Photo credit: dumplife (Mihai Romanciuc) / Foter / CC BY
Venerdì 13 Settembre, sono state depositate le sessantacinquemila firme raccolte dal partito Radicale, dall’associazione Luca Coscioni e da Exit Italia per una proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale. La soglia minima di cinquantamila è stata superata di gran lunga, segnalando una risposta non indifferente in materia. Attualmente il Codice Penale prevede agli articoli 579 e 580 i reati di agevolazione e istigazione al suicidio, includendo nel profilo il personale medico che assiste un malato nell’eutanasia, anche qualora venga espressamente richiesto con dichiarazioni di volontà esplicite come il testamento biologico.
Emilio Coveri è il fondatore di Exit Italia: un’associazione che dal 1996 si batte a favore dell’eutanasia e offre assistenza e consulto a chi cerca informazioni sull’argomento.
Quali sono gli obiettivi di Exit Italia e della proposta di legge?
La cosa più importante, agli inizi, è stata dare al paese la possibilità di presentarsi ad un dibattito su questa tematica. Quando è nata Exit il dibattito era totalmente assente. All’epoca siamo rimasti sconcertati perchè la risposta degli italiani ha superato le aspettative e abbiamo centrato l’obiettivo alimentando il dibattito. Il nostro comitato medico-scientifico ha presentato a Marco Pannella una proposta di legge, ma abbiamo accettato quella dei Radicali perchè ci interessa che sia raggiunta l’eutanasia legale e la depenalizzazione per la persona che aiuterà il paziente a terminare i suoi giorni.
Il dottor Silvio Viale, uomo-cardine di Exit, ha proposto delle modifiche che sono state accettate, quindi siamo andati a presentare la proposta in Cassazione a Roma assieme ai Radicali e all’UAAR (Unione atei-agnostici-razionalisti). Questa cooperazione si è rivelata un successo. 60.000 firme per una proposta di iniziativa popolare che sarà presentata in Camera dei Deputati. Torino è stata la prima in testa con 6.000 firme, prima di Trieste e Roma.
Ritiene che l’opinione pubblica italiana abbia discusso a sufficenza e adeguatamente sull’eutanasia e il testamento biologico?
Prima di tutto ritengo che gli italiani non ne abbiano discusso in precedenza perchè non gli hanno dato la possibilità di entrare in questo argomento importante. Vengono proposte cose che fanno dimenticare altri temi scomodi.
I politici non pongono la domanda perchè hanno paura di perdere l’appoggio delle lobby farmaceutiche, dei medici e del Vaticano. Come medici intendo i parcellari, che pensano solo alle loro parcelle. Quelli che vivono sul malato, quello che non ha più possibilità di guarigione. Su questo non accetto che si prenda la gente in giro. Il decreto Calabrò si prendeva gioco degli italiani perchè sosteneva che si potesse fare un testamento biologico ma che alla fine decidesse comunque un medico, vanificando la volontà dell’interessato.
Quali pensa siano stati i risultati raggiunti dalle lotte di Beppino Englaro e Mina Welby?
Beppino Englaro è un mio carissimo amico e ho fatto molte manifestazioni a favore di Eluana davanti la clinica, assieme ai Radicali e ritengo che grazie a Beppino che per 18 anni ha portato avanti, a sue spese, una battaglia vergognosa per questa classe politica.
Continuavano a fare vedere le foto di Eluana a 18 anni, ma nè il presidente di allora Berlusconi nè Napolitano sono andati a vedere come stava veramente questa ragazza. Noi siamo andati da Eluana e abbiamo buttato via le bottiglie che Giuliano Ferrara lasciava davanti l’ospedale per indicare l’idratazione e l’alimentazione forzata, cosa che noi non vogliamo. Piergiorgio Welby è stato il primo a richiedere questo diritto di libera scelta. Welby ed Englaro sono i precursori e l’emblema dell’eutanasia in Italia. Senza di loro l’opinione pubblica non sarebbe stata informata.
Quali differenze pensa siano più significative tra l’Italia e il resto del mondo, in materia?
Negli altri paesi le persone sono diverse. Me ne rendo conto quando a volte mi chiama gente disperata, domandandomi di poter passare davanti agli altri, offrendosi di pagare, ma la questione non è pagare. Fare le forme all’italiana, che io odio, significa “io mi aggiusto per me e gli altri affari loro”. Noi siamo un paese malfatto in questo, senza una regola ed un senso civico, pensiamo solo a noi stessi senza rispetto per gli altri ed è per questo che siamo fregati da politicanti da strapazzo. La Francia avrà la legge sull’eutanasia molto presto, Hollande l’ha promessa in campagna elettorale. Anche la Spagna ci passerà davanti nonostante sia un paese cattolico. Per noi italiani sarà difficile ottenere una legge sull’eutanasia perchè siamo un paese troppo “Don Camillo e Peppone”, anche la sinistra si fa influenzare anzichè essere libera ed indipendente. Ed è gravissimo.
Marcello Porro è il coordinatore nazionale di Exit Italia e si è occupata della raccolta firme che lo ha portato nelle piazze italiane, lavorando insieme ai membri del partito radicale.
Quali pensa possano essere le risposte della classe politica italiana sull’eutanasia e il testamento biologico? qual è il vostro rapporto con il Partito Radicale?
Nè sui giornali a grande diffusione, nè su Mediaset e Rai si è parlato di eutanasia e testamento biologico. Il nostro è un movimento popolare senza collegamenti con i partiti bensì con singoli esponenti. Diversi membri del centrosinistra e del Movimento5Stelle hanno dato adesione personale, anche qualche esponente del centrodestra. Noi siamo un movimento che crede nella libertà di scelta sul fine-vita.
Qual è il rapporto di Exit Italia con gli ambienti cattolici? Trovate soltanto opposizione o c’è spazio per punti di incontro?
Anche in questo caso parlo di singole persone che pur professandosi cristiani, pensano che sia giusto permettere ad altre persone di poter decidere. Magari queste persone cattoliche non condividono le nostre idee, ma hanno firmato perchè altri possano scegliere per sè stessi. Al momento in Italia circa il 70% è favorevole all’eutanasia legale e al testamento biologico.
articolo di Francesco Dovis