Moshi moshi
di Banana Yoshimoto
Feltrinelli € 13,00 pp.206
Yocchan ha da poco raggiunto l'indipendenza economica dai genitori e vive da sola in un piccolo monolocale a Shimokitazawa, caratteristico quartiere di Tokyo fatto di stradine circondate da negozietti e ristoranti tipici ed è proprio in una di queste locande dedicate alla cuisine de ménage che lavora alacremente grazie all'affiatamento con la prorietaria Michiyo. La vita della giovane ristoratrice è stata sconvolta dalla notizia della morte di Imo, suo padre, apprezzato musicista, trovato morto, in quello che sembra a detta della polizia un omicidio suicidio, nei boschi di Ibaraki mentre era in compagnia di una giovanissima donna: la sua amante e cosa che ha lasciato tutti ancora più perplessi questa assassina-amante era anche imparentata con Imo. Se Yocchan è rimasta frastornata da questa tragedia,la madre sembra quasi uscire di senno, alcuni giorni dopo il funerale rivela alla figlia di ricevere giornalmente le visite del fantasma del marito,quindi chiede e ottiene ospitalità alla figlia.
Yocchan , messo da parte il suo egoismo,tenta di aiutare la madre a superare lo choc, ma anche lei ,che sembrava quasi immune al dolore, scoprirà, durante questa convivenza forzata, quanto Imo le manchi. Al ristorante un giorno capitano per puro caso, come semplici avventori, prima Aratani e poi Yamazaki due grandi amici e colleghi del compianto Imo. Questi due assidui clienti all'inizio sembrano aiutare la ragazza a superare il turbamento per la drammatica morte del padre,ma alla fine si trasformano,loro malgrado, in motivo di ulteriore sofferenza e
confusione,tant'è che Yocchan finirà per innamorarsi di entrambi divenendone l'amante.
Banana Yoshimoto ci sorprende ancora una volta descrivendo sentimenti, ossessioni, nevrosi che accompagnano il montare di una sofferenza repressa con originalità e raffinata analisi psicologica. Moshi moshi?, corrisponde al nostro:"pronto?Pronto? chi parla?"
Il lutto è una telefonata,improvvisa,inattesa, nel momento stesso in cui alziamo la cornetta e chiediamo "moshi?" moshi?" comprendiamo che non c'è e non ci sarà più alcuno a rispondere.
di Luigi De Rosa