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Provincia, Pdl; Agazzi chiarisce: “Il presidente Salini critica il Pdl ma difende lo status quo”. E dominano le lacerazioni cremasche

Creato il 28 giugno 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Il gruppo del Pdl non riesce a garantire il numero legale per l’avvio del consiglio provinciale, che è addirittura stato sconvocato “a data da destinarsi”. Non si ha nemmeno idea di quando si potrà radunare l’assemblea, che il mese scorso ha affrontato un argomento di primo piano come il piano cave raggiungendo il numero legale solo grazie alle opposizioni. Le lacerazioni interne dei berlusconiani (o alfaniani) derivano in particolare dagli strappi cremaschi e dalla fine dell’egemonia di Gianni Rossoni.
Antonio Agazzi, capogruppo uscente, spiega che “il presidente Salini ha ben presente le condizioni in cui si trova il Pdl, tant’è vero che ha parlato di ‘fragilità culturale’. Tuttavia proprio Salini difende uno status quo molto compromesso”.
Il gruppo del Pdl è messo nei guai dalle assenze e dai doppi incarichi. Benzoni, Doldi, Loso, Zaghen, Malvezzi e non solo si trovano in difficoltà. Impegni di lavoro, doppi incarichi, eppure anche assenze non giustificate. Un consigliere ne ha collezionate tre consecutive e si è aperta quindi una procedura: dovrà giustificarle.
Antonio Agazzi chiarisce di “essere stato solo capogruppo reggente, in quanto vice di Maurizio Borghetti che si è dimesso dopo le elezioni comunali di Crema. Borghetti era stato eletto, io no, ero solo il vicecapogruppo. Ora è stato eletto Gallina: il suo ruolo dovrà essere convalidato però nel prossimo consiglio. In Comune a Cremona i dimessi, come Padovani, vengono sostituiti. In Provincia no”.
Salini si trova in evidente difficoltà, perché alle dimissioni di Borghetti è subentrato come primo dei non eletti Fabio Bertusi, e ora se si dimette Malvezzi subentra Simone Beretta, che Salini certo non attende con ansia. Anzi c’è stridente attrito.
Assenze numerose anche nelle commissioni, per le quali il Pdl ha cambiato il regolamento in modo che un solo consigliere e non due potesse partecipare.
Proprio gli azzurri di Berlusconi mancano troppo spesso: “Quando si prende un impegno con gli elettori bisogna rispettarlo. Le istituzioni lo meritano. Io voglio essere presente al consiglio e mi libero. Capisco le difficoltà che si creano: vanno però risolte. Basterebbe un avvicendamenti”.
Ci si può chiedere se sia solo Simone Beretta l’incubo di Salini, da tempo più vicino a Monti che al Pdl. Il caso apertissimo della gestione dell’acqua mette in seria difficoltà la maggioranza, già in passato in bilico o sconfitta dalle opposizioni. Determinante è la Lega. Ma il Pd resterà unito?


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