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Province, rapina istituzionalizzata

Creato il 07 luglio 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

Province, rapina istituzionalizzata

Nessuno le vuole, ma nessuno le toglie. Bel dilemma, quello delle province. PDL e PD avevano inserito nel programma delle elezioni del 2008 l’abolizione dell’ente meno utile del Paese, ma poi evidentemente se ne sono dimenticati. L’altro giorno l’IDV ha presentato una modifica della Costituzione per abolire le province: 88 sì, 223 no, astenuti i democratici.

Le province fanno gola a tanti, Lega in primis. Perché offrono posti di lavoro sicuri e lauti stipendi da barattare con pacchetti di voti. Non è un caso che da quando la deriva morale della Seconda Repubblica sia diventata incontrollabile, le province hanno cominciato a proliferare come funghi. Nessuno vuole fare il politico, ma tutti vogliono fare il politico. Conviene, d’altronde.

L’Italia ha 110 province, spende, anzi spendiamo, 17 miliardi di euro l’anno per mantenerle. L’esborso è aumento del 70% dal 2000. Sono 61 mila i dipendenti provinciali, l’apparato burocratico costa complessivamente 4,1 miliardi. Chi è contro l’abolizione sostiene che non si possono lasciare a casa da un giorno all’altro 61mila stipendiati: in realtà basterebbe riciclarli nelle amministrazioni comunali o regionali o negli altri enti e pensionare i più anziani. 

L’anno scorso, dettati dal buon senso, si è tentato di eliminare le province con meno di 220.000 abitanti, circa una ventina, ma è stato un buco nell’acqua. Rimangono così in piedi alcune assurdità davvero poco comprensibili.

La Sardegna, ad esempio, ha ben 8 province. Sei sono sotto i 200 mila: Oristano, Nuoro, Olbia-Tempio, Carbonia-Iglesias, Media Campidano e Ogliastra, la più piccola provincia d’Italia che vanta, si fa per dire, 60mila abitanti. La smania di provincializzarsi ha preso molti comuni che si sono uniti pur di avere in dono la manna di un consiglio provinciale: è il caso di Verbanio-Cusio-Ossola e della Bat-provincia (Barletta-Andria-Trani). Se ne sentiva il bisogno.

Diventare provincia porta finanziamenti dallo Stato e tanti nuovi stipendi tra consiglieri, segretari e sherpa vari. Basti notare la mossa di Fermo, diventata improvvisamente insofferente della convivenza con Ascoli Piceno, che ha deciso di fare la secessione. Prima c’era un consiglio da 30, ora due da 24. Ma istituire una provincia non è uno scherzo: solo per formare quella di Monza-Brianza sono stati polverizzati 200 milioni.

Tra l’altro, le province non si fanno neppure mancare gli sprechi più abominevoli. Venezia ha pagato quasi dieci mila euro un lampadario in vetro di Murano per il Palazzo di Cà Corner. La sala stampa della Provincia di Trento dev’essere un vero fiore all’occhiello visto che è costata 439 mila euro, quasi 50mila solo per l’architetto.  A Bolzano dove l’italiano è biascicato più che parlato: ci vuole un bel corso di oratoria per i dirigenti provinciali, per la modica cifra di 9mila euro. A Napoli, 5mila euro per la gara di tiro alla fune.  La Bat provincia spende 41 milioni per 287 dipendenti, però può vantare un mega ufficio per la segretaria generale, un bel giardino con tanto di palme e stucchi quattrocenteschi e un fuoristrada con lo stemma della regione. A Bari sono stati spesi 1 milione e 800mila euro per sei elicotteri radiocomandanti che dovrebbero aiutare la Polizia. A Treviso, particolarmente generosa, un tavolo di vetro è costato 13 mila euro, altri 200.000 se ne sono andati per lo spot tv, 80 mila sfumati per il TG della provincia, 23 mila per il sondaggio sulla soddisfazione dei pescatori e 22 mila per lo studio delle care anguille.


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