Chi sei?
Sono Elisa, ho 27 anni, vivo a Milano con poca convinzione, con due pesci rossi e un unicorno gigante di peluches.
Ho studiato all'Accademia di Brera e quando mi sono accorta che volevo dedicarmi alla fotografia ho seguito un corso di un anno tra acidi, ingranditori e basculaggi millimetrici di un banco ottico troppo pesante per le braccia magre. Quando non lavoro come assistente o post-produttrice passo le mie giornate ai mercatini, facendo zapping con il mio amico Giordano, guardando film francesi. Sono ossessionata dal volto di Pasolini e dai disegni di Daniel Johnston. Mi piacciono i gatti della fortuna cinesi, il digerselz e la voce di Morrisey.
La prima cosa a cui pensi appena sveglio?
Ellioth Smith (The Biggest Lie è la suoneria della mia sveglia), e poi penso che mi piacerebbe avere un gatto.
Di cosa hai una scorta?
Bottiglie di acqua vuote, ne ho una pila in cucina che arriva fino al soffitto.
Di cosa hai bisogno per essere felice?
L'ultima volta che ho pensato di essere davvero felice ero a Berlino ormai da un mese, da sola. Quella sera ero all'Astra Kulturhaus, bevevo tantissima birra, faceva un caldo irrespirabile e avevo di fronte i Death Cab for Cutie.
In questo mondo le persone si dividono in?
Quelle che hanno immaginazione, e quelle che ne sono sprovviste.
Un politico, una popstar o un artista che ammiri particolarmente vari motivi?
Una delle persone che più stimo al mondo è FAM (Francesca Alfano Miglietti), curatrice di mostre d'arte, scrittrice, docente all'Accademia di Brera e maestra di vita.
Incontrarla è stato determinante, se non fossi inciampata in lei ora sarei una persona del tutto diversa. Lei mi ha insegnato a osservare, a sentire (traduzione inglese: feel) e mi ha fatto capire che camminare senza meta per la città raccogliendo graffette aveva un senso. E che è importante sapersi meravigliare, sempre.
Il luogo più importante di casa tua?
A casa dei miei genitori in campagna c'è uno spazio ormai abbandonato in cui un tempo ci tenevano i conigli. Sono rimaste le gabbie, le ragnatele, gli scricchiolii, gli insetti e tutti i miei ricordi di quand'ero bambina.
Tre posti dove dove non sei mai stato e che vorresti vedere?
L'Islanda, il monastero greco-ortodosso di San Giorgio in Koziba, il castello di Neuschwanstein sotto la neve.
Pensando all'Italia, qual è la prima cosa che ti viene in mente?
Un luogo splendido da cui andarsene.
Quale città d'Italia ti attrae per il suo ambiente creativo?
Quella in cui vivo. Milano ha moltissimo difetti strutturali, è grigia e costosa, severa e limitativa.
Ma a livello artistico e musicale offre alcune realtà molte interessanti, è forse l'unica città in cui vale la pena investire tempo ed energie, facendo sacrifici enormi e spesso navigando nella tentazione forte di mollare.
Cosa volevi fare a 14 anni?
Volevo studiare lingue orientali e viaggiare tanto.
Cosa non indosseresti mai?
Tacchi alti, credo mi toccherà tenermi i piedi a cannuccia per il resto della vita.
Che cos'è per te la creatività?
Decontestualizzare, saper guardare in maniera trasversale le cose.
Da cosa trai ispirazione per i tuoi progetti?
Dettagli, film, colori, pagine di libri, oggetti trovati per strada, vecchie foto, nuove foto, illustrazioni.
Che definizione hai per la fotografia?
La prima definizione che mi viene in mente in maniera istintiva è quella che da Roland Barthes ne "La camera chiara" quando dice: "La fotografia è un modo per riprodurre all'infinito ciò che ha avuto luogo una sola volta. Riproduce meccanicamente ciò che non potrà mai ripetersi esistenzialmente".
Per me, in particolare, è un modo di guardare le cose, di fissare attimi apparentemente insignificanti ma irripetibili che parlano di me, della mia quotidianità. E' una cosa molto intima, e preziosa. Un'abitudine, necessaria.
Qual è il posto dove riesci a trovare più idee?
Di solito viaggiando in treno. Mi affascinano e ispirano le stazioni, gli aereoporti, i non-luoghi in generale.
Che cos'è per te il lusso?
Paradossalmente, avere tutto il necessario. Ho sempre avuto la tendenza (qualcuno dice malattia) ad accumulare cose, circondarmi di oggetti superflui, animali colorati, cerotti dalle mille fantastie, scatole di latta vintage per cui potrei spendere una fortuna, poi magari risparmio sul cibo o salgo in tram senza biglietto. Quando mi sono trovata a dover scegliere tra un materasso nuovo per il mio letto o un Teppaz allo stesso prezzo, non ho avuto dubbi. Quindi indicativamente mi piacerebbe un giorno potermi permettere il lusso di avere un letto comodo, comprarmi il barattolo di filetti di tonno più buoni che ci sono senza pensarci troppo o prendermi un taxi alle 2 di mattina piuttosto che tornare a casa a piedi dalla parte opposta della città.
Un film recente che ti è piaciuto?
Away We Go, di Sam Mendes. E poi tutti i film di Wes Anderson, perchè riescono a farmi ridere, piangere e starnutire contemporaneamente.
L'ultimo libro letto?
Sto leggendo "il giro del giorno in ottanta mondi" di Julio Cortazar, intervallato da "Il libro dei perchè" di Gianni Rodari.
Una colonna sonora delle tue giornate?
Dente, Anice in bocca.
Con chi ti piacerebbe lavorare?
Darei quasi tutto pur di poter lavorare anche soltanto per qualche ora con Tim Walker.
Credo che se potessi decidere cosa fare, con chi, e in quale modo, vorrei fare esattamente quello che fa lui, con la sua delicatezza, la sua fantasia, la sua preparazione e il suo sorriso sulle labbra.
Cosa provi quando rivedi alcuni progetti di due o tre anni fa?
Mi fanno sorridere per l'ingenuità con cui sono nati e sviluppati, ma spesso mi pento di averli troncati sul più bello.
L'ultima cosa che fai prima di dormire?
Indosso la mascherina a forma di panda contro la luce mattutina.
Progetti per il futuro?
Trasferirmi definitivamente a Berlino e rimpilzarmi di waffel da Napoljonska, diventare amica dei bambini, camminare tanto, fotografare di più.
Link dove è possibile vedere quello che fai o dove seguirti?
www.elisasecco.com
Una frase o un pensiero per concludere l'intervista?
"Soffrirò, morirò, ma intanto sole vento vino trallallà." - Miša Sapego