Federico Casotti
Direttore Goal Italia
26 maggio 1993: grazie a un colpo di testa di Basile Boli, l’ Olympique Marsiglia batteva il Milan a Monaco di Baviera e si laureava Campione d’Europa, primo e sin qui unico club francese a a vincere la Champions League.
All’indomani dell’impresa di Stamford Bridge , le quotazioni del Paris SG sono schizzate verso l’alto, facendo pensare che la formazione di Laurent Blanc possa davvero trionfare il 6 giugno prossimo a Berlino. Ma è davvero una sensazione realistica, al netto dell’onda emotiva sollevata dalla zuccata vincente di Thiago Silva ? La risposta è: perchè no?
Innanzitutto, la fase a eliminazione diretta della Champions League è un torneo totalmente diverso rispetto alla fase a gironi. Nella doppia sfida i valori tecnici emergono quasi sempre, ma la componente degli episodi non è meno decisiva: lo si è visto in Chelsea-Paris SG e in misura minore anche in Real Madrid-Schalke 04.
Partite come quella di Londra danno al gruppo di Blanc quel senso di “predestinazione” che in passato ha portato formazioni anche meno quotate dei parigini a rendere al di sopra delle loro possibilità.
D’altro canto, Parigi – esattamente come Roma – non è stata fatta in un giorno. Il Paris SG, passando attraverso tre allenatori e due direttori sportivi, negli ultimi due anni ha modificato la rosa intervenendo solo sulla qualità, andando a migliorare una base costruita con il frenetico “saccheggio” della Serie A nel biennio 2011/13.
Il Paris SG ora è una squadra vera e non un insieme di figurine, ha in rosa stranieri di qualità ormai al terzo, quarto anno nel club, in grado quindi di avere un ruolo vero nello spogliatoio, per memoria storica e trasmisione della mentalità.
La partita di Stamford Bridge ha dato, forse per la prima volta dallo sbarco degli Al-Khelaifi, la sensazione che il Paris SG sia “salito di livello”, diventando una grande a tutti gli effetti. Un passaggio di condizione che, ad esempio, non è ancora stato compiuto dal Manchester City , anche se da qua a mercoledì prossimo non si può mai dire.
Certo, il rendimento in Ligue 1 è precipitato rispetto alla scioltezza dei due campionati precedenti. Certo, il Bayern Monaco nei 180’ è pressochè ingiocabile, e gli stessi Real Madrid e Barcellona rimangono un gradino superiori ai parigini.
Lo stesso Laurent Blanc , sbertucciato dalla critica, si avvicina sempre più al profilo (basso) di quel tipo di allenatori di buonsenso alla Del Bosque, che senza grosse alchimie, ma evitando semmai il maggior numero possibile di guai, riescono a far coesistere uno spogliatoio di campioni, ciascuno con le proprie esigenze e i propri capricci.
Un gruppo di campioni che, dopo essersi tolto gli sfizi in Ligue 1, cerca ora nella Champions League il completamento di un ciclo, se non di una carriera. Espulso ingiustamente contro il Chelsea, inevitabilmente privato per squalifica anche dei quarti di finale, Zlatan Ibrahimovic è davvero al momento dell’”ora o mai più”.
Le finali di Champions League del recente passato hanno regalato storie di riscatto memorabili, dall’Inter ad Arjen Robben. La strada è ancora lunga, ma perchè non pensare che possa succedere lo stesso anche per Ibra?