Quella razza di giornalisti che aveva evaso la questione Mihajlovic con la scusa che la politica non c’entra nulla con il calcio è la stessa che mette il microfono davanti alla bocca di Lippi chiedendogli un parere sulle preferenze calcistiche di Radio Padania, sperando forse in uno scatto d’ira del solitamente mansueto CT. Sono giornalisti sportivi. Evidentemente gli deve sembrare infinitamente più grave che dei commentatori di un’emittente radiofonica tifino contro la nazionale, del fatto che un allenatore di una squadra di serie A non riesca a rinnegare amicizia, simpatia e adorazione nei confronti di criminali di guerra colpevoli di genocidio. Ed in questo dimostrano di essere tanto provinciali quanto Salvini e compagni. Che tifano si Paraguay ma mica perché sono finalmente diventati cosmopoliti. Tifano Paraguay perché i nazionalisti, nonstante le bandiere che sventolano, sono sempre pronti ad allearsi con chiunque per raggiungere i loro scopi, anche con gli stranieri, anche con quelli che avevano combattuto fino al giorno prima. Cosi la Lega tifa Paraguay nonostante distribuisca salviette anti extracomunitari nei mercatini rionali delle provincie del Nord. Nessuno è obbligato a tifare Italia e non lo obbligherò certo io che da anni ho smesso di farlo o che almeno mi sento libero di decidere se tifare o meno a seconda della squadra che si presenta. Ora, questa squadra piena di avanzi di dopopoli e calciopoli sinceramente mi fa poca simpatia. Cosi come mi ha sempre fatto poca simpatia il nazionalismo strisciante di cui si impregnano giornali e trasmissioni sportive in occasione di manifestazioni come quella dei mondiali di calcio, che invece di essere il momento in cui superare i confini dei rispettivi provincialismi nazionali, diventano, nelle penne e nei microfoni di gente dotata evidentemente di scarso intelletto, il culmine della celebrazione e dell’esaltazione della nazione di appartenenza. E spesso, purtroppo, anche quella del disprezzo delle altre. Disprezzo che può avere tante forme, anche quella, apparentemente innocua, degli stereotipi usati per descrivere le squadre e le rispettive intere nazioni che rappresentano. Salvini è nazionalista tanto quanto chi si scandalizza del fatto che ci sia in Italia chi non tifa per la nazionale italiana. Solo che Salvini ha una nazione più piccola. O almeno crede di averla e cerca di convincere anche gli altri che esiste. Io a differenza di Salvini ho sempre creduto di appartenere ad una comunità più grande e mi sono sempre sentito libero di decidere per chi tifare senza vincoli di sangue, confini, lingue e religioni. Semplicemente perché mi diverte. Per questo vi chiedo un favore. Se mi sentirete esultare ad un gol della Nuova Zelanda non paragonatemi a Salvini.
Magazine Calcio
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