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Insomma lo spazio per un taglio delle tasse purtroppo non c'è, né il margine per utilizzare i fondi strutturali europei il cui cofinanziamento aumenterebbe il nostro deficit. L'uscita dalla condizione di «sorvegliati speciali» deve essere l'occasione per ripensare una strategia per la crescita e la riduzione del debito. Le cose da fare sono note da tempo. Attuare le riforme strutturali suggerite per l'ennesima volta dall'Europa. Rimettere le banche in condizione di prestare denaro, un altro punto sottolineato nelle raccomandazioni della Commissione. Per far questo, si può utilizzare il Meccanismo europeo di stabilità (Ems), come ha fatto la Spagna. Diminuire la pressione fiscale, in primis sul lavoro, e di una quantità che faccia differenza, diciamo 50 miliardi.
Per far questo occorre negoziare con l'Unione Europea un temporaneo superamento della soglia del 3% in modo da poter ridurre subito le imposte sul lavoro.
Contemporaneamente adottare un piano di riduzione delle spese spalmato sull'arco di un triennio. Il deficit rimarrebbe superiore al 3% ancora per due anni e rientrerebbe solo fra tre. Come la Francia.Ovviamente affinché un simile piano sia credibile e si realizzi in tutte le sue parti, non solo in quelle più facili, dovremmo sottoporci alla sorveglianza di Bruxelles.
«Sorvegliati» rimarremo comunque,inutile illuderci, perché le stime di crescita ci spingeranno comunque oltre il 3 per cento anche senza far nulla su tasse e spese. Ma, allora, almeno barattiamo l'inevitabile controllo di Bruxelles per fare qualcosa di utile, non per sopravvivere navigando a vista intorno a un fatidico e inafferrabile 3 per cento.
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