inizio dell’avventura precedente. Paperino, annoiato e in cerca di territori inesplorati, decide di avventurarsi nelle Everglades, paludi che, negli anni ’40, presentavano realmente zone  ignote, in cui trovare, come recita il pokedex, orde di Pokémon leggendari selvatici. Addestrandosi nelle Everglades, i Paperi faranno un’esperienza decisamente fuori dal comune, incontrando nientepopodimeno che i terribili Gnasuti!

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A dispetto del nome, piuttosto buffo, gli Gnasuti sono tra le creature immaginarie più ostili mai create da Carl Barks nel corso della sua carriera, nonché le prime in assoluto.
In questa storia si respira un’atmosfera inquietante, di mistero, di perenne pericolo, che si concretizzerà quando, finalmente, i misteriosi Gnasuti usciranno allo scoperto. Barks dimostra di saper gestire ottimamente i tempi narrativi, e questa è una cosa che caratterizza in generale la sua produzione: non si ha mai la sensazione che ci sarebbe voluta qualche pagina in più o in meno, ma che l’avventura sia perfetta così com’è, e ciò vale, incredibilmente, anche per le ten-pager!

La prima parte della storia è un crescendo continuo di tensione che, comunque, con alti e bassi, permane tutta la storia. Memorabile la sequenza in cui Paperino e i nipotini sono costretti a travestirsi con dei giunchi per cercare di non essere sgamati dagli Gnasuti, così come gli avvenimenti  (che non vi spoilero) della penultima tavola, davvero geniale!

Dal punto di vista dei disegni, Barks osa maggiormente con inquadrature particolari e prende più confidenza con quelle che diventeranno le sue peculiari vignette in controluce.

L’ANGOLO DELLE  TEN-PAGER

Ma Barks non è solo avventure di ampio respiro: nella vastissima produzione del Maestro, infatti, sono presenti una miriade di avventure brevi. Non tutte, però, meritano di essere lette a ogni costo. In ogni puntata, nell’angolo delle ten-pager, elencherò tutte le storie brevi risalenti agli anni presi in esame dal video che mi hanno particolarmente colpito, citandole semplicemente o parlandone in modo più o meno approfondito.

Per quanto riguarda questo triennio 42/44, la prima da citare è senza dubbio Paperino e il Gorilla, la prima storia dei Paperi interamente scritta e disegnata da Carl Barks. L’Uomo dei Paperi sicuramente prende spunto dall’omonimo cortometraggio, che uscirà nel ‘44 ma già in lavorazione negli Studios dal ‘42. La vicenda è condita di gag spassosissime, aiutate anche dalle sapienti ellissi che Barks inserisce dove necessario, e il disegno risulta, seppur ancora acerbo, molto curato ed espressivo. Una curiosità: in originale, nel giornale dove Paperino si immagina di comparire nel caso in cui fosse riuscito a catturare il pericoloso scimmione che sta terrorizzando la città, appaiono dei titoletti assai curiosi, come “Bambino uccide madre e spara al padre” o “Drogato eletto capo della polizia”, completamente sostituiti nella versione italiana.

Un’altra degna di nota è “Paperino e lo squalo”, in cui Paperino, bagnino, vuole far colpo su una bagnante particolarmente attraente. Così, Paperino tenta di fare colpo, ma gli va sempre buca; ciò dà a Barks l’occasione per visualizzare divertenti gag fisiche che mantengono il ritmo serrato e avvincente per tutta la durata della storia. Nelle intenzioni originali dell’Uomo dei Paperi la sexy papera avrebbe dovuto essere decisamente più formosa, ma agli editor la cosa non sta bene: Barks è quindi costretto a improvvisarsi chirurgo estetico e a operare un intervento di mastoplastica riduttiva sulla bagnante.

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Cito poi tre storie che mi hanno sorpreso per la loro travolgente comicità: “Paperino e i buoni vicini”, in cui c’è la prima battaglia all’ultimo sangue tra Paperino e il vicino Jones, già apparso qualche mese prima in “Paperino aviatore”; “Paperino sciatore”, in cui un Paperino sbruffone farà di tutto per far ridere a crepapelle il lettore: le trovate di Barks, unite a una traduzione particolarmente ilare, rendono questa storia breve davvero esilarante; e poi, prima di Iron Man – la Mark I di Testa di Ferro è incredibilmente simile alla tuta metallica di questa storia breve -, ecco che Paperino indossa un’armatura per combattere i nipotini in “Paperino e l’uomo di ferro”, ten-pager simpaticissima e frizzante.

Spero che questa prima puntata del progetto BARKS vi sia piaciuta: in tal caso, vi esorto a farmelo sapere nei commenti. Con ciò, vi do appuntamento alla seconda puntata!

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