“Quando Rossellini disse, a proposito de La Dolce Vita, che era un film di un provinciale, non sapeva bene cosa avesse detto, perché, secondo la mia opinione, essere chiamato ‘provinciale’ è, per un artista, la cosa migliore che si può dire di lui. Il rapporto di un artista con la realtà dev’essere infatti precisamente quello di un provinciale, vale a dire che egli deve essere attratto da ciò che vede e, contemporaneamente, deve conservare una certa distanza. Cos’è dunque un artista? Nient’altro che un provinciale, il quale si trova tra una realtà fisica e una realtà metafisica. Davanti a una realtà metafisica siamo tutti dei provinciali. Chi può dirsi infatti già cittadino della trascendenza, chi?… I santi. E la linea di questo confine di questo interregno, questo confine tra il mondo che è possibile percepire e il mondo ultrasensibile, vorrei chiamarlo ‘provincia’ – proprio in ciò consiste il regno dell’artista”.
(F. Fellini)