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Forse il problema non è nella quantità di regole, ma come queste vengono gestite e proposte dagli adulti ai bambini.Innanzitutto una riflessione sull’utilità delle regole. Fino ai due anni le regole sono un’ostacolo che i bambini trovano davanti alla loro voglia di sperimentare ed esplorare e che gli adulti utilizzano soprattutto per impedire che i piccoli si facciano male, ma non sono né capite né condivise, sono semplicemente “subite” .Dai due anni però c’è un primo cambiamento in quanto inizia a svilupparsi la “moralità della costrizione”: i bambini rispettano le regole perchè questo consente loro di avere l’approvazione dell’adulto. Fino ai sette anni circa il bambino però è egocentrico, nel senso che agisce e interpreta ciò che avviene attorno a lui riferendolo quasi esclusivamente a se stesso e a ciò che prova lui. Non è in grado, insomma, di “mettersi nei panni degli altri”. Per questo non riesce né a interiorizzare né a motivare le regole. Si limita a seguirle attraverso un meccanismo semplice: l’imitazione. Le regole infatti vengono apprese e messe in pratica solo se chi le propone le segue a sua volta, altrimenti sarà solo un assecondarle per evitare spiacevoli conseguenze. Il seguire le regole però ha una valenza importantissima: da ai bambini i confini entro cui muoversi. Il limite permette ai piccoli di sviluppare una adeguata sicurezza e di cominciare a mettere le basi per una personalità serena.Circa a sette anni si compie un importante cambiamento: il bambino è in grado di decentrare il suo punto di vista e di cogliere le sfumature dei comportamenti altrui. Le regole allora diventano lo strumento che permette di vivere meglio nel gruppo dei pari (scuola, sport, gioco …) e l’adulto diventa colui che può aiutare i piccoli a capire la situazione che stanno vivendo, le sue cause e le conseguenze. L’adulto inizia a essere anche una guida valoriale. Questo compito a volte è confuso con il semplice passaggio di una miriade di precetti che non permettono ai bambini di cogliere le regole non scritte che esistono ovunque. Infatti l’adulto che interviene e cambia le regole del gruppo spontaneo, apparentemente aiuta il bambino a perché gli evita una frustrazione, ma in realtà sta lanciando un messaggio contraddittorio. Infatti le regole non si possono cambiare “in corsa” e le regole che valgono per i bambini devono valere anche per gli adulti! Ecco allora perché troppe regole non servono, rischiano di contraddirsi l’una con l’altra! Poche regole generali e chiare invece possono essere seguite in ogni frangente.L’ultima “rivoluzione” avviene verso gli undici anni, quando i bambini iniziano ad essere in grado di usare il pensiero astratto. Le regole divengono astratte, interiorizzate e adattate alle varie situazioni. E soprattutto vengono “messe alla prova”. È questa, in fondo, la ribellione degli adolescenti: capire se le regole che i genitori in primis e tutti gli altri adulti hanno insegnato, valgono. I valori vengono messi in discussione proprio per la costruzione e lo sviluppo dell’io. A poco a poco cioè nascerà un giovane uomo o una giovane donna in grado di auto-regolamentarsi, che ha avuto degli adulti di riferimento che hanno saputo sostenerlo, dargli i giusti limiti e, al momento giusto, discutere con lui delle regole che gli hanno proposto.Insomma, un altro non facile compito dei genitori …Dott.ssa Milena GiacobbePsicologa dell’età evolutivaViale Dante, 20 NovaraCel. 348.3173462
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