Il provvedimento è stato preso in seguito agli scandali Expo e Mose; il governo in seguito ai (mis)fatti di corruzione ha deciso di delegare poteri straordinari di controllo al Commissario Anticorruzione. Il super pm dal canto suo ha chiesto oltre a maggiori spazi di manovra anche una normativa più restrittiva nei confronti dei corrotti.
Il protocollo inoltre prevede linee guida per “l’avvio di un circuito stabile e collaborativo” tra Anac, Prefetture ed enti locali “per la prevenzione dei fenomeni di corruzione e l’attuazione della trasparenza amministrativa”. L’intenzione è rafforzare i rapporti tra Autorità e prefetti al fine di garantire maggiore sostengo agli enti locali, in difficoltà nell’applicazione della legge anticorruzione 190.
La stessa Autorità Anticorruzione ad un anno dall’emanazione della norma ha denunciato nel rapporto annuale i problemi organizzativi accentuati dalla “complessità del disegno riformatore che interviene nella delicata sfera dei rapporti tra politica e amministrazione. È emblematico che nel primo anno di applicazione della normativa anticorruzione l’Autorità abbia potuto rilevare che le norme di più diretta rilevanza per i vertici politici ai vari livelli di governo e, in particolare, la disciplina della inconferibilità e dell’incompatibilità e degli obblighi di trasparenza per gli organi di indirizzo politico, abbiano suscitato particolare attenzione e preoccupazione all’interno delle amministrazioni”.
Si creerà un ponte tra l’Anac e gli enti locali per la prevenzione e la repressione dei fenomeni di corruzione nelle pubbliche amministrazioni. Verranno applicate le disposizioni del decreto legge 90/2014 in materia d’appalti.
Ai corrotti verranno applicate le stesse misure di prevenzione dei mafiosi, ha assicurato Alfano. L’obiettivo è prevenire oltre che reprimere tali fenomeni cosicché non venga rotto l’equilibrio del mercato.