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Pseudo intervista a Freud sull'istruzione sessuale dei bambini

Da Simonetta Frongia
Propongo la lettura o rilettura per chi l'avesse fatto, di un importante lettera di Freud del 1907, al Dottor Furst, sull'Istruzione sessuale dei fanciulli, tema sempre attuale, usando la finzione narrativa dell'intervista.Pseudo intervista a Freud sull'istruzione sessuale dei bambini
Freud: Suppongo che chiedendomi un'opinione sulla ‘istruzione sessuale dei bambini’ .............. Lei desideri udire il giudizio indipendente di un singolo medico che dall’attività professionale è stato condotto a occuparsi intensamente dei problemi sessuali. Intervistatore: In genere si devono dare ai bambini spiegazioni sui fatti della vita del sesso? In quale età e in quale forma?Freud: Voglio confessarle subito che, mentre trovo del tutto comprensibile una discussione sul secondo e sul terzo punto, è secondo me assolutamente inconcepibile che il primo di questi quesiti possa dar luogo a una disparità di opinioni. Che cosa ci si può proporre di ottenere rifiutando ai bambini - o diciamo ai giovani - tali spiegazioni sulla vita sessuale dell’uomo? Si teme forse di risvegliare precocemente il loro interesse per queste cose, prima che si ecciti da solo? O si spera occultando le cose di poter trattenere l’istinto sessuale fino a che possa imboccare le sole strade che sono aperte all’ordinamento borghese della società? Si pensa che i bambini non manifesterebbero alcun interesse o alcuna comprensione dei fatti sessuali, se la loro attenzione non vi fosse richiamata da un intervento altrui? Si ritiene possibile che quelle cognizioni che si rifiutano loro, non vengano fornite per altre vie? O si ha davvero seriamente il proposito di ottenere che essi più tardi considerino basso ed esecrabile tutto ciò che ha a che fare con quella sessualità da cui genitori ed educatori li hanno voluti tener lontani il più a lungo possibile?..............non so a quale di queste due intenzioni si debba attribuire il comportamento effettivamente seguito nell’occultare ai bambini la sessualità; so soltanto che esse sono tutte assurde, e che mi riesce difficile confutarle una ad una.“In genere, a mio modo di vedere, si circondano troppo le cose di mistero. E' giusto mantenere pura la fantasia del bambino, ma questa purezza non si conserva con l’ignoranza. Credo piuttosto che nascondendo i fatti si fa maggiormente sospettare la verità al ragazzo e alla ragazza. La curiosità ci pone sulla traccia di cose che se ci fossero comunicate schiettamente susciterebbero poco o punto il nostro interesse. Capirei almeno questa ignoranza potesse essere garantita, ma ciò è impossibile: il bambino viene a contatto con altri bambini, e ha occasione di avere fra le mani libri che lo portano a meditare. Proprio il fare misterioso con cui i genitori trattano argomenti che ciò nonostante vengono in qualche misura compresi, acuisce il desiderio di sapere di più. Questo desiderio, appagato solo in parte e di nascosto, eccita i sentimenti e corrompe la fantasia; il bambino è già in peccato e i genitori credono ancora che egli non sappia che cosa sia peccato”.I: Secondo Lei perché gli adulti si dimostrano così riluttanti a parlare di sessualità ai bambini?Freud: Non so come si potrebbe dire meglio; ma qualche cosa si può forse aggiungere. Certo sono l’ormai abituale pruderie e la propria cattiva coscienza nelle cose della sessualità a determinare negli adulti il loro fare ‘misterioso’ di fronte ai bambini; ma agisce forse anche un po’ di ignoranza teorica e questa può essere ridotta con una istruzione degli adulti. Si pensa infatti che ai bambini manchi l’istinto sessuale, e che questo si instauri in essi soltanto durante la pubertà con lo sviluppo degli organi sessuali. Si tratta però di un grossolano errore, gravido di conseguenze sia teoriche sia pratiche; è tanto facile correggerlo mediante l’osservazione, che è veramente straordinario come possa persistere. In realtà il neonato reca la sessualità con sè venendo al mondo; determinate sensazioni sessuali lo accompagnano durante l’epoca dell’allattamento e le varie fasi dell’infanzia, e solo una piccolissima minoranza di bambini si sottrae prima della pubertà ad attività e a impressioni sessuali.
I: Ci spiega un po' la sua teoria?Freud: Chi vuole vedere un’esposizione completa di queste affermazioni può trovarla nei miei Tre saggi sulla teoria sessuale. Apprenderà là che gli organi veri e propri della riproduzione non sono le uniche parti del corpo che forniscono sensazioni di piacere sessuale, e che la natura ha organizzato le cose in modo che sono inevitabili durante l’infanzia anche stimolazioni dei genitali. Questo periodo della vita - in cui l’eccitamento di diverse parti della superficie corporea (zone erogene), per l’azione di certi istinti biologici e come eccitamento che accompagna molti stati affettivi si produce un certo importo di piacere sicuramente sessuale - viene indicato, con una espressione introdotta da Havelock Ellis, come periodo dell’autoerotismo. La pubertà non fa altro che conferire un primato, fra tutte le zone e fonti producenti piacere ai genitali, costringendo così l’erotismo a porsi al servizio della funzione riproduttiva: processo questo che può naturalmente soggiacere a determinate inibizioni e che in molti individui, i futuri perversi e nevrotici, si compie soltanto in forma incompleta. D’altra parte il bambino è in possesso, ben prima di raggiungere la pubertà, di molti atteggiamenti psichici che appartengono alla vita amorosa (tenerezza, dedizione, gelosia), e abbastanza spesso in lui questi stati emotivi si aprono il passaggio verso le sensazioni corporee dell’eccitamento sessuale, cosicché il bambino non può aver dubbi circa la connessione dei due ordini di fatti.In breve il bambino è, ben prima della pubertà, un essere amoroso completo fatta eccezione per la capacità riproduttiva, e si deve ammettere che con quel ‘fare misterioso’ gli si impedisce soltanto di dominare intellettualmente attività per le quali è psichicamente preparato e nelle quali è somaticamente impegnato.L’interesse intellettuale del bambino per gli enigmi della vita sessuale, la sua curiosità sessuale, si esprime del resto anche in un’età inopinatamente precoce. Dobbiamo dire che i genitori sono come colpiti da cecità per questo interesse del bimbo, o che essi, quando non possono fare a meno di constatarlo, si sforzano subito soltanto di soffocarlo: solamente così possiamo comprendere perché osservazioni come quelle che ora comunicheremo non vengano fatte più spesso. Conosco un simpatico bambinetto, che ora ha quattro anni, i cui intelligenti genitori hanno rinunciato a reprimere con la forza una parte dello sviluppo del bambino. Il piccolo Hans, che certamente non ha subito alcuna influenza corruttrice da parte delle persone che si occupano di lui, dimostra già da qualche tempo un vivissimo interesse per quella parte del suo corpo che è solito chiamare ‘fapipì’. Già a tre anni ha chiesto alla madre: ‘Mamma, hai anche tu un fapipì?’. A cui la madre ha risposto: ‘Certo, che cosa credevi?’. La stessa domanda egli l’ha rivolta ripetutamente anche al padre. Alla stessa età, condotto per la prima volta in una stalla, ha osservato una mucca durante la mungitura e ha esclamato con meraviglia: ‘Guarda, dal fapipì esce latte!’. A tre anni e tre quarti è in grado di scoprire da solo con le sue osservazioni categorie esatte. Vede che da una locomotiva viene fuori dell’acqua e dice: ‘Guarda, la locomotiva fa pipì; e allora dove ha il suo fapipì?’. Più tardi aggiunse pensieroso: ‘Un cane e un cavallo hanno il fapipì; un tavolo e una seggiola no’. Da poco ha osservato la sorellina, nata da una settimana, mentre le si fa il bagno, e commenta: ‘Ma il suo fapipì è ancora piccolo. Quando lei crescerà, esso diventerà più grande’. (La stessa posizione rispetto al problema della differenza dei sessi mi è stata riferita a proposito di altri ragazzi della stessa età). Posso escludere nel modo più assoluto che il piccolo Hans sia un bambino sessuale o che abbia addirittura una costituzione patologica; penso semplicemente che non sia stato intimidito, che non sia tormentato dal senso di colpa ed esprima perciò senza malizia quanto gli vien fatto di pensare.Il secondo grande problema che impegna il pensiero infantile - anche se qualche anno più tardi - è quello della provenienza dei bambini: esso si collega per lo più alla indesiderata comparsa di un nuovo fratellino o sorellina. Si tratta del più antico e più scottante problema della giovane umanità. Chi sa interpretare i miti e le tradizioni può rintracciarlo anche nell’enigma proposto dalla sfinge tebana a Edipo. Le risposte che vengono date di solito nella stanza dei bambini feriscono l’onesto spirito di ricerca del bambino e scuotono in genere per la prima volta la fiducia da lui riposta nei suoi genitori: da questo momento in poi egli comincia per lo più a diffidare degli adulti e a mantener segreti di fronte a loro i suoi interessi più intimi. Io non credo che vi sia alcuna ragione per negare ai bambini quella spiegazione che la loro curiosità esige. Certo, se l’intenzione dell’educatore è quella di soffocare nel bambino, quanto più presto è possibile, la capacità di un pensiero autonomo (perché egli diventi quel ragazzo ‘per bene’ che tanto apprezziamo) non può esser meglio ottenuto che mediante l’inganno in campo sessuale e l’intimidazione in quello religioso. Le nature più forti tengono comunque testa a queste influenze, e diventano ribelli, prima contro l’autorità dei genitori e più tardi contro ogni altra autorità. Quando i bambini non ottengono quelle spiegazioni per le quali si sono rivolti ai più anziani, continuano a tormentarsi in segreto sul problema e pervengono a tentativi di soluzione, nei quali la verità sospettata si trova mescolata nelle forme più strane con errori grotteschi, oppure si comunicano fra di loro in segreto confidenze, nelle quali, a causa del senso di colpa del giovane ricercatore, viene impresso alla vita sessuale il marchio dell’orribile e del ripugnante. Queste teorie sessuali infantili meriterebbero di venire raccolte e pubblicate. Per lo più i bambini da questo momento in poi hanno perduto l’unica posizione esatta rispetto ai problemi del sesso, e molti di loro non la troveranno più.I: Si devono istruire i bambini sui fatti legati alla sessualità?La stragrande maggioranza degli autori, maschi e femmine, che hanno scritto intorno al problema della istruzione sessuale della gioventù, appare decisa in senso affermativo. Ma la goffaggine della maggior parte delle loro proposte, relativamente a quando e a come ciò si debba fare, induce a concludere che questi stessi interessati abbiano stentato ad ammetterlo. Fa eccezione, per quel che mi è noto della letteratura in proposito, la bella lettera di spiegazione di una donna, Emma Eckstein, immagina di scrivere al figlio decenne. Il modo che viene altrimenti seguito, per cui ci si rifiuta per la maggior parte del tempo di dare ogni cognizione sessuale ai bambini, per regalare poi loro un bel giorno, con parole pompose e solenni, una spiegazione che per di più è solo per metà sincera e che inoltre arriva in genere troppo tardi, non può essere evidentemente essere il modo giusto. La maggior parte delle risposte alla domanda ‘ma come faccio a dir questo al mio bambino?’ fanno, per lo meno a me, un’impressione così penosa che quasi preferirei che i genitori non si occupassero per nulla di questa spiegazione. Quello che piuttosto importa, è che i bambini non si formino mai un’idea che si vogliono mantener loro segrete le cose della vita sessuale, più che non altre cose che non sono ancora accessibili alla loro comprensione. E per ottenere ciò è necessario che fin da principio gli argomenti sessuali siano trattati allo stesso modo di ogni altra cosa che meriti di venir conosciuta.I: Cosa può fare la scuola a tal riguardo?E' compito soprattutto della scuola di non eludere il riferimento alla sessualità, di inquadrare nel loro significato i fatti principali della generazione nelle lezioni dedicate al mondo animale, e di mettere contemporaneamente in rilievo che l’uomo ha in comune con gli animali superiori tutto ciò che è essenziale nella sua organizzazione.Se quindi l’ambiente familiare non agisce in modo intimidatorio sull’attività di pensiero del bambino, si udiranno più discorsi come quello che ho una volta sorpreso in una stanza di bambini, e in cui un ragazzetto obiettava alla sorellina minore: ‘Ma come puoi pensar che la cicogna porti i bambini piccoli. Sai bene che l’uomo è un mammifero; credi dunque che la cicogna porti i piccoli anche agli altri mammiferi?’. La curiosità del bambino non raggiungerà mai un alto livello, se in ogni fase dell’apprendere non troverà l’appagamento corrispondente. La spiegazione delle condizioni specificamente umane della vita sessuale e il riferimento al valore sociale di questa dovrebbero pertanto concludersi con la fine della scuola elementare (prima dunque della scuola media), non quindi dopo i dieci anni. E finalmente l’epoca della confermazione dovrebbe essere il momento più adatto per presentare al bambino, già illuminato su tutto ciò che riguarda l’aspetto fisico, i doveri morali che si collegano all’esercizio dell’istinto. Una tale istruzione sulla vita sessuale, graduale, progressiva, davvero mai interrotta, e di cui la scuola prenda l’iniziativa, mi sembra l’unica che tenga conto dello sviluppo del bambino e che possa quindi felicemente evitare ogni pericolo.Considero come il più significativo progresso nell’educazione dell’infanzia il fatto che lo stato francese abbia adottato, in luogo del catechismo, un libro elementare che fornisce al bambino le prime cognizioni sulla sua condizione di cittadino e sui suoi futuri doveri morali. Ma tale istruzione elementare è incompleta se non comprende anche la sfera della vita sessuale. Questa è la lacuna che educatori e riformatori dovrebbero proporsi di colmare! Nei paesi che hanno lasciato l’educazione infantile tutta o in parte in mano al clero, ciò non può in alcun modo venir richiesto. L’uomo di chiesa non ammetterà mai l’eguaglianza di natura fra l’uomo e l’animale, perché non può rinunciare all’anima immortale, di cui ha bisogno per fondare il precetto morale. Così ancora una volta rimane comprovato quanto sia assurdo applicare su un abito logoro un’unica pezza di seta, come sia impossibile effettuare una singola riforma senza modificare le basi del sistema!
Simonetta Frongia
Fonte: S. Freud, Istruzione sessuale dei bambini, in Psicoanalisi infantile, Grandi tascabili Newton, pag.26-33.


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