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Psicopatologia di una Repubblica

Creato il 20 novembre 2012 da Albertocapece

Psicopatologia di una RepubblicaQualcuno pensa che le recenti dichiarazioni di Monti, l’indispensabile, il quale “non garantisce sul futuro” se non c’è lui, siano da interpretare come primo passo verso una candidatura e rientrino nella categoria delle tattiche politiche, ancorché seguite con goffaggine e malgusto. C’è invece in queste parole una patologica e preoccupante indisponibilità ad ammettere gli errori commessi, a vedersi come infallibili, un germe di autismo passato attraverso il “complesso del nipote” se così vogliamo chiamarlo e rafforzato dalla pratica accademica.  In pochi altri Paesi del mondo sarebbe tollerata e benignamente perdonata l’autoesaltazione di un premier che in un anno ha ottenuto un calo del Pil del 2,4% (ma più probabilmente 3%) un -1,2% della produzione industriale, la caduta dei consumi del 2,10%, dei salari nominali dello 0,10% (ma in termini reali molto di più, ovviamente), un aumento della disoccupazione dell’ 1,50% e contemporaneamente un aumento straordinario del del debito pubblico che ormai batte tutti i record e si attesta sul 126% del Pil.

Questo senza parlare dei pasticci combinati dalla Fornero, dei vaniloqui di Passera, della sostanza di una scandalosa legge cosiddetta anti-corruzione e dall’inesistenza morale e intellettuale degli altri ministri. Senza accennare al prossimo anno in cui matureranno i frutti avvelenati di questo sapiente affossamento del Paese e dei trattati europei trattati senza nemmeno discutere. Le autopromozioni e le autoesaltazioni di fronte a questo quadro hanno un che di oscuro e di infantile, ma possono essere concepite solo nel quadro di una patologia generale della Repubblica e di un disfacimento delle sue classi dirigenti.

Non ci vuole molto a capirlo quando un presidente della Repubblica non fa mancare ogni giorno il suo appello a creare una legge elettorale che sterilizzi la volontà popolare e la renda quanto più inefficace possibile, come se la democrazia gli pesasse e volesse tornare ai bei tempi dell’Ungheria. Né il male oscuro può passare inosservato quando risulta impossibile strappare a qualsiasi forza politica un programma che non sia un coacervo di frasi fatte, quando ci si accorge della volontà a stento trattenuta di uccidere la libera informazione, quando si apprende che l’ex premier, il mai dimenticato Berlusconi, è ricattato dalla peggiore feccia come se fosse il capo di una banda di spacciatori e quando si vede il penoso spettacolo di mezze figure, riciclati, nullità e sindacalisti gialli che scala il Montezemolo per dare un partito a Monti.  Tutte persone senz’arte né parte alla ricerca di un posto al sole dopo essere stati al servizio esplicito o implicito del Cavaliere: se la seconda Repubblica nacque con gli scarti della prima , opportunamente mascherati dalla famosa calza, la terza si avvia a nascere con gli scarti della seconda.

Paradossalmente però proprio questo fa gioco a Monti, non tanto sul piano interno, dove la classe dirigente si rifugia dall’insidia della ragione rifugiandosi dentro i bunker dei media, ma all’estero dove non vedono in questo miserabile insieme, qualcuno che possa sostituire il premier né per fare qualcosa di valido, né, soprattutto per dimostrare maggiore solerzia nell’ubbidire ai diktat della finanza, via Merkel – Bruxelles. Eppure ci sono ancora milioni di persone, che indottrinate ogni giorno da sora nostra morte televisione, non hanno afferrato che il prestigio del professore deriva proprio dalla disponibilità ad affossare il Paese per non dare dispiaceri alle banche e al sistema finanziario. Il giorno che dovesse fare resistenza – cosa che purtroppo non accadrà – diventerebbe immediatamente inaffidabile. Anzi uno con comportamenti patologici. Perché in realtà in questo nido del cuculo i veri pazzi sono i medici.


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