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Maria ha 27 anni, è nata e vive a Napoli ed è laureata in Management e controllo d'azienda. Lavora da qualche anno come contabile in uno studio commerciale. «Detesto le cifre dispari ma il mio numero preferito è il 5»: questa è la frase che le viene in mente quando le si chiede di descriversi in poche parole; perché è una contraddizione in termini, perché quello che per tutti è bianco, per lei è avorio (o panna, o magari anche grigio perla) e da sempre ama lottare per sostenere questa e altre ipotesi. Ha mille passioni che coltiva a fasi alterne e proprio per questo ha deciso di aprire un blog, Start from Scratch, per provare a fermarne almeno una: la lettura.
L'opinione di Maria
Ho iniziato da poco a cercare le trasposizioni cinematografiche dei libri che leggo. Mi è capitato in passato di vederne, ma mai intenzionalmente. In generale credo che, prima di associare un libro ad un film, bisognerebbe capire quello che si vuole ottenere dalla visione dell’adattamento cinematografico. Il cinema e la lettura riferiscono la stessa storia attraverso mezzi completamente diversi e di conseguenza non possono infondere le stesse sensazioni; i libri hanno più tempo per poter esprimere il loro potenziale mentre il film deve, in un orizzonte più definito, catturare l’attenzione. Le immagini hanno un impatto immediato mentre le parole sono dosatori d’emozione a rilascio graduale quindi il paragone in senso stretto, secondo me, non ha molto senso. Quando io accosto il libro al film non è per passare al microscopio ogni più piccola differenza ma piuttosto per scoprire come è stata interpretata la storia, a quali vicende è stata data maggiore importanza, quali sono state messe in ombra. È come se sovrapponessi la mia esperienza di lettura al lavoro del regista. È un gioco. E una trasposizione riuscita per me non è quella che vanta un perfetto copia/incolla ma quella che riesce a farmi ritornare alle parole che ho letto, a ricordarmi alcune ambientazioni o atmosfere che per me sono state particolarmente significative. Tornando alla domanda (perché sì, prima di questa lungaggine c’era una domanda!) non c’è un film tratto dal libro che ho odiato in modo particolare. Odio è una parola bella forte. È successo però, molto spesso, che da libri meravigliosi siano stati girati film mediocri, insignificanti quasi. Il primo che mi viene in mente è la Jane Eyre del 1966 di Franco Zeffirelli: è un adattamento molto fedele al romanzo, probabilmente una delle più somiglianti che abbia mai visto, ma non mi ha trasmesso neanche in minima parte quello che ricavai dalla lettura del romanzo della maggiore delle sorelle Brontë. Una trasposizione che ho letteralmente adorato, anche più del libro stesso, è A voce alta - The reader di Bernhard Schlink; un film ruvido, difficile, ma di una potenza espressiva fuori dal comune. Kate Winslet è meravigliosa in quel ruolo, tant’è che ne ha ricavato un oscar come migliore attrice!
Quando ho letto La scopa del sistema di David Foster Wallace nella mia mente si avvicendavano dei fotogrammi perfetti. Uno dietro l’altro. Fantastico. David aveva la capacità di dare vita al caos e di fartelo vedere, di fartelo toccare quasi, come se fossi lì, come se bastasse solo tendere la mano per sfiorare i personaggi. Forse è proprio questo il motivo per quale, nonostante ci siano diversi scrittori degni di nota, si sente ancora e sempre la sua mancanza.