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Progetto L&F - Le risposte di Chiara Beretta Mazzotta
Creato il 03 dicembre 2013 da Dalailaps @dalailapscliccando sulla scritta qui sopra. Buona lettura!
Chiara Beretta Mazzotta Chiara è una lettrice, una mamma e una editor. Ha una sua agenzia editoriale – la Punto&Zeta – e si occupa di editing e scouting. Collabora con agenti letterari, editori e traduttori, cura la rubrica libri di Meridiani e ne tiene una su Radio 105, nel corso del programma Tutto Esaurito di Marco Galli.
La sua casa letteraria virtuale è Bookblister, dove trovate anche i bellissimi video che pubblica sul suo canale di YouTube.
L'opinione di Chiara
Qual è il film tratto da un libro che più ha odiato e quale quello che più ha apprezzato? In entrambi i casi, per quale motivo? Shining è una delle trasposizioni che ho più apprezzato. Si litiga il podio con The Hours un capolavoro, sulla carta e sulla pellicola (per non parlare della colonna sonora di Philip Glass, un tripudio di minimale perfezione!). Nel primo caso Kubrick ha preso la storia di King e l’ha esaltata, rendendola ancora più potente e convincente. L’uomo non è uno da mezze misure, né da mezzucci, e oltre a un talento spaventoso che gli permette di padroneggiare qualsiasi genere, ha scelto un cast eccellente. Il secondo è un film perfetto come perfetto è il romanzo di Michael Cunningham. Complesso – mischia tre epoche, tre piani temporali, tre mondi … e le transizioni sono da urlo –, emotivo ma mai stucchevole. Racconta l’impossibilità di adattarsi al ruolo che la società sceglie per noi (per le donne, sono loro il centro della narrazione) e lo fa di rimbalzo: non spiattella il tema, lo fa emergere. Trovo ogni frame necessario e potrei rivederlo all’infinito. La solitudine dei numeri primi ha due personaggi molto ben caratterizzati ma pure diversi problemi di intreccio. Dalla metà del libro, la trama si sfalda e il finale non c’è. E credo che Saverio Costanzo abbia avuto il demerito di non rendere giustizia al buono della storia e di peggiorare ciò che già claudicava, il tutto condito da uno stile ridondante abbastanza indigesto. Il grande guaio – e la meraviglia – è che quando si legge una storia, ci si trasforma da lettori in registi e si gira il “proprio” film. Perciò il film – quello vero – non deve essere inferiore alla nostra trasposizione e soprattutto non può tradirla smaccatamente. Se abbiamo immaginato un ambiente in un certo modo, vederlo stravolto ci disturberà. Mi ricordo che quando vidi 1984 rimasi sconcertata perché facce, location, situazioni le avevo “visualizzate” in maniera identica. Credo che dipenda dal talento del narratore: saper descrive con precisione, così da indirizzare la “ricostruzione” che ne farà il lettore, senza descrivere tutto, così da attivare al meglio l’immaginazione di chi legge
C’è un libro che le è piaciuto per la sua capacità di far immaginare i fatti narrati in modo nitido, quasi come ne potesse vedere le scene come in un film? La fiction consiste nel mettere in scena fatti, situazioni, stati d’animo… I riassunti non interessano a nessuno. Le storie che amo hanno questa malia: non si leggono, succedono sulla pagina e tu ne sei testimone. Per cui potrei dire Stoner (capolavoro!), Esche vive (uno dei più bei romanzi italiani degli ultimi anni), Eureka Street (imperdibile).
C’è uno scrittore che apprezza particolarmente per il suo talento nello scrivere scene di questo tipo? Penso che Elisabetta Bucciarelli abbia un doppio talento: sa scegliere le parole con cura e dà vita alle sue storie con grande naturalezza. Così quando la leggo, vedo alla perfezione ciò che mi sta raccontando e non percepisco alcun diaframma tra me e la storia. Bisogna essere autori solidi per non intromettersi e lasciar parlare solo i personaggi. C’è un libro che ha letto di cui sarebbe curioso di vedere la versione cinematografica? Tanti! È sempre un dispiacere vedere quanto poco parlino cinema e editoria in Italia. Tanti i titoli opzionati ma pochissimi i film realizzati… comunque ultimamente mi è successo con Atletico minaccia football club di Marco Marsullo – uno spasso – e senza dubbio Nel nome dello zio di Stefano Piedimonte, una rivelazione.
Le è capitato di acquistare il libro da cui è stato ispirato un film dopo averlo visto? Quale? Ne è rimasto soddisfatto o deluso? No. Leggo sempre prima, perché il percorso inverso proprio non mi garba… però mi è successo di comperare la sceneggiatura dopo aver visto il film. Per esempio An Education di Nick Hornby. Leggere uno script che funziona è sempre uno spasso, perché accade una cosa buffa: sei sempre il regista della storia ma sei più vincolato, ti tocca seguire le indicazioni dello sceneggiatore! Ecco dovrei leggermi Amore, bugie e calcetto: il film è stato diretto da Luca Lucini, lo sceneggiatore è Fabio Bonifacci che di commedie ne sa, eccome se ne sa.
Le è capitato di leggere un libro e immaginare uno dei personaggi con il volto di qualche attore che pensa sarebbe perfetto nel ruolo? Se sì, chi e per quale personaggio? Mi sta capitando con un dattiloscritto a cui sto lavorando. È una storia dura, di coppia, è pure il racconto di un grande amore e di un difficile percorso di disintossicazione da una “sostanza” che in realtà sostanza non è (ma gli effetti sono ugualmente deleteri). Il marito, il paziente, sarebbe perfetto se interpretato da Pierfrancesco Favino! Il toto-attori con i personaggi di un libro è comunque uno spasso, anche quando il libro è brutto (50 sfumature docet). Lo trasformerei in un gioco di società!
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