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Provato per voi: il bagno VERAMENTE turco (parte 1)

Creato il 16 marzo 2013 da Danny @StoriediViaggio

IL MIO PRIMO HAMAM TURISTICO

hamam

E’ il must di ogni viaggio in Turchia e questa sarebbe di per sè un’ottima ragione per evitarlo; tuttavia andare in un haman un bagno turco veramente türk, è un’esperienza che non ho avuto la forza di evitare. Mi sono informata, ho letto “recensioni” e  i pareri espressi on line non sempre sono stati incoraggianti. Però mi incuriosiva la pratica di questo rituale e poi sono un’appassionata del caldo-umido….Dunque, dopo una serie di ricerche e documentazioni:

1) Ho scartato il più famoso Cagaloglu, che da quando è stato inserito nella guida 1.000 place to see before you die, pare sia diventato infrequentabile. Pullula di turisti (tutti presumibilmente scaramantici) oltre ogni limite accettabile

2) Ho scartato il Sulemaniye, pur ben recensito, perché aveva lo spazio misto uomini e donne. Lascia stare che l’esperienza è turistica ma sarebbe come fare il kebab col maiale. Non ha senso.

3) Ho optato per il Çemberlitas un po’ perché era l’unico “storico” rimasto, un po’ perché si trova in Divanyolu Caddesi (quando si sta a Sultanahmet è un po’ come via Indipendenza quando si sta a Bologna. Niente di speciale e vorresti evitarla ma poi, non si sa come, passi sempre da lì).
Dunque mi sono appropinquata al mio primo hamam, verso le 20.30, sperando che il più della folla fosse a cena.

(Per quelli/e di voi che arriveranno a questo post dai motori di ricerca, nel tentativo di capire come vestirsi…o meglio quanto spogliarsi, nell’hamam: In questo genere di hamam si va con gli slip, che ti forniscono loro e poi li porti a casa come souvenir, e avvolti nel pestemal, che ti forniscono loro e poi si ripigliano. Non si sta completamente nude, non si tiene il pezzo di sopra del costume. Non fate le solite sfigate italiane che si fanno riconoscere dal top del costume. Tanto poi, la keseci – ovvero la massaggiatrice – vi costringe a toglierlo senza troppe finezze, umiliandovi alquanto. Negli hamam meno turistici, invece, si sta come mamma vi ha fatti).

La sala centrale, quella del “vapore” è bellissima, in marmo sul rosa e al centro la piattaforma. Qui una quindicina di donne stanno stese, godendosi il vapore o il massaggio. La mia addetta (cioè quella addetta a me) arriva in una decina di minuti.  Come descriverla? Una grossa, grassa mamma turca, che mi prende, mi frulla, mi sposta, mi stande sul pestemal, quando vuole che mi sposti me lo tira da sotto il culo, quando vuole che mi giri mi da’ una sculacciatina. Le altre sono tutte simili. Alcune indossano slip e reggiseno, altre solo slip. Hanno grosse tette e braccia forti. Impastano la carne delle turiste ed esfoliano la loro pelle come squamerebbero pesci acquistati nelle bancarelle sotto il ponte di Galata.
Il massaggio dura circa 15 minuti e nel complesso risulta piacevole. Certo, non bisogna aspettarsi di essere trattati con troppa grazia, ma in fondo è il nostro spirito a pretendere sempre e solo dolcezza. Nelle giuste circostanze, la carne sa apprezzare anche altre sensazioni.
Ho dato alla mia keseci 5 LT di mancia. Una mancia onesta per un lavoro sbrigato onestamente.

Prima di lasciare la stanza del vapore do’ un’occhiata alla mie vicine. Un girone semi-infernale ma divertente di donne svestite, giovani e meno giovani. C’è la giapponese timidissima che fatica a togliersi il telo, poi si stende e rimane completamente immobile; immagino che stia desiderando di venire inghiottita dalla terra. C’è l’immancabile italiana che si fa riconoscere perché ha perso le chiavi dell’armadietto e va in giro vociando; ci sono diverse donne dall’aria anglosassone, nasi piccoli e capelli corti. Attorno a loro (o su di loro) lavorano instancabili le keseci.

All’uscita, l’aria di Istanbul è fresca e piacevole. Non ho asciugato i capelli, vado per Divanyolu Caddesi, con le chiome fradice e raccolte in un nodo, così come me le ha lasciate la mia mamma turca dopo averle lavate.Sono rilassata. Mentre cammino sento qualcosa che mi striscia sul sedere. Sarà un gesto involontario di qualcuno nello struscio di Divanyolu, mi dico, ma sento chiaramente il dorso di una mano che mi passa sulla chiappa destra e poi sulla sinistra.
Mi giro e vedo un uomo, di professione netturbino, un turco giovane che però, stranamente, non somiglia per nulla a Mehmet Günsur. Costui nel pieno svolgimento delle sue mansioni professionali, con una mano ha raccolto il sacco dal cestino e con l’altra si è preso la libertà di palpare un culo di turista. Fa il tipo vago, guardando altrove, ma è stato chiaramente lui. Sarà l’effetto del relax post hamam ma mi è salita dal cuore una gran risata.

Seguirà “Il mio primo hamam decisamente meno turistico”

Provato per voi: il bagno VERAMENTE turco (parte 1)

picture from Cavit Erginsoy

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