Magazine Psicologia
Alcune volte i numeri possono aiutare a capire fenomeni che magari non si sperimentano in prima persona. Lo scorso giugno l’Istat ha pubblicato il report sulla situazione dei matrimoni, separazioni e divorzi in Italia riferiti al 2012, anno nel quale si contano 485 separazioni e divorzi ogni 1000 matrimoni. La percentuale, sempre in crescita dal 1995, si è quindi stabilizzata. Delle coppie che si sono separate circa il 70 % sono genitori e tra questi il 40% avevano figli minorenni. Per quanto riguarda l’affido ei figli, grazie alla legge 54/2006, il regime principale è quello dell’affido condiviso in cui entrambi i genitori mantengono la podestà genitoriale e concorrono in maniera proporzionale al proprio reddito al mantenimento del figlio, questo dovrebbe tutelare soprattutto il bene dei figli che hanno il diritto di avere comunque due genitori attivi nella loro crescita.Di fatto però come non esiste un solo iter che porta alla rottura di una coppia, così non esiste una reazione univoca dei bambini che attraversano questa esperienza. Come si affronta la separazione dei genitori dipende da molti fattori, soprattutto dal tipo di cambiamenti che inevitabilmente sopravvengono sia a livello sociale, che economico che legale, poi, ovviamente dalla personalità di ciascuno. Solitamente, se la separazione è gestita bene, nell’arco di due anni si trova un soddisfacente equilibrio, anche perché la separazione dovrebbe essere una risoluzione del problema tra i coniugi, non una aggravante. L’ago della bilancia è la conflittualità della coppia: più è elevata, più probabilità ci sono che la separazione non solo in realtà si trascini tra mille battaglie legali, ma che lasci segni profondi nei figli.Ci sono però alcuni passaggi fondamentali da tenere presenti. Inizialmente cioè è bene dare una spiegazione chiara e sincera ai figli tenendo conto della loro età, senza addossare la colpa a uno dei genitori, ma fornendo una visione della realtà che tuteli tutta la famiglia. Solitamente questo passaggio può anche essere vissuto con un certo sollievo, in quanto risulta chiaro che non si assisterà più a liti e discussioni. Se questo passaggio non avviene si rischia di permettere ai bambini di sentirsi responsabili della separazione, il che avviene più spesso di quanto ci si aspetti.In un secondo momento si assiste ad una sorta di rifiuto e negazione dell’accaduto e i figli cercheranno di riavvicinare la coppia e di ricostruire la famiglia. Più la situazione verrà gestita con chiarezza, più velocemente questa fase si supererà e i figli dimostreranno allora tutta la loro rabbia per ciò che è accaduto. Questa reazione è naturale e non andrebbe punita, ma accolta e gestita in modo da approdare all’ultima tappa di questa dolorosa esperienza: l’accettazione di quanto successo e , di conseguenza, la conquista di un nuovo equilibrio. Tutto questo processo ha un costo emotivo abbastanza elevato; la decisione di separarsi quando ci sono figli è ancora più sofferta, perché ci si rende conto di mettere i figli in una situazione difficile, di creare a loro un dolore. Per questo è utile non solo riflettere sull’opportunità di una separazione, ma è anche opportuno, una volta presa la decisione, cercare di porre al centro del processo i minori, che, ancora una volta, non hanno potuto scegliere, ma sono forse quelli più coinvolti.Dott.ssa Milena GiacobbePsicologa dell’età evolutivaViale Dante, 20 NovaraCel. 348.3173462Sullo stesso argomento:Genitori oltre il divorzioProprietà privata
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