“Ok, va bene. Io non sono matta e non sono nemmeno un’appassionata telespettatrice della serieEnigmi Alieni di History Channel. Sto solo dicendo che nel Museo Nazionale dell’Iraq c’è un po’ di arte strana, inspiegabile. Se questa non è la prova di antichi alieni, allora non so proprio cosa sia”.La giornalista ha perso la bussola, oppure quello che ha visto e afferma può avere un senso e un fondamento? A pensarci bene, non è un caso che tali raffigurazioni siano state trovate proprio in Mesopotamia, la culla della civiltà.Non possiamo non fare riferimento agli studi di Zecharia Sitchin, il quale ha mostrato come la mitologia sumera non narri semplicemente storie metaforiche su un passato mitico, ma che riporti la cronaca di quando ‘le divinità erano sulla Terra’, ovvero della presenza nel passato concreto del nostro pianeta degli Anunnaki, termine sumero con il quale si indicavano ‘Coloro che dal cielo sono scesi sulla Terra’.Stando alle ‘incredibili’ teorie di Sitchin, gli Anunnaki provenivano dal pianeta Nibiru e scesero sul nostro pianeta costruendo la loro prima base a Eridu, un avamposto situato all’estremo Sud della Mesopotamia e il cui noi significherebbe ‘casa del mondo lontano’, o ‘casa lontano da casa’.E non si possono nemmeno non tenere conto degli studi effettuati dal nostro Mauro Biglino, il quale, ricorrendo alla traduzione letterale del testo biblico, ha mostrato che le narrazioni delle origini, dei patriarchi e dei profeti, non sono semplici costruzioni teologiche per raccontare il Dio unico (che a quanto pare nella Bibbia non c’è!), ma il racconto di esperienze concrete avute con gli Elohìm, gli omologhi degli Anunnaki sumeri, e in particolare con uno di essi chiamato Yahweh (YHWH).Secondo Biglino, nei testi più antichi della Bibbia si parla di ben altre ‘divinità’. I testi le cui vicende sono le più vicine all’epoca in cui gli uomini camminavano ancora con gli dèi (Anunnaki/Elohìm) raccontano di come con loro parlavano e mangiavano, stipulavano accordi, li servivano ma anche se ne servivano, li tradivano, li seguivano e li abbandonavano.Un periodo storico in cui gli uomini sceglievano gli dèi tra i tanti possibili, senza porsi mai il problema del dio unico. Insomma, una visione del divino totalmente diversa da quella che successivamente è stata costruita, quando è venuto a mancare il contatto diretto.Alla luce di queste idee innovative, la suggestione di Paula Froelich non è affatto la conclusione di una ‘matta’, anzi, si inserisce perfettamente in un quadro molto più sensato rispetto alla cronologia tradizionale, secondo la quale la prima civiltà mesopotamica sarebbe sorta… dal nulla!
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