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Psicologia e Infanzia: "IL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITA' (ADHD). Un aiuto alla famiglia"
Da Dott.ssa Katjuscia Manganiello - PesaroI bambini che presentano un Disturbo da Deficitdell’Attenzione e Iperattività sono diagnosticati con una frequenza sempremaggiore e pur con le differenze sostanziali di espressione di questo disturbole difficoltà personali e relazionali per i bambini e i loro famigliari, nonmancano. La famiglia, rappresenta l’ambiente educativo e affettivo pereccellenza del bambino ADHD e non si può pensare ad essa come a un nucleo chepresenta sempre problemi psicopatologici e disordini gravi. La realtà nonconferma questo pensiero. La famiglia,quindi, non è colpevole del disturboma insieme allo psicologo può attivare le abilità necessarie a produrre un cambiamentofunzionale che aiuta a raggiungere un maggiore benessere.
In questi casi, unintervento terapeutico di tipo Sistemico-Relazionalepuò rivelarsi molto utile. L’obiettivo di taleorientamento è quello di utilizzare la famiglia (ma anche gli insegnantivolendo) come risorse terapeutiche. Ifamigliari rappresentano le persone che, più di ogni altra, conoscono il bambino, che risentono delle difficoltà dovute alproblema e che sono maggiormente motivatee competenti nell’aiutare un componente della propria famiglia.
L’approccio allaterapia, parte dadue presuppostifondamentali: 1) il bambino non ha colpe per ilproprio comportamento poiché rappresenta l’espressione di un disturbo che hauna causa neurofisiologica di base ma che può essere influenzato da fattori ambientali per l’espressionedei sintomi; 2) di conseguenzaneanche i loro genitori hanno colpe ma possono creare condizioni affettive, emotive ed educative che favoriscanoesperienzedi vita positive e potranno limitare ilpresentarsi di disturbi comportamentali secondari su base psico-emotiva causatida “insuccessi” e frustrazioni nel campo relazionale, sociale e scolastico. Inquesto senso è utile che genitori ed insegnanti si avvalgano di unaconsulenza psicologicasistematica per concordare lestrategie e i metodi educativi da applicare, tenendo comunque presente che, perpoter conseguire risultati concreti, sono indispensabili costanza esistematicità nell’uso di tali procedure.
Con la famiglia, genitori e figli insieme, siprocede costruendone la storia fatta di valori, credenze, miti,narrazioni che creano il contesto in cui le relazioni, funzionali edisfunzionali, si attuano e si sviluppano. La storia diventa dunque ilcontenitore, dove si inseriscono anche i comportamenti problematici del bambinocon disturbo da disattenzione e iperattività. La famiglia espone le situazioniproblematiche e il terapeuta fa emergere nel gruppo quali sono i membricoinvolti nel problema e in che modo ne sono coinvolti prima e dopo la lorocomparsa. L’obiettivo è quello di avere una visione globale diquanto accade in famiglia per cogliere i comportamenti anticipatori, utili aprevedere le situazioni problematiche e di conseguenza anche ad evitarleincoraggiando atteggiamenti alternativi.
L’ottica sistemica non guarda al singoloproblema o sintomo ma allarga la visuale per comprenderne tutti i componenticon il risultato che il bambino ADHD non si sentirà al centro di un’attenzionenegativa, perché legata al suo disagio, ma si accorgerà che ognuno nella suafamiglia presenta difficoltà e soprattutto risorse utili ad affrontaretali difficoltà. Il bambino non è solo e unico nel suo disagio ma è inserito inuna rete di relazioni di sostegno più simili a lui che diverse,generando un senso di appartenenza alla famiglia piuttosto che diesclusione. In questo modo, diventano importanti i comportamenti dei genitoricome modello da riconoscere, fare proprio e seguire creando un contenitorestabile e sicuro dove il bambino può esprimere le emozioni turbolente, ipensieri veloci e i movimenti eccessivi senza perdersi ma ritrovandoall’esterno quei punti di riferimento interiori così labili.
Dott.ssa KatjusciaManganiello – Psicologa Psicoterapeuta Pesaro Urbino MarcheStudio di Psicologia ePsicoterapia – via Guido Postumo, 8 Pesaro Urbino Marche
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