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Protestare per cambiare, davvero

Creato il 22 dicembre 2010 da Alessandro @AleTrasforini
Studenti precipitati nel buio di un centro identificazione, studenti che lasceranno i palazzi alla loro solitudine in questa giornata di mobilitazione e protesta costruttiva.
Studenti desiderosi di futuro, appunto; studenti impossibilitati a guardare davanti a loro con indifferenza ed apatia. Nell'odierno numero de L'Unità Luigi Manconi, nell'editoriale quotidianamente affidato a persone interessate alla notizia del giorno, si chiede "E se questo movimento studentesco non si esaurisse con la giornata di oggi?"
Secondo il sociologo, la protesta potrebbe continuare nel tempo prendendo nuova linfa, per due ragioni fondamentali e congiunturate al tempo che stiamo vivendo: da un lato la dimensione non solo italiana del fenomeno, prevedente manifestazioni di massa a matrice non solo studentesca già presenti in questi ultimi mesi e settimane; dall'altro, invece, lo scenario di devastante crisi economica nella quale si è innescata la miccia della mobilitazione. L'editoriale non manca di far notare quella linea sottile ma imprescindibile, secondo la quale questa manifestazione è ancora una volta in più differente dalle precedenti, in quanto verificatesi in periodi di risorse affluenti e di aspettative crescenti.
Ci saranno studenti lontani dalla miseria dei palazzi del potere, ci saranno futuri uomini desiderosi di vedere, oltre ad una diversa Università, anche un domani dotato di maggiore peso specifico.
Ci saranno studenti in corso e fuoricorso, ci potranno essere individui disposti a modernizzare la comunità nazionale, rinvigorendo le relazioni sociali e gli stili di vita che riempiono di dignità uno Stato di diritto.
Ci saranno iniezioni di vita in uno Stato clinicamente depresso, testato da certificati medici e sintomi di ogni tipo: disoccupazione record, debito pubblico alle stelle, secolare distacco tra vertice e base della piramide sociale, con un etc... che mai suonò così carico di significati.
Dietro la grande delusione impressa dalla classe politica italiana, si può aprire un periodo di grande impegno e passione sociale rivolto al pieno e consapevole raddrizzamento del Paese intero.
Dal futuro deve partire la riscossa per il futuro: è forse questa la chiave di volta per scardinare il meccanismo imposto da questo orrendo status quo?
Esiste un monito universale e pienamente verificabile, racchiuso e sintetizzato nelle parole dello scrittore Tommaso Pincio in una lettera pubblicata oggi da L'Unità:
"[...]Io vorrei vi ricordaste che chi protesta è come se reagisse alla massima adulta e rinunciataria "Così va il mondo". Chi protesta vuole che il mondo vada diversamente. E se non può volere, spera. Spera che qualcuno gli dia ascolto, che gli fornisca una ragione per continuare ad andare avanti anche se così va il mondo.
C'è stato un tempo in cui si parlava di immaginazione al potere. Quelle strane parole intendevano proprio questo: che non c'è nulla di inevitabile nel nostro stare insieme, nel modo in cui organizziamo la società. [...]"
Si protesta, quindi. Si protesta per ribellarsi al senso di rotazione del mondo, si protesta per inseminare di partigianesimo moderno questo antiquato mondo.
Si protesta per evitare di trasformare la tristezza in depressione, si protesta per sentirsi meno soli.
Il significato di resistenza attiva è una realtà comune, in moltissimi campi della conoscenza umana: dalla resistenza elettrica alla resistenza dei materiali, dalla resistenza al calore alla resistenza prodotta da coefficienti di sicurezza opportunamente tarati.
In questo mare, deve esserci anche la resistenza pacifica.
In mezzo a questo oceano, gli studenti hanno il dovere di resistere attivamente e modernamente. Resistere e protestare, per essere cittadini e partigiani del nuovo che avanza.
Resistere per non essere indifferenti, abulici, parassiti, vigliacchi e macchiette del mondo che ci circonda.
Si protesterà, quindi, in un solco di tranquillità e civiltà si spera senza colpi di coda ed eccezioni.
Citando Afeni Shakur, alias 2Pac, è più che mai necessario imprimere ai giovani una svolta necessaria:
"[...]Tutti si vergognano dei giovani perchè la verità appare strana /  E per me è il contrario, gli abbiamo lasciato un mondo tormentato e fa male / perchè un giorno qualsiasi premeranno il bottone / ed urleranno condannati come Malcolm X e Bobby Hunton /  sono morti per niente. [...]"  (Ghetto Gospel, traduzione da estratto video)
Per non morire per niente, per non demoralizzarsi, per credere che qualcosa possa davvero ancora cambiare.
Per questo e per mille altri motivi è giusto e lecito ascoltare questa protesta che ha il solo scopo di farsi sentire.
Farci sentire per non farci dimenticare: è questa la nostra sacra responsabilità di studenti.
Perchè essere parte della protesta e di un nuovo ordine di partigiani del diritto allo studio?
Citando Gramsci, capace di rispondere meglio di chiunque altro:
"[...]Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.[...]"
Essere studente e protestante, per scelta consapevole e pacificamente ascoltabile.
Sarò, da studente consapevole, con voi.
Ed in mezzo a voi, si intenda fermamente.
PROTESTARE PER CAMBIARE, DAVVERO

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