A chi ancora non avesse capito che questo è un golpe diciamo che è arrivata l’ora di connettersi. Quella sinapsi che vi sta uscendo dall’occhio non è una caccola né un corpo estraneo, è materia grigia. E se ancora non vedete sangue nelle strade la colpa non è della sinapsi che vi annebbia la vista ma solo merito della Guardia Forestale che pensa ai bracconieri, dei Carabinieri che scortano le mignotte di Silvio, dei poliziotti costretti a salvaguardare l'incolumità di Belpietro e di Fede, della Guardia di Finanza intenta a controllare le generalità del proprietario della casetta di Montecarlo e dell’Esercito che sta tentando di evitare altri morti in Afghanistan. Questo è un golpe, senza se e senza ma. E di quelli peggiori perché avviene seguendo regole golpiste diventate per legge democratiche. La richiesta dell’autorizzazione a procedere rimandata dalla commissione parlamentare ai magistrati senza averne il potere è un golpe. I videomessaggi di Berlusconi senza contraddittorio sono metodi golpisti. L'attacco ai magistrati perché trent’anni fa avevano un ragazzo di Lotta Continua, è un metodo golpista. Richiedere documenti internazionali a titolo personale (essendo contemporaneamente il ministro degli esteri) per infangare un avversario politico è da golpe. Andare al Senato a sputtanare il presidente della Camera è da golpisti. Pagare i testimoni di una inchiesta il giorno stesso in cui vanno a testimoniare è da golpe e da delinquenti. Manipolare l’informazione a proprio vantaggio è da golpe e ricattare, minacciare, intimidire oltre che da golpisti è da mafiosi. L’unica fregatura per Silvio Il, è che si è contornato di mezze seghe, di pressappochisti e di quacquaracquà, per cui accadono cose come quella di ieri sera che ci lasciano interdetti come una foca tibetana davanti ad un orso hawaiano. L’antefatto. Ore 21.03. Mauro Masi è intento a trangugiare una cotoletta alla milanese con contorno di patatine fritte e lattuga quando squilla il telefono. “Buonasera presidente”, dice Masi alzandosi dalla sedia e battendo i tacchi. “Buonasera un cazzo – risponde dall’altro capo del telefono Silvio. Tu sei un gran coglione, ma lo stai seguendo Santoro? È appena finita l’anteprima e già mi ha tritato, pensa quello che succederà in trasmissione. Grandissimo pirla, se vuoi mantenere il tuo posto di lavoro fermalo”. “Ma presidente – dice Masi farfugliante – come faccio? Mica posso spegnergli le telecamere!”. “Fa quel che cazzo ti pare ma fermalo”. Tututututu...Mauro Masi, che in quel momento era sintonizzato su Cartoon Network, pigia il tasto 2 e vede che c’è ancora la pubblicità. Chiama la redazione di Annozero e dice perentorio: “Passatemi Santoro”. “Ma direttore, Santoro ha ricominciato ora la trasmissione”. “Passatemelo in diretta”, dice Masi inviperito. Quello che segue è un delirio. La voce di Masi è tremebonda, da esalazione dell’ultimo respiro, un rantolo nella notte: “Non sono mai intervenuto direttamente anche quando mi ha citato in diretta. Ma stavolta faccio un'eccezione. A tutela dell'azienda di cui sono direttore generale e che è anche la sua azienda, mi debbo dissociare nella maniera più chiara dal tipo di trasmissione che lei sta impostando, ad avviso mio e dei nostri legali in base al codice di autoregolamentazione sulla rappresentazione dei processi in tv, tema sollevato non più tardi di venerdì scorso anche dal presidente della Repubblica Napolitano”. Le parole di Masi più che una imposizione sembrano una preghiera del genere: “Per favore, fammi salvare la pagnotta”. Ma Santoro che alle minacce e alle intimidazioni risponde tirando fuori le unghie non si lascia mettere all’angolo. “Questo significa che la trasmissione sta violando le regole? Vuole chiuderla ora? Se vuole chiuderla noi la chiudiamo”, risponde Michele Furioso. “Le sto dicendo che ritiro me stesso e l'azienda dal tipo di trasmissione che sta facendo”, ribatte Masi in crisi di contenuti critici e rendendosi conto di aver detto una fesseria quando Santoro gli risponde: “Se ritira se stesso mi pare anche buono”. Ma lo scopo del conduttore è quello di stanare il direttore generale e lo fa con “Lei deve dire se questa trasmissione sta violando le regole o no”. Masi, ormai con il cervello simil-Etna tenta una risposta: “Ho sempre garantito che la trasmissione andasse in onda. Ma non sono io che debbo stabilire se le regole vengono violate o no”. “E allora che diavolo ha telefonato a fare, per un suo piacere personale?” Masi ormai in tilt: “Sono intervenuto perché la trasmissione potrebbe violare le regole”. E sul “potrebbe” Santoro sa di aver vinto la partita e la “Buonanotte, buonanotte un cazzo”, con cui congeda il direttore generale è il sigillo alla peggior figura di merda di un dg nella lunga e gloriosa storia della Rai. Siamo arrivati alle intimidazioni in diretta. Questo è un golpe e va chiamato per quello che è: un golpe.
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“Pronto? Sono Masi”. Santoro: “Ha sbagliato numero”. Storia di un golpe annunciato
Creato il 28 gennaio 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
A chi ancora non avesse capito che questo è un golpe diciamo che è arrivata l’ora di connettersi. Quella sinapsi che vi sta uscendo dall’occhio non è una caccola né un corpo estraneo, è materia grigia. E se ancora non vedete sangue nelle strade la colpa non è della sinapsi che vi annebbia la vista ma solo merito della Guardia Forestale che pensa ai bracconieri, dei Carabinieri che scortano le mignotte di Silvio, dei poliziotti costretti a salvaguardare l'incolumità di Belpietro e di Fede, della Guardia di Finanza intenta a controllare le generalità del proprietario della casetta di Montecarlo e dell’Esercito che sta tentando di evitare altri morti in Afghanistan. Questo è un golpe, senza se e senza ma. E di quelli peggiori perché avviene seguendo regole golpiste diventate per legge democratiche. La richiesta dell’autorizzazione a procedere rimandata dalla commissione parlamentare ai magistrati senza averne il potere è un golpe. I videomessaggi di Berlusconi senza contraddittorio sono metodi golpisti. L'attacco ai magistrati perché trent’anni fa avevano un ragazzo di Lotta Continua, è un metodo golpista. Richiedere documenti internazionali a titolo personale (essendo contemporaneamente il ministro degli esteri) per infangare un avversario politico è da golpe. Andare al Senato a sputtanare il presidente della Camera è da golpisti. Pagare i testimoni di una inchiesta il giorno stesso in cui vanno a testimoniare è da golpe e da delinquenti. Manipolare l’informazione a proprio vantaggio è da golpe e ricattare, minacciare, intimidire oltre che da golpisti è da mafiosi. L’unica fregatura per Silvio Il, è che si è contornato di mezze seghe, di pressappochisti e di quacquaracquà, per cui accadono cose come quella di ieri sera che ci lasciano interdetti come una foca tibetana davanti ad un orso hawaiano. L’antefatto. Ore 21.03. Mauro Masi è intento a trangugiare una cotoletta alla milanese con contorno di patatine fritte e lattuga quando squilla il telefono. “Buonasera presidente”, dice Masi alzandosi dalla sedia e battendo i tacchi. “Buonasera un cazzo – risponde dall’altro capo del telefono Silvio. Tu sei un gran coglione, ma lo stai seguendo Santoro? È appena finita l’anteprima e già mi ha tritato, pensa quello che succederà in trasmissione. Grandissimo pirla, se vuoi mantenere il tuo posto di lavoro fermalo”. “Ma presidente – dice Masi farfugliante – come faccio? Mica posso spegnergli le telecamere!”. “Fa quel che cazzo ti pare ma fermalo”. Tututututu...Mauro Masi, che in quel momento era sintonizzato su Cartoon Network, pigia il tasto 2 e vede che c’è ancora la pubblicità. Chiama la redazione di Annozero e dice perentorio: “Passatemi Santoro”. “Ma direttore, Santoro ha ricominciato ora la trasmissione”. “Passatemelo in diretta”, dice Masi inviperito. Quello che segue è un delirio. La voce di Masi è tremebonda, da esalazione dell’ultimo respiro, un rantolo nella notte: “Non sono mai intervenuto direttamente anche quando mi ha citato in diretta. Ma stavolta faccio un'eccezione. A tutela dell'azienda di cui sono direttore generale e che è anche la sua azienda, mi debbo dissociare nella maniera più chiara dal tipo di trasmissione che lei sta impostando, ad avviso mio e dei nostri legali in base al codice di autoregolamentazione sulla rappresentazione dei processi in tv, tema sollevato non più tardi di venerdì scorso anche dal presidente della Repubblica Napolitano”. Le parole di Masi più che una imposizione sembrano una preghiera del genere: “Per favore, fammi salvare la pagnotta”. Ma Santoro che alle minacce e alle intimidazioni risponde tirando fuori le unghie non si lascia mettere all’angolo. “Questo significa che la trasmissione sta violando le regole? Vuole chiuderla ora? Se vuole chiuderla noi la chiudiamo”, risponde Michele Furioso. “Le sto dicendo che ritiro me stesso e l'azienda dal tipo di trasmissione che sta facendo”, ribatte Masi in crisi di contenuti critici e rendendosi conto di aver detto una fesseria quando Santoro gli risponde: “Se ritira se stesso mi pare anche buono”. Ma lo scopo del conduttore è quello di stanare il direttore generale e lo fa con “Lei deve dire se questa trasmissione sta violando le regole o no”. Masi, ormai con il cervello simil-Etna tenta una risposta: “Ho sempre garantito che la trasmissione andasse in onda. Ma non sono io che debbo stabilire se le regole vengono violate o no”. “E allora che diavolo ha telefonato a fare, per un suo piacere personale?” Masi ormai in tilt: “Sono intervenuto perché la trasmissione potrebbe violare le regole”. E sul “potrebbe” Santoro sa di aver vinto la partita e la “Buonanotte, buonanotte un cazzo”, con cui congeda il direttore generale è il sigillo alla peggior figura di merda di un dg nella lunga e gloriosa storia della Rai. Siamo arrivati alle intimidazioni in diretta. Questo è un golpe e va chiamato per quello che è: un golpe.
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