Questo il prologo integrale del libro Cannabis Non Solo Fumo, di recente uscita:
La storia della marijuana è straordinariamente complessa e si dipana per oltre due millenni, dando forma all’epopea di una pianta unica ed eccezionale. È una coltura non sempre com- presa e apprezzata che ha accompagnato l’homo sapiens nelle sue migrazioni fino ai confini del mondo. Questo libro non è semplicemente a favore della legalizzazione di una pianta, e dei suoi derivati, considerata fuorilegge dalle legislazioni mondiali, un vegetale utilizzato ogni anno da 150 milioni di persone a scopo psicotropo: la sostanza “illegale” più consumata al mondo, 10.000 tonnellate l’anno solo negli Usa. Si tratta piuttosto di provare a delineare i suoi percorsi all’interno della società moderna e illustrare i danni dell’attuale proibizionismo, enfatizzando le potenzialità, confermate da ripetuti successi sul campo, di questa pianta.
Per quanti hanno letto il volume dallo stesso titolo − pubblicato nel 2000 da questo medesimo editore, ripetutamente stampato ed esaurito −, l’impianto del libro è stato rivisto e aggiornato, a partire dalla storia più remota e fino ai nostri giorni. Oltre a illustrare dinamiche ed effetti dell’era proibizionista avviata nel mondo dopo il 1961, le pagine seguenti pongono rinnovata attenzione alla recente scena statunitense, con gli sviluppi sulla cannabis terapeutica nei molti Stati che la prevedono, l’avvento diffuso della hemp industry e l’imminente implementazione di strutture locali per l’uso ricreativo approvato in Colorado e Washington. Insieme a notizie dal resto del mondo, il testo include un esteso capitolo sulla situazione italiana, con informazioni di eventi e progetti a livello medico, industriale, imprenditoriale e politico – a riprova di un fronte antiproibizionista variegato e partecipato anche via Internet. Né manca lo spazio per la voce dei protagonisti, incluse le testimonianze di pazienti che usano marijuana terapeutica, proposte di legge per la depenalizzazione e altro ancora. L’obiettivo complessivo è quello di offrire un panorama a 360 gradi su storia, cultura e situazione mondiale (compresa quella italiana) relativa alla cannabis, con particolari di prima mano e riferimenti poco noti soprattutto ai più giovani.
I nostri interlocutori sono le nuove generazioni, per chiarire a chi non c’era, per esempio, come il successo del movimento del medical marijuana non si sia materializzato all’improv- viso, ma sia il frutto di decenni di un attivismo di base culminato negli anni ’60, quando negli Stati Uniti la cannabis divenne forza creativa e dinamica in una guerra culturale ancora in corso. Scenario che abbraccia il movimento hippy e quello pacifista, le sperimentazioni con l’LSD e l’esoterismo, la comunità gay e l’autodifesa dall’Aids, elementi portanti del fermento che animava particolarmente la Bay Area di San Francisco fino all’alba degli anni 1990, quando il contagioso impegno di pochi attivisti locali riuscì, tra discriminazioni e arresti, a far crescere radici nell’attuale business multimilionario che porta benefici a tanti malati; grazie anche al sostegno offerto da nuove ricerche scientifiche, da prove sul campo e da campagne di controinformazione – sebbene per i pazienti odierni quel che conta è l’accesso immediato e garantito alla medicina-cannabis.
A metà degli anni ’70, sono state condotte analoghe campagne informative in Italia, in particolare su tossicità, abuso e cultura della cannabis, spazzando via la demagogia di regime. Campagne oggi promosse dal variegato fronte antiproibizionista e amplificate da strumenti e reti digitali, nella consapevolezza che occorre liberarsi dall’ignoranza e dalla disinfor- mazione foraggiata dal Potere per sperimentare opportunità di cambiamento sociale e muoversi collettivamente verso un mondo migliore. Perché questa è la direzione che ci indica la storia della pianta, accompagnata da molteplici promesse: medicina potente ed efficace, plastica biodegradabile, carburante pulito, fibra tessile ecologica, cosmetici naturali, alimenti bilanciati, bioedilizia resistente, solo per nominarne alcune. Tutte qualità che debbono trovare maggiori applicazioni nel contesto italiano, per accelerare la revisione delle attuali leggi assurdamente punitive, soprattutto rispetto alle necessità dei pazienti, e consentire lo sviluppo di un promettente settore imprenditoriale, capace di contribuire a superare la crisi occupazionale.
Volenti o nolenti, la storia di questa pianta millenaria inizia nella notte dei tempi e continua ancora oggi in mille forme, in ogni angolo del pianeta. La sua cultura è indissolubilmente intrecciata con quella dell’umanità: ci ha agevolato nella condivisione di risorse e conoscenze, nelle esperienze interiori o religiose, ha favorito la nostra capacità di pensare autonomamente e la collaborazione fra umani nei momenti di bisogno, passando per le molteplici espressioni creative e artistiche, con la promessa di future applicazioni.
Saranno spazzati via equivoci, ignoranza e disinformazione? La cannabis potrà conquistare il riconoscimento che merita?
Dobbiamo tutti darci da fare, per tenere vivo questo variegato scenario storico, culturale e sociale, per ampliare il raggio d’azione e dare continuità a un percorso che non può perdersi e morire nelle pratiche oscurantiste dell’ultimo mezzo secolo. Fortunatamente, agli albori del nuovo millennio l’energia di un intreccio relazionale e culturale si propaga a macchia d’olio, andando oltre l’underground. Non un volo magico fine a stesso, ma uno scandagliare nel profondo le mille facce della “realtà”, per attivare il cambiamento fuori e dentro di noi e provare, tutti insieme, a creare un pianeta più vivibile e umano, dando impulso a uno sviluppo economico sostenibile e partecipativo.
Un quadro in cui, nel contesto italiano, la recente sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale la legge Fini-Giovanardi non è altro che il primo, atteso e importante pas- so verso una più ampia depenalizzazione – in sintonia con quelle pratiche e norme anti-proibizioniste che vanno ormai affermandosi un po’ ovunque nel mondo. È questa una pianta, una cultura, che merita tutto il nostro rispetto e che chiede di essere apprezzata per le sue molteplici qualità e potenzialità – oltre l’uso assai diffuso e sempre meno vietato di “stupefacente”.
Bernardo Parrella, febbraio 2014