L’Art. 2055 del C.C. viene applicato in molto ambiti ed anche nei casi di danno iatrogeno, causato da imperizia dell’operatore.
Prendendo come base alcuni punti delle linee guida del codice deontologico degli psicologi, ci si deve assicurare che tutti gli operatori nel ambito medico e dell’aiuto psicologico facciano riferimento a tali indicazioni, al fine di garantire la correttezza e la leicità del loro operato:
- La tutela del cliente.
- La tutela del professionista nei confronti dei colleghi
- La tutela del gruppo professionale
- La responsabilità nei confronti della società
- Meritare la fiducia del cliente
- Possedere una competenza adeguata a rispondere alla domanda del cliente
- Usare con giustizia il proprio potere
Nell’esercizio della professione, il soggetto ha diritto da parte nostra al rispetto della sua dignità, alla riservatezza ed al raggiungimento dell’autonomia. Inoltre, non vanno suscitate nel cliente delle attese e delle aspettative infondate.
I professionisti dell’aiuto debbono sempre considerare di non porre i propri pazienti in situazioni di potenziale pericolo e, come già accennato prima, essere molto attenti per ciò che concerne possibili conseguenze psichiche dell’effetto retard.
Infine, qualunque tecnica debba essere utilizzata a favore del soggetto, è bene che sia supportata da studi clinici approfonditi che consentano di poter seguire corrette procedure, non lasciando all’estro del singolo pericolosi comportamenti, che possono rivelarsi al momento e nel passare del tempo, serie fonti di danni iatrogeni (Perusia, 2004).
Siamo in una nuova era storica delle “terapie psicologiche”, ove la mancanza d’obbligo, in alcuni contesti, di seria formazione e supervisione adeguata, fa nascere tanti “pseudoterapeuti” che potranno diventare nel tempo potenziali provocatori di danni iatrogeni.
M.T. Singer (1996) afferma che:
“Quello che ci troviamo di fronte oggi è un panorama di teorie e pratiche che, secondo i loro sostenitori, possono essere utilizzate per trattare con successo un’infinita varietà di sintomi e disturbi, teorie che vanno dallo pseudo-scientifico, al ridicolo e al palesemente inverosimile. Molti terapeuti, counsellor e guaritori utilizzano…” (segue un elenco di tecniche che sarebbe troppo lungo enumerare).
Singer cerca di evidenziare l’importanza della conoscenza di teorie e metodologie corrette, onde poter fronteggiare in maniera autorevole e competente tutte quelle “pseudoterapie” non supportate da validazioni scientifiche.
Cosa non va in queste terapie?
- La maggior parte si basa su miti e fantasie, non su riscontri scientifici che ne dimostrino l’efficacia
- Molte terapie si basano su idee errate in merito alla memoria e alla possibilità di rievocare ricordi
- In alcuni casi i pazienti vengono indotti a credere in principi religiosi o spirituali che vanno contro i loro valori
- Molti pazienti anziché diventare persone più responsabili ed autonome verso se stesse, diventano ancora più sole e tormentate, saltellando da un tipo di terapia ad un’altra.
- Numerosi pazienti vengono abusati, in molte forme diverse.
- Queste terapie fanno perdere molto tempo e molti soldi a chi vi si sottopone
- Molte persone dopo essersi sottoposte a tali terapie perdono la speranza e la fiducia verso i terapeuti “seri” e verso i professionisti dell’aiuto in genere (Perusia 2004).
Per tutti questi motivi, non mi resta che un consiglio, quando vi mettete alla ricerca di un terapeuta, che possa risolvere i vostri problemi: “Diffidate dalle imitazioni”!