Terra, prima che l'uomo faccia la sua comparsa: una razza aliena da il via alla vita permettendo al proprio dna di fondersi con il brodo primordiale. Terra, 2089: la coppia di archeologi Elizabeth Shaw e Charlie Holloway rinviene antichi dipinti di popoli terresti diversi con un unico comune denominatore: un invito a ragiungere una certa formazione di pianeti lontani anni luce dalla terra. Peter Weyland, fondatore della Weyland Corporation, finanzia la costruzione della nave spaziale Prometheus per raggiungere tale formazione. 2093: la nave arriva alla ricerca di quelli che potrebbero essere i progenitori dell'umanità: alieni chiamati "ingenieri".
Il problema di Prometheus è nella sceneggiatura! No, lo dico subito così tagliamo la testa al toro. Non è quello che dicono tutti, in fondo? "La sceneggiatura è piena di buchi", "alcuni personaggi sono poco approfonditi", "altri sono completamente stupidi", "ci sono elementi inutili buttati qua e là". Sì, è vero. In fondo a scrivere lo script è stato Lindelof (do you remember Lost?) che è oggettivamente un incapace. Uno che viene dalla tivù e che non capisce che il cinema ha dei meccanismi diversi. Che non puoi parlare di dieci cose diverse per poi dimenticarti di averlo fatto: non ci sarà il prossimo episodio ad approfondire quel che è stato lasciato in sospeso . Un film è una galassia unica che sì, può far parte di un universo ben più grande, ma deve essere visto come nucleo a se. Chiariamo: non si tratta di risposte. Non è detto che ci debbano essere sempre delle risposte. Anzi, a me le risposte non piacciono. Gli enigmi in sospeso sono fighi. In fondo questo film parla proprio di domande e risposte, con i suoi protagonisti che le cercano e noi insieme a loro ma per motivi diversi.
No! Qui si tratta di far succedere delle cose completamente inutili solo per aumentare il senso di mistero e il tasso di sorrisi e, perchè no, allungare il brodo.
Bene, ho riassunto in queste prime righe quel che penso sia il difetto principale del film. Ora posso dedicarmi a tutto il resto e inizio con un'affermazione che farà storcere il naso ai più: Prometheus è bellissimo. Te ne accorgi fin dai primi minuti, quando guardi il nostro pianeta di tanti millenni prima, splalanchi la bocca fino a farti male e pensi "oh, cazzo!". Poi lo stupore si trasforma in un sorriso a duemilacinquecento denti, e il motivo è che hai gia capito tutto: questo sarà non solo un bel film, ma soprattutto una bellissima esperienza. Una di quelle che ti ricorda perchè vai ancora al cinema. Non è così scontato, visto quel che il cinema è diventato negli ultimi anni: una fabbrica di prodotti usa e getta per il sollazzo immediato dei consumatori. Io invece vado al cinema alla ricerca di sogni. Hollywood è la fabbrica di sogni per eccellenza. Me li hanno promessi e io li voglio, li pretendo. Nella sala in penombra i sogni prendono forma. Prometheus prende forma con tutto l'universo che rappresenta, un'astronave che viaggia nell'infinito verso il senso dell'esistenza. Allora io ringrazio Ridley Scott, perchè è tornato a quello che sa fare meglio facendomi battere il cuore come non succedeva da tempo (Avatar? Forse!): la fantascienza. In fondo è sguazzando in quel genere che ha sformato due capolavori che l'hanno proiettato nell'olimpo dei registi. Forse è anche questa la causa della sua sfortuna: se fai il massimo all'inizio, tutto quello che viene dopo non è e non sarà mai all'altezza. Se poi fai cagate collossali (Soldato Jane?) allora ogni nuovo film è un passo falso preannunciato.
Per molti anche Prometheus è stato un mezzo passo falso. Mi viene da chiedervi che cosa vi aspettate. Uno crea non solo un mondo ma un intero universo. Gli da vita. Lo fa muovere e ci fa muovere dentro bravi attori. Ti fa saltare sulla poltrona, sorridere, piangere e aver paura. E la gente lì a criticarlo. "Non ha fatto nulla di originale", ma lui la cosa originale l'ha fatta quando la maggior parte di noi andava ancora all'asilo (io non ero ancora nato). Ma la gente è comunque lì a criticarlo, a prescindere. "E' un prequel di Alien ma Alien quasi non si vede", senza pensare che prequel sta per "quello che viene prima" e in effetti Prometheus racconta quel che viene prima di quanto narrato nel film del '79, nello stesso universo. Ammettiamolo, un'emozione unica per chi ha amato la saga con xenomorfo, per tutte le citazioni, i corsi e ricorsi, le gravidanze aliene e le teste mozzate di cyborg.
Ecco, per quanto l'effetto nostalgia sia grande non è l'unica cosa che permette a Prometheus di funzionare. Il comparto visivo è incredibile, da far luccicare gli occhi dietro i fastidiosissimi occhialini 3D. Ci viene raccontato un mondo cupo, terribile. Un mondo di morte, non adatto all'uomo e per questo dal fascino vitale. Ci viene mostrato da più punti di vista, attraverso gli occhi sintetici del robot David (Michael Fassbender) che è sicuramente il personaggio più interessante e riuscito per la non dichiarata ma innegabile capacità di provare sensazioni che non dovrebbe provare, attraverso quelli sognanti della dottoressa Shaw (Noomi Rapace) che non smettono mai di credere e cercare la risposta a tutte le domande: esiste un Dio o è solo in nome che diamo a esseri superiori ma, fondamentalmente, non troppo diversi da noi? Lei è la protagonista, la novella Ripley, donna/combattente, sacerdotessa del suo corpo/tempio che darà la vita all'incomprensibile sfuggendo alla maledizione della sterilità. Quasi una prescelta, direi, dal messianico David, figlio del dio/uomo.
E poi c'è la fredda Meredith Vickers (Charlize Theron, sbav), fuori ruolo e fuori film. E poi comprimari e visioni soggettive di un qualcosa così grande da apparire incomprensibile. Ci perdiamo e non sappiamo se riusciremo a tornare. Ha importanza? Sarebbe bello perdersi e continuare a viaggiare anche noi, alla ricerca delle nostre risposte.Ma il film non ce lo permette. Fugge via e non te ne accorgi, sei lì tra umani, alieni, robot e tentacoloidi e non ti sei reso conto che le due ore e passa sono giunte al termine. Presto le luci si riaccenderanno e tu verrai buttati fuori, sputato via da quell'utero di celluloide. Passerai da avere un mondo tra le mani (una delle scene più belle del film) a essere di nuovo uno dei tanti che ne fa parte. Fa parte del gioco, è vero, ma non per questo è meno doloroso.
Ovviamente non stiamo parlando di un capolavoro ma di un buon film. Uno di quelli che non passerà alla storia ma che visto senza troppe aspettative o senza aspettarsi il peggio, regala gioie ed emozioni. Come sempre dipende dagli occhi di chi lo guarda, dal suo background. I difetti sono oggettivi e possono dar fastidio, ma sono sparsi qua e là. Anche qui, dipende da quanta importanza gli date. Ovviamente c'è ancora molto da mostrare, da raccontare e da spiegare. Forse verrà fatto, forse no. Forse Scott lascerà tutto nelle mani di Lindelofe e allora ci sarà un pessimo Lost cinematografico. Tremo all'idea ma non importa. Prometheus è un corpo unico, un'opera che non vive necessariamente grazie a quel che viene prima o a quel che verrà dopo.
Che poi, diciamocelo, se Scott avesse voluto rispondere a tutte le domande cosa ne sarebbe venuto fuori? Pipponi infiniti sul senso della vita, sul perchè e percome esistiamo. Sul perchè, chiunque sia stato, l'abbia fatto. "Forse perchè poteva", accennano nel film. Magari non sarà del tutto sbagliato. Quel che conta è che il film ci spiega che non è importante avere risposte. E' importante il viaggio che facciamo per ottenerle.
Grazie Ridley, ti voglio bene. E non rompetemi i coglioni.
P.S. Tra i produttori del film ci sono Walter Hill e Tony Scott, scomparso poco tempo fa. Volevo dirlo. Andava detto.