Con il coinvolgimento di vari comuni della provincia di Rovigo, tra i quali Lendinara, Castelguglielmo, Villamarzana, San Bellino e Villanova del Ghebbo, prende il via il Progetto History, bike & food, che vuole valorizzare le risorse turistiche della zona del Polesine (Veneto).
A sottolineare il progetto si svolge la rievocazione storica della ribellione dei carbonari di Fratta Polesine contro le truppe austriache, a cui segue l’arresto di numerosi patrioti. La manifestazione avviene ogni anno nella piazza del paese, in novembre, con la presenza di figuranti vestiti con abiti dalla foggia ottocentesca, di carrozze trainate da cavalli e guidate da postiglioni in abiti d’epoca. Un vero tuffo nella storia precedente l’unità d’Italia, che vide molti eroi donare la propria vita per un ideale, quello di unificare l’Italia e farne un’unica nazione!
Un altro momento da non perdere è, sempre in novembre (quest’anno si è svolto il 7 e l’8 novembre), il Banchetto Carbonaro, che prevede un menù a km 0 ispirato alle antiche ricette della storia e della tradizione del Polesine, che si svolge nella Villa Grimani Molin – Avezzù, in ambienti che conservano il fascino del passato e dove ancora oggi la storia si svolge davanti agli occhi degli invitati, grazie all’interpretazione di attori che in via amatoriale rappresentano con grande passione, durante la cena, momenti della travagliata storia italiana, che si concludono con l’arresto dei cospiratori carbonari da parte degli austriaci, in uno sferragliare di manette e catene che non manca di colpire ed emozionare i presenti.
A Fratta Polesine, tra l’altro, è possibile apprezzare momenti di grande interesse storico-culturale grazie ad una visita al Museo Archeologico Nazionale, dove sono conservate le importanti testimonianze dei villaggi della tarda età del bronzo sorti lungo l’antico corso del Po. Il nucleo principale dell’esposizione è costituito dai ritrovamenti di un complesso archeologico oggi ritenuto fra i più rappresentativi a livello europeo per l’età del bronzo finale (XII – X secolo a.C.), quelli del villaggio di Frattesina e delle sue necropoli, individuate nelle località Narde e Fondo Zanotto.
Per gli amanti della bici, inoltre, sono stati predisposti rilassanti itinerari cicloturistici lungo le sponde del Canalbianco e dell’Adigetto, che danno la possibilità di ammirare numerosi edifici storici di pregio, come il settecentesco Palazzo Malmignati di Lendinara, situato proprio sulle rive dell’Adigetto, o il Teatro Ballarin, costruito nel XV sec. dagli Estensi ed adibito inizialmente a deposito di vettovaglie, solo nell’ Ottocento ristrutturato e trasformato in teatro secondo il progetto di Antonio Foschini, architetto autore anche del teatro comunale di Ferrara.
A Lendinara, chiamata l’Atene del Polesine per le sue numerose chiese (ben sette, un numero considerevole per un paese di poco più di 12.000 abitanti!) e ville, si possono ammirare anche la Torre Maistra, facente parte del castello edificato nel XIV secolo dagli Estensi a difesa della città o, all’interno del Comune, la gratamonacale, in stile gotico fiammeggiante, attribuita ai fratelli Canozi, esponenti di spicco della scuola di intaglio ed intarsio ligneo che testimonia un momento di grande splendore artistico del borgo. Fra le numerose chiese della cittadina la più famosa è quelle del Pilastrello, che fu oggetto di pellegrinaggio da parte di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Ricca di ex voto, grazie alla credenza popolare che ritiene miracolosa la Madonna nera, fatta di legno di ulivo, e l’acqua sorgiva che si crede guarisca i malati, può essere considerata una piccola Lourdes. Da visitare anche lachiesa di santa Sofia e il suo campanile, che si erge maestoso al di sopra di tutti gli edifici del centro storico, ed ilConvento dei Frati Cappuccini.
Spostandoci di circa 10 km incontriamo il piccolo paese di San Bellino, che ricorda nel nome il vescovo assassinato nel 1147, le cui spoglie sono conservate nella chiesa parrocchiale all’interno di un’arca di marmo.
Nel paese e negli immediati dintorni si trovano numerose ville, come la Villa Ca’ Moro, risalente al XVIII secolo, che fu costruita per la nobile famiglia veneziana dei Moro, la Villa Nani Mocenigo, ora Bertetti,edificata nel 1527, la Villa Zambonin, edificata nel XVIII secolo, che sorge fuori del paese, vicino all’ argine del Canalbianco. Solo per nominarne alcune!
Non si può lasciare San Bellino senza aver visitato il Palazzo Ottoboni-Valente ora Tomanin, ubicato proprio alle spalle della chiesa e della piazza principale, che, grazie ad un accurato e conservativo restauro, è uno dei maggiori edifici di prestigio a San Bellino. Al suo interno si trova il laboratorio della Vetreria d’Arte TomaninSandro e fratelli, dove vengono creati in modo completamente artigianale meravigliose vetrate artistiche, oggetti e lampade. Il laboratorio è aperto al pubblico e il visitatore avrà la possibilità di osservare gli artigiani al lavoro, potrà toccare con mano tutti gli attrezzi del mestiere ed apprezzare il paziente e creativo lavoro degli artigiani.
La Vetreria ha realizzato negli anni numerose vetrate artistiche, come quelle di villa Molin Avezzù a Fratta Polesine, le due vetrate istoriate per la Basilica di San Bellino. Nella stessa Basilica la Vetreria aveva realizzato e donato alla comunità due importanti vetrate con storie della vita di San Bellino. Tra le realizzazioni più prestigiose quella per l’esclusivo Hotel Hermitage di Monte Carlo, un grande vetro sabbiato e illuminato per la sala Eiffel.
Sull’argine sinistro del Canalbianco si trova Villa Marzana, un piccolo paese risalente all’età romana che merita una visita perché testimonianza di un efferato eccidio da parte dei nazi-fascisti, che uccisero senza pietà 43 giovani partigiani presi in ostaggio. A ricordo del tragico evento c’è la casa in cui vennero rinchiusi e il muro dove vennero trucidati, quasi un piccolo mausoleo della memoria.
Dopo pochi km si incontra il paese di Castelguglielmo, forse abitato fin dall’età del bronzo. Il suo nome deriva da un castello fatto edificare da Guglielmo III, governatore di Ferrara. Dominato nei secoli alternativamente da Estensi e Veneziani, oggi è un piccolo comune, che però offre al turista la possibilità di ammirare vari edifici di rilevanza storico-artistica, come la Chiesa di San Nicola di Bari ( XVI- XIX sec.) , la Villa Pelà-Chieregato del XVIII secolo e la Casa Colognesi-Rizzi.
Per apprezzare in tutti i suoi aspetti il Polesine si può iniziare partendo dalla sue vicende storiche, dalle sue ville e dai suoi edifici religiosi, ma c’è molto altro! Per esempio, si possono soddisfare le proprie curiosità gastronomiche con prodotti locali di gran qualità e perfino biologici.
Nel paese di Lusia, che dista circa mezz’ora di strada da Castelguglielmo e pochi minuti da Fratta, si possono assaggiare squisiti prodotti agricoli coltivati nella fertile terra della zona: imperdibile un assaggio della gustosa e sapida insalata di Lusia IGP, che si può mangiare anche senza sale, tanto è buona! Un consiglio: provatela nei numerosi ristoranti della zona, dove la inseriscono in molte ricette e la trasformano perfino in un ottimo pesto alla polesana! Si possono anche acquistare carote, aglio bianco DOP , sedano, porri, cavolfiori e l’immancabile ( siamo in Veneto!) radicchio. Lusia può vantarsi di aver ottenuto la prima certificazione europea “BiodiversityFriend”, grazie al suo impegno nel praticare coltivazioni che sfruttano la biodiversità e permettono di annullare l’uso di pesticidi e di far crescere piante fitodepuranti o insetti che si cibano dei parassiti. Insomma, un’agricoltura naturale e senza chimica! Per mostrare come a Lusia si sia riusciti a fare un’orticoltura sostenibile, sono nati interessanti laboratori didattici per bambini e ragazzi e vengono accolti operatori turistici alla ricerca di itinerari all’insegna del rispetto dell’ambiente.
Siete, invece, dopo tanto girovagare, alla ricerca di una sosta golosa? Al Mulino al Pizzon, situato in una frazione di Fratta Polesine, alla confluenza dello Scortico nel Tartaro-Canalbianco, si possono gustare ottimi bigoli alla faraona, cappellacci al radicchio, tacchino all’arancia, polenta bianca condita in vari modi ed altre prelibatezze. Una locanda che è anche un meraviglioso esempio di archeologia industriale, perché conserva al suo interno (visitabile) tutte le strumentazioni del vecchio mulino in legno, tuttora funzionante!
Il mix di storia antica, slow tourism in bici e gastronomia eccellente fanno di un itinerario nel Polesine un viaggio che permette una rilassante pausa dalla frenetica vita quotidiana, immergendosi in un mondo ancora incontaminato e a misura d’uomo.
Anna Rubinetto