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Buona lettura!
Giorgio Placereani
Giorgio Placereani è nato nel 1951 a Udine, dove tuttora vive e lavora. Si dedica alla critica cinematografica su riviste friulane (Nickelodeon, Il Friuli, Cinemazero) e sul suo blog; è stato critico televisivo per Il Piccolo, il quotidiano di Trieste. Cura progetti didattici sul cinema per il C.E.C. e insegna Storia del cinema all'Università delle LiberEtà di Udine. Ha curato con Sabatino Landi il volume Horror Da Mary Shelley a Stephen King, con Fabiano Rosso Il gesto sonoro - Il cinema di Jacques Tati con Tatti Sanguineti, Scritti strabici - Cinema - 1975-1988, raccolta di articoli postumi del critico cinematografico Alberto Farassino. Potete trovare queste e altre sue pubblicazioni a questa pagina.È fra gli organizzatori del festival di cinema asiatico Far East Film e ama moltissimo andare al cinema, specie se vuoto e in prima fila. L'opinione di Giorgio
Sono possibili tre forme della trascrizione da libro a film: in realtà non forme in senso stretto ma, potremmo dire, tre gradi, anche se radicalizzandosi possono diventare categorie opponibili.
In primo luogo viene la trascrizione illustrativa, che intende essere più vicina possibile alla diegesi del testo originario (in alcuni casi, anche al discorso), operandone una sorta di trascrizione in immagini. Come per gli illustratori, è un problema di ri-creazione visiva – che può avere ancora intenti didattici, come negli sceneggiati italiani del periodo d'oro della Rai (l'esempio più famoso è I promessi sposi di Sandro Bolchi). Un altro esempio sono le riduzioni hollywoodiane di classici (ne era specialista la MGM) negli anni trenta-quaranta. Un pericolo di questo tipo di trascrizioni, ed è questo che dà loro una cattiva fama, è una tendenza a diventare operazioni nettamente vicarie rispetto al testo.
Vi è poi un tipo di trasposizione come rielaborazione, più cosciente dello specifico cinematografico, un retelling che mira a ridefinire il testo in termini cinematografici, ovvero a ri/crearlo ritrovandone i principi; si sente meno tenuto alla fedeltà letterale, se non a grandi linee, e salva in particolare certi snodi, episodi, e soprattutto simboli. Un buon esempio sono le innumerevoli versioni cinematografiche di Dracula. Non occorre aggiungere che vi sono alcune opere, come l'Ulisse di Joyce, che non potrebbero essere portate sullo schermo se non in questo secondo modo.
Esiste poi la trascrizione-tradimento, dove il richiamo al testo è aleatorio: mette in scena un'idea del testo che si è largamente svincolata dalla sua struttura originale - ma che può benissimo salvarne lo spirito (magari in una struttura altra, o anche in forma parodistica). Penso a Prénom Carmen di Jean-Luc Godard; ma non dimentichiamo che Fratello, dove sei? dei fratelli Coen enuncia nei titoli di testa: “Dall'Odissea di Omero”.
Qual è il film tratto da un libro che più ha odiato e quale quello che più ha apprezzato? In entrambi i casi, per quale motivo?Per i film apprezzati, vedi quelli citati nella premessa. Potrei aggiungere l'intelligente trascrizione cinematografica, ad opera di vari registi, della saga di Harry Potter. Oppure Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola, che sa portare sullo schermo molto del sottotesto (del non dicibile per l'epoca vittoriana) del romanzo.
Per i film detestati, il primo che mi viene in mente è il Pinocchio di Roberto Benigni, tentativo presuntuoso e fallimentare; oppure l'insopportabile Comma 22 di Mike Nichols che affoga nella noia e nell'incapacità il romanzo pieno di inteligenza e umorismo di Joseph Heller. Cito anche (è la versione filmica di un fumetto, ma i motivi sono gli stessi) il Dylan Dog americano di Kevin Munroe, che non capisce nulla del personaggio, del suo mondo, del suo spirito; il riferimento all'originale va perduto, al di là di alcuni tratti esteriori.
C’è un libro che le è piaciuto per la sua capacità di far immaginare i fatti narrati in modo nitido, quasi come ne potesse vedere le scene come in un film? C’è uno scrittore che apprezza particolarmente per il suo talento nello scrivere scene di questo "tipo"?Che dire? Tutti e nessuno. Gli scrittori “nitidi” in questo senso sono legione, non solo come capacità descrittiva nelle scene ma come organizzazione del discorso. Per Ejzenštejn, alla base di tutto il cinema – tramite Griffith – c'è Dickens. Fra gli scrittori popolari d'oggi Bernard Cornwell è cinematografico al cento per cento (e in Master & Commander Russell Crowe è un perfetto capitano Jack Aubrey).
C’è un libro che ha letto di cui sarebbe curioso di vedere la versione cinematografica?Vedi sopra; però, se devo citarne uno, mi piacerebbe vedere sullo schermo Guernica di Carlo Lucarelli, diretto da un regista spagnolo abile e immaginoso come Paco Plaza.
Le è capitato di acquistare il libro da cui è stato ispirato un film dopo averlo visto? Quale? Ne è rimasto soddisfatto o deluso?Per esempio, Twilight di Stephenie Meyer: trattandosi di un fenomeno culturale di ampia portata, ero curioso di vedere se il romanzo è mediocre come il film (lo è un po' meno, pur non essendo un granché). Un altro esempio: Myra Breckinridge di Gore Vidal, assai superiore al brutto film di Michael Sarne.
Le è capitato di leggere un libro e immaginare uno dei personaggi con il volto di qualche attore che pensa sarebbe perfetto nel ruolo? Se sì, chi e per quale personaggio?Che grande Nero Wolfe (dai romanzi di Rex Stout) sarebbe stato Orson Welles! Che drammatico Dracula sarebbe stato Lon Chaney senior (ma morì prima che si potesse girare il film)!
Se ci spostiamo su terreni letterari più alti, vorrei ricordare che Totò desiderò sempre di fare Don Chisciotte, senza riuscirci; e qui aggiungo che il giovane Lino Banfi sarebbe stato un Sancio Panza magnifico.
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