Mi è stato chiesto di portare un contributo psicologico all’interno di un corso di “difesa personale” rivolto alle donne. Ho accettato con entusiasmo perchè trovo quello della sicurezza personale uno delle questioni chiave per favorire un reale benessere all’interno della nostra società attuale.
Da un punto di vista antropologico la società liquida sta progressivamente indebolendo i punti di riferimento e i sistemi di protezione del singolo individuo: viviamo in una realtà spesso iper-controllata e progettata fino al dettaglio, ma al contempo sentiamo una crescente insicurezza e vulnerabilità sotto diversi punti di vista.
I corsi di “difesa personale” stanno avendo buona diffusione in quanto la percezione sociale di scarsa sicurezza e di crescente pericolosià diffusa, mediata anche dai mass media, cresce in maniera esponenziale: aggressioni fisiche nelle situazioni più diverse, eccessi di aggressività nei luoghi pubblici (nel traffico, scuola, ambienti di lavoro, ecc), invettive verbali, stalking e altre modalità relazionali ossessive e pesantemente limitanti la libertà personale….è una dato di fatto che la violenza sia un elemento pervasivo nella nostra quotidianità.
La frustrazione e la rabbia sono crescenti e creano situazioni di stress prolungato, intaccando il benessere sia personale che relazionale delle persone. La vita nello spazio pubblico, lavorativo e personale è sempre più spesso segnata da episodi di violenza, soprusi e modalità che squalificano e umiliano i soggetti più vulnerabili per età, genere e status.
Sia che siamo stati soggetti che hanno subito una certa violenza, sia che ci esponiamo solamente alle notizie di cronaca violenta che intasano i nostri telegiornali, ciò che è certo è che i comportamenti aggressivi, offensivi e violenti ci riguardano tutti in quanto esseri-in-relazione.
Ciò che credo la psicologia possa fare di utile all’interno di un corso di “difesa personale” è far riflettere i partecipanti sulle modalità di prevenzione e evitamento delle violenze, sviluppando una consapevolezza maggiore sulle situazioni potenzialmente critiche, sulla capactà di “leggere” gli ambienti e “intuire” le intenzioni delle persone che ci circondano.
Ritengo che la “difesa personale” abbia una grande componente mentale. Conoscere le reazioni tipiche dell’essere umano quando viene aggredito è sicuramente importante ma credo aiuti poco, nel concreto, ad imparare ad evitare ed eventualmente a gestire situazioni in cui sia necessario “difendersi”.
Ciò che è fondamentale è allenare il cervello a reagire alla condizione di “essere vittime”. La presa di coscienza della propria dignità, della propria indisponibilità ad essere soggetto di oppressione, della propria capacità di prestare attenzione alle situazioni e di fidarsi delle proprie sensazioni è il primo passo per gestire la propria paura ed essere più liberi.
Saper difendersi passa attarverso la conoscenza di sè, delle proprie emozioni e dei propri confini fisici e psichici, attarverso la volontà a non essere oppressi, di salvare la popria fondamentale dignità. Per rafforzare queste capacità è importante conoscere i propri modi di esprimersi e di comunicare, esercitandoli per guadagnare controllo attentivo, flessibilità comportamentale e consapevolezza personale. Saper comunicare in maniera simmetrica e complementare, saper evitare una escalation con tecniche di de-escalation, saper respirare e entrare in contatto con la propria adrenalina che monta, saper essere assertivi e proattivi senza opprimere l’altro sono solo alcune abilità di base per la propria sicurezza personale.
La frequenza di un corso di “difesa personale” è quindi un momento di formazione che può innescare reali processi di cambiamento e di crescita personale, di apprendimento trasformativo, attraverso la presa di coscienza della propria fisicità e emotività, della propria natura relazionale e delle risorse da attivare per una vità più sicura e soddisfacente.