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Proposta shock: un riscio’ per i lavoratori in esubero del tpl

Creato il 20 giugno 2012 da Ciro_pastore

PROPOSTA SHOCK: UN RISCIO’ PER I LAVORATORI IN ESUBERO DEL TPL Trasformare una parte del personale indiretto in esubero in “pedalatori” per i risciò PROPOSTA SHOCK: UN RISCIO’ PER I LAVORATORI IN ESUBERO DEL TPL Lo stato di crisi strutturale del Trasporto Pubblico in Campania impone una forte riduzione degli organici delle aziende Non passa giorno che le autorità competenti, i politici, i manager e i sindacalisti non dichiarino lo stato comatoso del TPL. Ogni giorno, paginate intere di quotidiani nazionali e locali ci illustrano il pensiero degli addetti ai lavori che, seppure declinando il fenomeno dal proprio specifico punto di vista, concordano assolutamente sull’impossibilità di proseguire con l’attuale dote di finanziamenti pubblici. Per ultimo è arrivato il diktat dell’AD di FS, Moretti, che, in un recente convegno sul tema, ha dichiarato in presenza del Ministro dello Sviluppo, Passera, che senza un adeguamento dei contratti di servizio o, in subordine un incremento tariffario, FS non è interessata al rinnovo dei contratti nelle varie regioni. L'allarme di Moretti deriva, in realtà, dal modo in cui sono state definite e gestite negli ultimi anni le risorse per il trasporto regionale. Il Numero Uno delle Ferrovie ha poi spiegato che, per quanto riguarda il servizio regionale, i cosiddetti " ricavi per passeggero/chilometro" in Italia sono di 10,8 centesimi di euro contro i 17,2 centesimi del trasporto su gomma". Moretti ha aggiunto che in Germania, i ricavi per passeggero/chilometro sono 20 centesimi e in Francia i ricavi sono di 22 centesimi. Situazione ancora più vantaggiosa è quella inglese, che vede ricavi per passeggero variare da "33 a 42 centesimi chilometro".  In sostanza, ha spiegato l'AD di Fs, in Italia il trasporto su gomma viene riconosciuto al 70% in più rispetto al treno. In maniera decisamente schizofrenica, però, contemporaneamente a queste lamentazioni, una società del Gruppo FS, BusItalia-Sita Nord, in questi giorni ha acquisito – insieme ad altre azienda - Ataf, la municipalizzata di Firenze. Con questa acquisizione Fs concretizza il primo passo della strategia di “tenere fuori” i concorrenti stranieri dal TPL italiano. In questo caso, i francesi di Ratp, già presenti in altre città italiane, sono stati battuti da un’offerta di 18 milioni e 900mila euro, rispetto ad una base d'asta di 12,4 milioni. C’è da sottolineare, peraltro, che ATAF ha un giro d'affari che supera i 74 milioni, di cui 43,5 dal contratto di servizio e 31 dalla vendita dei biglietti (dati 2010). Come si vede, non si tratta di un’azienda decotta, tutt’altro, visto che i ricavi da ticket sono circa il 40%, ben superiori agli standard delle aziende campane che nella gomma non vanno molto oltre un misero 10% che non le rende appetibili e le sta portando al collasso economico-finanziario. Il vero problema delle aziende della nostra regione, sia nel ferro che nella gomma, è il basso tasso di produttività e la incoerente distribuzione del personale nelle varie mansioni. A Firenze, per esempio, su meno di 1300 lavoratori complessivi, quasi 900 sono autisti. Nelle nostre realtà, invece, il rapporto, fra personale utilizzato direttamente nella “produzione del servizio” e quello definito indiretto, è paurosamente sbilanciato verso questi ultimi. Questo, ovviamente, determina un calo drastico della produttività reale. Nel tardivo tentativo di mettere riparo a questa situazione, il management nostrano (sostenuto dalla politica regionale) sta provando ad innalzare la produttività individuale ma, soprattutto, ha individuato notevoli esuberi nel personale cosiddetto indiretto. Esuberi che, salvo miracoli dell’ultima ora, porteranno inevitabilmente all’applicazione dei contratti di solidarietà, a cui faranno seguito altre misure ben più gravi. In una tragica escalation, potremmo dover assistere a decisioni sempre più penalizzanti per i lavoratori indiretti, a partire dalla messa in mobilità, finendo con il, finora impensabile, licenziamento. E se queste sono le poco rosee aspettative, diventa meno improbabile che si arrivi a forme di “ammortizzatori” quanto meno esotiche. Lo stesso Vetrella, Assessore ai Trasporti della Regione Campania, nei giorni scorsi in un convegno dichiarava pubblicamente che si devono immaginare forme di “trasporto basate anche sull’utilizzo del taxi”, giungendo a sostenere che “in alcune situazioni è più conveniente servire gli utenti con un servizio door-to-door”. Insomma, meno autobus e treni, ma più taxi, magari sovvenzionati / convenzionati con la Regione. Chi scrive, qualche mese fa, aveva avanzato, tra l’ilarità generale dei tanti conservatori di maniera, la stessa proposta. Ma a questo punto, per non far mancare al fantasioso assessore il supporto di idee creative, frutto del “pensiero laterale”, avanzo una proposta, questa sì, davvero shockante. Apriamo il mercato del trasporto pubblico ad una modalità poco conosciuta dalle nostre parti: il risciò. Sì, il risciò, il mezzo di trasporto trainato da esseri umani, che fa tanto Estremo Oriente. Ognuno di voi lo avrà visto nei vecchi film e documentari sulla Cina o il Vietnam colonizzato dai francesi. Vi ricorderete quegli omini piccoli e macilenti che, muniti di un grande cappello di paglia, trasportavano per i viali assolati di Pechino e Saigon i turisti occidentali o le elites autoctone. Emblema di un colonialismo che credevamo finito, ma che forse ora diventa indispensabile importare proprio nelle nostre città. Una folta schiera di pedalatori e corridori potrebbe, quindi, affollare le nostre vie del centro. Lavoratori, anzi piccoli imprenditori, che alimentandosi con una ciotola di riso alla cantonese, potrebbero dare un colpo risolutivo anche i problemi ambientali, visto che le loro emissioni nocive si ridurrebbero alle flautolenze che, pur ricche di metano, non rilasciano CO2.  Ovviamente, inutile rimarcarlo, i guidatori di risciò risolverebbero anche i loro personali problemi di obesità, vista l’intensa e proficua attività fisica a cui sarebbero sottoposti. Ne risentirà il comparto dei dietologi ed il mercato delle diete fai-da-te, ma ne guadagneranno le vendite di scarpe da corsa. Certo, il profilo altimetrico di Napoli, ricco di pendenze, rende meno agevole allargare la platea dei possibili guidatori di risciò. Dovranno essere accuratamente selezionati in base a rigidi parametri fisici, per evitare che si possa incombere in una poco augurabile ecatombe di ex filotranvieri. Ecatombe che, peraltro, avrebbe il vantaggio di risolvere definitivamente il problema degli esuberi nel TPL e, allo stesso, tempo ristorare le esauste casse dell’INPS, che dovrebbe limitarsi ad erogare le pensioni di reversibilità alle premature vedove. Ci saranno, come sempre, dei problemi legati alle autorizzazioni amministrative da richiedere per il rilascio della LICENZA DI GUIDA RISCIO’. La burocrazia, si sa, ha le sue leggi inflessibili. Si stabiliranno standard del calessino, misure antropometriche del guidatore che, gioco-forza, dovrà essere sottoposto periodicamente al classico ciclo di visite mediche. Insomma, un nuovo settore da regolamentare e disciplinare, a cui erogare sovvenzioni chilometriche e, infine, da mettere a gara. A quel punto, voi direte, che differenza ci sarebbe con il sistema attuale? Nessuna, anzi forse una sola. Per i guidatori di risciò che dovessero andare in esubero, come per i cavalli da corsa azzoppati, ci sarebbe il classico pietoso colpo di pistola. E chi si è visto, si è visto. Requiescant in pace. Ciro Pastore - Il Signore degli Agnelli

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