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Psicologia del traffico e della sicurezza viaria

Da Max Draper @maxmoto1975

Avete mai sentito parlare della “psicologia del Traffico? No? Ecco, ho ritrovato questa intervista interessante e la condivido con Voi. Sembra una sciocchezza ma in realtà è molto interessante.

Psicologia del traffico e della sicurezza viaria

Il segnale nella foto richiama l’esigenza di condividere lo spazio stradale tra tutti gli utenti. La guida di un veicolo richiede attenzione, concentrazione e necessità di dominare le emozioni. La sfera razionale e quella emotiva di ogni guidatore sono quindi sollecitate in modo intenso e continuo, e rivestono notevole importanza nella sicurezza della marcia. La psicologia è dunque fondamentale nella ricerca della sicurezza stradale. Incontriamo oggi il dottor Sabino Cannone, esperto del settore e membro della Commissione “Psicologia scolastica e viaria”, istituita all’interno dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia. Il dott. Cannone ci parla della sua esperienza nel campo della psicologia della sicurezza viaria.

psicologia del traffico: intervista a Sabino Cannone interviste

1 – Cos’è la Psicologia del Traffico? Quali sono i suoi campi ed i suoi metodi di applicazione?

La psicologia del traffico studia il comportamento alla guida e tutti gli effetti ad esso collegati. La guida fa parte di un sistema complesso, non si può analizzare il comportamento alla guida senza tener conto del “sistema traffico” nella sua totalità; fanno parte di questo sistema diversi fattori: l’interazione tra gli utenti della strada; le strutture (strade, segnaletica, ecc.); le leggi; i veicoli e la loro progettazione (ergonomia); le caratteristiche individuali, ecc.

La comprensione del comportamento ed il tentativo di influenzarlo in modo positivo, non può prescindere dalla collaborazione con altre figure che lavorano nell’ambito del traffico e che si occupano in diversa misura della progettazione di veicoli, della legiferazione, della progettazione e costruzione delle strade, della segnaletica, del livello politico, ecc. Il sapere psicologico deve lavorare in modo interdisciplinare, trasmettendo conoscenze sul comportamento umano utili ad altre figure che operano in questo settore.

In quest’ottica possiamo individuare molteplici campi di intervento della psicologia del traffico:

* Attività diagnostica in tutti i settori del trasporto
* Driver improvement
* Riabilitazione e terapia
* Ergonomia e consulenza; progettazione/valutazione veicoli e infrastrutture
* Educazione stradale
* Consulenza nello sviluppo di leggi
* Campagne di marketing e prevenzione
* Consulenze per politici e tecnici del traffico
* Istruzione in corsi universitari; formazione esperti del traffico di altre discipline
* Sviluppo interventi di sicurezza stradale e mobilità
* Valutazione efficacia interventi di sicurezza stradale e mobilità
* Perizie e consulenze (es. dopo incidenti, in ambito giudiziale, ecc.)
* Programmi “train the trainer” (scuole guida, polizia, ecc.).

Per quanto riguarda i metodi di applicazione, l’idea di base è che non esistano teorie universali che possano spiegare il comportamento in tutte le situazioni, bensì modelli che secondo l’argomento di studio si adattano meglio all’analisi della situazione e ne costituiscono la base teorica più consona sia per la spiegazione sia per gli interventi da attuare.

2 – Come entra la psicologia del traffico nei programmi di educazione stradale? In cosa consiste il progetto realizzato per la Provincia di Belluno?

Quando si passa dall’informazione alla formazione, l’intervento dello psicologo del traffico, quale specialista del “fattore umano”, risulta imprescindibile, se si vuole mirare ad un cambio degli atteggiamenti alla guida. C’è comunque un passaggio dall’atteggiamento all’effettivo comportamento, in cui intervengono altre variabili oltre a quella soggettiva e di cui è importante tenere conto.

Il Progetto realizzato per la Provincia di Belluno, frutto di un lungo lavoro di progettazione svolto insieme al collega Giuseppe Grasso ed implementato con la collaborazione dell’attore Gianni Lamanna, costituisce una proposta nuova, come contenuti e come metodologia, quella della lezione-spettacolo, nel variegato panorama dell’educazione stradale in Italia. In estrema sintesi, l’educazione stradale da noi proposta è l’educazione ad una civile convivenza, dentro e fuori la scuola, così come nei rapporti tra gli esseri umani e l’ambiente che li ospita. Quindi, sicurezza stradale e mobilità sostenibile, trattate alla pari. In essa, il concetto di sicurezza non è inteso come l’individuazione di un nemico da eliminare; bensì come condivisione. La strada come spazio condiviso, in questo in perfetta sintonia con l’idea di Hans Mondermann di “Shared Space”.

Considero la tematica stradale come una splendida metafora delle relazioni umane in generale. Dall’esperienza di Belluno è stato realizzato un video, il cui senso consiste nel fornire una documentazione, per quanto parziale e frammentaria, del nostro metodo e del clima emotivo che abbiamo instaurato con i ragazzi e che è ora possibile vedere su you tube (titolo: La patente interna-emozioni alla guida, guidare le emozioni). Tra non molto sarà inoltre completato il libro che sto scrivendo sull’esperienza di Belluno, sviluppando i contenuti originali che lì erano stati solo accennati.

3 – Come rientra la psicologia della sicurezza viaria nella stima degli impatti di una nuova infrastruttura?

Rientra in modo “tecnico”, integrando le conoscenze tecniche dell’ingegnere del traffico o dell’architetto urbanista; ma rientra anche in modo “ermeneutico”, cioè decifrandone il significato per valutarne la coerenza con il contesto simbolico di riferimento. Non dimentichiamoci che una volta realizzate le nuove infrastrutture, chi ne usufruirà saranno pur sempre degli esseri umani. Nella realtà dell’ambiente stradale convivono due universi: quello probabilistico/ingegneristico, orientato alla massima funzionalità ed efficienza e quello sociale/relazionale, orientato alla ricerca di senso. Esiste un “cosa fare” ed un “perché fare una data cosa”.

Un’infrastruttura è comunque anche un oggetto simbolico, che veicola con la sua stessa presenza delle informazioni su sé stessa, sul suo contesto culturale e simbolico di riferimento ed il senso del suo essere lì. L’esempio delle rotatorie è illuminante. Se fatte bene, sono indubbiamente molto utili ed efficaci nel fluidificare il traffico e nel diminuire il numero di incidenti e la loro gravità. Ma bisogna capire che spesso non c’è coerenza tra il significato simbolico, orizzontale – cioè di comunicazione diretta e paritetica tra gli automobilisti – delle rotatorie ed il significato simbolico, verticale – cioè un rapporto gerarchico tra l’istituzione ed il singolo automobilista – del resto delle infrastrutture, a cominciare dai semafori. L’effetto che ne risulta è molto simile, secondo me, a quello di una parola straniera inserita nella propria lingua.

***

Sabino Cannone si occupa di educazione stradale dal 1993, in particolare nel settore della psicologia del traffico. È attivo nel campo della formazione e della supervisione del lavoro dei formatori nelle scuole, nonché nella collaborazione con ingegneri del traffico ed architetti urbanisti. Ha progettato un innovativo corso di auto-formazione assistita, aperto al pubblico: “La via della guida: come trasformare lo stress da traffico in un’occasione di crescita personale”, che consente di sviluppare attenzione, centratura, intuizione, ed autocontrollo.

Fonte: http://www.marcodemitri.it/psicologia-traffico-sabino-cannone/


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